Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 Paternoster


Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 Paternoster

Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 Paternoster

di Enrico Malgi

Prosegue senza tregua la mia personale selezione dei vini assaggiati durante lo “svuotacantina” a Vallo della Lucania a casa di Luciano Pignataro e famiglia.

In questo frangente il focus si accende su un emblematico e storico vino rosso che ha segnato una svolta importante nell’ambito della vitienologia lucana fin dal 1985: Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 di Paternoster.  L’azienda di Barile è stata fondata nel lontano 1920 e nel 2016 è stata acquisita da quella veneta di Tommasi.

Controetichetta Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 Paternoster

Controetichetta Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc 2005 Paternoster

Maturazione ed affinamento in acciaio, legno grande e piccolo e vetro per due anni e mezzo. Tasso alcolico di quattordici gradi.

Sintomatico e caratteristico lo sfavillante ed ancora vivace colore rosso granato che si manifesta nel calice. Il bouquet si apre pudicamente al naso come una rosa appena sbocciata, per trasmettere i suoi esemplari e poliedrici elementi fragranti a tutto tondo. In primis risaltano invasivi profumi fruttati, che ricordano la ciliegia, la prugna, la mandorla, il gheriglio di noce e le piccole drupe del sottobosco come il ribes, il mirtillo e la mora. Gratificanti poi gli echi floreali vestiti di rosso e le indiscrete postille vegetali di macchia mediterranea. Gentilizie di pepe nero, chiodi da garofano, tostatura, funghi, liquirizia, tabacco e specifiche percezioni sulfuree vanno poi a completare tutto l’ottimo registro olfattivo. L’impatto del sorso in bocca comunica tout court piena avvolgenza, voluminosità, potenza, opulenza, ottima struttura, complessità gustativa, carnosità, imponenza, rotondità, balsamicità, mineralità, morbidezza, armonia ed equilibrio. Trama tannica decisamente affusolata, frutto del legno ben dosato, del lungo tempo trascorso e, cosa da non trascurare, del particolare clone dell’Aglianico vulturino più malleabile di quello irpino. Sviluppo palatale accattivante, materico, reattivo, infiltrante, solido e dinamico, di un vino che sa ancora emozionare attraverso un vortice di luce e di contrasti. Non ha ancora raggiunto lo zenit. Affondo finale persistente ed edonistico.

 

Sede a Barile (Pz) – Contrada Valle del Titolo
Tel. 0972 770224 – Fax 0972 770658
[email protected] – www.paternoster.it
Enologo: Fabio Mecca
Ettari vitati di proprietà: 10, più 10 in affitto
Bottiglie prodotte: 150.000
Vitigni: Aglianico, Falanghina, Fiano e Moscato.

2 Commenti

  1. Di questa annata commemorativa nel 2009 ne acquistai direttamente in cantina su consiglio di Vito Paternoster, una scatola (6 bottiglie) per farle invecchiare…Beh che dire nel 2020 nel coprifuoco totale le bevvi tutte…..mai acquisto fu più azzeccato!!!
    Carpe Diem

  2. Ha fatto benissimo sig. Denny a seguire il consiglio di Vito e non perché allora era parte interessata, ma soprattutto per l’innegabile eccellenza che accompagna sempre questa bottiglia.

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