Due vini di Mastroberardino: Neroametà Bianco Campania Igt 2020 e Serra di Molino a Vento Aglianico Paestum Igt 2021
di Enrico Malgi
Mi chiama Massimo Di Renzo, espertissimo e bravissimo enologo della prestigiosa e storica maison irpina Mastroberardino, e mi dice se ho piacere di assaggiare e recensire per il blog di Luciano Pignataro due vini molto particolari, di cui uno inedito. Certamente, gli rispondo io, anzi mi sento molto onorato di essere investito di questo privilegiato incarico.
La prima bottiglia riguarda l’etichetta Neroametà Bianco Campania Igt 2020. Si tratta di un Aglianico in purezza vinificato in bianco, frutto di un antico progetto aziendale risalente addirittura agli anni ’80 del secolo scorso quando Antonio Mastroberardino, il papà dell’attuale titolare Piero, avvia la sperimentazione di un nuovo percorso producendo un vino denominato “Plinius” vinificato appunto in bianco da uve Aglianico, una sorta di blanc de noirs tanto cara ai viticoltori francesi. Arriviamo così al 2013 con l’elaborazione finalmente del Neroametà, che poi negli anni ha continuato a ben figurare.
Soltanto Aglianico allevato a Mirabella Eclano a 400 metri di altezza. Raccolta delle uve a metà ottobre. Il processo di vinificazione in bianco prevede l’uso di uve intere senza contatto con le bucce, con maturazione in serbatoi di acciaio a temperatura controllata dove rimane a riposare per almeno dieci mesi sui lieviti, seguiti da sei mesi di sosta in bottiglia. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale di 17,50 euro. Bottiglie prodotte circa 10.000.
Nel calice traspare un lucente colore giallo paglierino molto attraente. Un naso particolarmente curioso ed indagatore si tuffa nel calice per aspirare una messe di ottimi, pervicaci e molteplici profumi. L’incipit è marcato da un caratteristico corollario di un’eccellente scorta fruttata di clementina, pera spadona, pesca gialla, albicocca, mela golden, melone bianco, mandorla e banana. Subito dopo emergono aromi floreali di mughetto, gelsomino e biancospino e costumanze vegetali di tiglio, timo, salvia e menta. Gradevoli poi gli afflati speziati di zenzero e di chiodi di garofano.
L’impatto del sorso sulla lingua è decisamente fresco e morbido, succoso e voluttuoso, sapido e corroborante, elegante e fascinoso, tenero e suadente, goliardico e sfaccettato, soave ed intrigante, affabulatore ed impertinente, agrumato e sfizioso.
Insomma questo Neroametà è un ottimo vino davvero che si lascia preferire perché è accattivante, giocoso, garbato, vezzoso, balsamico ed ottimamente modulato. Una vera sorpresa, il che dimostra l’alta potenzialità e capacità dell’Aglianico a vestire i panni da camaleonte nel diversificare le proprie attitudini tipologiche. Buona la serbevolezza. Scatto finale appagante e persistente. L’abbinamento è molteplice: risotti, pasta, formaggi a pasta filata e tagliere di salumi.
L’altra etichetta riguarda l’inedito vino rosso Serra di Molino a Vento Aglianico Paestum Igt 2021, presentato per la prima volta al Vinitaly 2024 ed appena messo in commercio quindi.
Aglianico in purezza coltivato nel comune di Pollica proprio in località Serra di Molino a Vento alle pendici del Monte Stella a circa 550 metri di altezza. L’impianto è stato avviato nel 2018.
Vendemmia effettuata a settembre 2021. La vinificazione si è sviluppata attraverso una macerazione delle bucce a temperatura controllata di circa 20-22° per 12 giorni. Dopo la svinatura si procede alla fermentazione malolattica e a seguire inizia l’affinamento in barriques di rovere per almeno 24 mesi. Segue un periodo di affinamento in bottiglia per ulteriori sei mesi. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 21,90 euro. Da sottolineare la speciale e stilizzata etichetta, che sembrarichiamare le bottiglie dei famosi crus borgognoni. Bottiglie prodotte circa 1.000.
Il professore Piero Mastrobernardino al riguardo ci tiene a sottolineare che “Abbiamo inteso sperimentare anche nel Cilento una viticoltura in altura, andando a ricercare le condizioni pedoclimatiche idonee a consentire all’Aglianico di mantenere tutta la freschezza, l’eleganza e i toni caratterizzanti la viticoltura di alta collina».
Nell’occasione si tratta di un ambizioso progetto avviato nel 2016 tra il comune di Pollica del sindaco
Stefano Pisani e la famosa azienda Mastroberardino del professore Piero, una sorta di joint venture che da subito ha dato i suoi buoni frutti.
Proprio in quell’estate del 2016 avvenne il fortunato incontro tra Piero Mastroberardino e Stefano Parisi presso il Palazzo Vinciprova a Pollica, i quali alla presenza di Luciano Pignataro siglarono questo importante accordo, che prevedeva l’acquisizione di 21 ettari comunali, di cui 10 vitati da destinare allaviticoltura locale curata direttamente da Mastroberardino. In quel frangente poi il pàtron di Mastroberardino volle ribadire il suo attaccamento ed innamoramento verso tutto il Cilento ed in modo particolare verso Pollica, Acciaroli e Pioppi, dove da ragazzo veniva a trascorrere le vacanze estive.
Vediamo allora come si presenta questo vino.
Alla vista presenta un colore rosso rubino vivo, con apprezzabile trasparenza e riflessi brillantemente purpurei. Bouquet depositario di un caleidoscopio di ampi ed eterei profumi, che vanno all’assalto delle narici per essere scansionati
muniti come sono di un ricco arsenale olfattivodi traboccante personalità, che spazia da un puro distillato di frutta fresca come la ciliegia, la susina nera, la carruba, il ribes rosso, il mirtillo e la mora selvatica, alle preziose credenziali floreali tipicamente varietali di violetta e di petali di rosa damascena. Di seguito affiorano poi costumanzevegetali di erbe officinali e pulsazioni speziate di pepe nero, chiodi di garofano, noce moscata e zenzero. Il voluttuoso complesso terziario viene espresso attraverso gradevoli sentori di incenso, tabacco essiccato, cuoio, liquirizia, resina, caffè torrefatto e goudron. In bocca penetra un sorso che di primo acchito risulta avvolgente, strutturato, maestoso, austero, corposo, scalpitante. imponente, esuberante, poderoso, temperamentale, materico, terroso ed infiltrante, ma che poi in seconda battuta riesce a comunicare al palato sensazioni di eleganza, finezza, rotondità, reattività, balsamicità, raffinatezza, armonia, equilibrio, morbidezza, sapidità, dinamicità ed un cotèprettamente artigianale.
Acidità ben bilanciata, che si traduce in un venticello di freschezza che alita per tutto il cavo orale. Tannini gentili e corredati di rara grazia, che intelaiano così un’ottima e sontuosa trama.
Potenzialità di serbevolezza a lunga scadenza. Fraseggio finale persistente ed edonistico.
Da provare su un piatto di pasta al ragù e caprino laticauda, ma personalmente ho osatoaccompagnare il vino insieme con un piatto di baccalà in umido con patate ed è stato un connubio perfetto.
In definitiva ho assaggiato davvero due eccellenti vini. L’Aglianico poi mi ha particolarmente stupito per la sua spiccata bevibilità ed eleganza, con questi tannini dolci ed affusolati. Si tratta comunque di un Aglianico di altura più vicino al territorio irpino, con la variante però che la coltivazione avviene in un contesto territoriale prospicente il mare e quindi il vino risente molto di questo influsso marino, soprattutto nello sfoggiare una catena di molteplici ed ottimi profumi.
Mastroberardino Società Agricola Srl.
Via Manfredi, 75/81 – Atripalda (Av)
Tel. 0825 614111 –
[email protected] – www.mastroberardino.com
Enologo: Massimo Di Renzo
Ettari vitati: 260 – Bottiglie prodotte: 1.700.000
Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso, Fiano, Greco, Falanghina, Coda di Volpe e Caprettone.