Don Pasta, Il pranzo della Domenica. Il Saggiatore
di Alfonso Sarno
Annunziata, Filomena, Ornella, Marinetta, Beatrice, Luciana, Mirella, Sara, Giuliana, Nazzarena, Luigina, Bruna, Enrica, Rosina, Rachele, Carmen, Vanda, Graziella, Laura, Ortensia: ecco alcune delle protagoniste de “Il pranzo della domenica. Viaggio sentimentale nella cucina delle nonne“, il nuovo libro – edito da Il Saggiatore – di DonPasta alias Daniele De Michele, eclettico personaggio che unisce l’amore per lo spettacolo a quello della cucina o meglio al buon cibo di una volta: semplice, preparato con i prodotti di stagione e, come scrive nell’introduzione che ha a che fare «con il corpo, l’anima, con qualcosa di non detto». Ricette che raccontano vite difficili, scandite da dolori e sacrifici, testimonianza della capacità delle donne da lui incontrate, di mettere il piatto in tavola usando al meglio, sublimandoli, ingredienti regalati dalla natura o considerati di scarto e che conservano il sapore di una memoria atavica. Una fascinosa avventura, la sua, che ricorda quella di Mario Soldati narratore di storie e cibi dimenticati e fatti conoscere al pubblico della quasi neonata televisione con “Alla ricerca dei cibi genuini – Viaggio nella Valle del Po”, fortunatissima trasmissione, oggi considerata importante testimonianza di antropologia culturale.
E così nelle pagine del libro che non è il tradizionale ricettario ed è arricchito dalle fotografie a colori delle nonne cuoche il lettore può scoprire il meglio della cucina italiana di tradizione popolare come, in Sardegna, una sorta di lasagna fatta con il pane carasau alternato a strati di sugo di pomodoro e carne di pecora, ammorbidito dal brodo sempre di pecora e profumato dal formaggio; in Molise il ragù di abbuoto, un involtino gigante di vitello ripieno di sale, pepe e lardo speziato da abbinare con i “perciati”, un formato di pasta simile ai bucatini e, per quanto riguarda la Campania, il maestoso babà, «tante montagnette – annota lo scrittore – di pasta lievitata, imbevute in una bagna di rum e riempite di crema pasticciera. Sembra un monumento tribale, un oggetto misterioso che viene da tempi lontani». Un dolce Iconico che, come tutti gli altri cibi scoperti da Dopasta in questo suo pellegrinaggio al ricerca della cucina verace, è espressione di una filosofia del gusto fieramente lontana da contaminazioni e decisa a non omologarsi.