Don Anselmo 1997 Aglianico del Vulture doc


Don Anselmo 1997

Don Anselmo 1997

L’Aglianico non tradisce mai chi ha la pazienza di aspettarlo. Non è un rosso esuberante, non ti cerca, si fa inseguire perché riflette il carattere sobrio di chi da sempre lo coltiva sulle colline silenti dell’Appennino meridionale.
Se cerco un momento di intimità, l’Aglianico invecchiato è in grado di farmi stare bene con me stesso senza bisogno di nessuno. Ma è anche bello condividere con amici che abbiano la tua visione della vita questi momenti.
Sono 90 anni che Paternoster fa vini e l’azienda è sempre qui. Con il tempo, anche in questo caso parametro indispensabile per orientarsi, ho imparato che dare spazio alle nuove cantine non è meno importante di seguire i marchi e i nomi consolidati, quelli che hanno dato una impronta al territorio e che ancora oggi sono identitari anche per i non bevitori.
Con Vito Paternoster ci si trova a parlare all’agriturismo La Villa a Melfi, un luogo gestito da una famiglia solida e compatta che propone una cucina semplice e allegra, il cibo che trasmette gioia come solo nei paesi latini è possibile. Qui spunta il 1997, annata fantastica per l’Aglianico, che si presenta al solito modo: il naso deve esplorare il bicchiere e sentire i camini d’autunno, le nebbie del Vulture, i funghi e la frutta delle conserve, i rami secchi bruciati, le sigarette senza filtro dei nonni. Vivere quei momenti in cui la vita è così intensa nello spirito da avvicinarsi al mistero del nulla.
Del resto quando si può dire che un vino emoziona? Quando le sensazioni fisiche trascendono nella memoria del vissuto di chi beve, quello spazio impreciso in cui non sei sobrio ma neanche perso e l’animo si allieta da questa sospensione corporea. E’ in questo momento indefinibile che si racchiude la magia del vino, quella che ispira poeti, scrittori, artisti. Un momento che è sempre facile raggiungere quando hai un bicchiere di Aglianico davanti a te e decidi che l’unico modo per andare avanti è non rincorrere gli altri, ma fermarti.

Sede: Contrada Valle del Titolo a Barile. Tel. 0972.770224, fax 0972.770658. Sito: www.paternostervini.com. E mail: [email protected] Enologo: Fabio Mecca. Ettari: 10 di proprietà e 10 in affitto. Bottiglie prodotte: 150.000. .Vitigni: aglianico, fiano

2 Commenti

  1. Grandi sensazioni da questa annata da bottiglie di Aglianico conservate per i diciotto anni di mio figlio.Una in particolare mi ha letteralmente emozionato ed entusiasmato tanto da farmi esclamare:bisogna riconsiderare tutto,ma sopratutto ripartire da ZERO.PS.Con studio e coraggio di sperimentare il nostro amato vino fra qualche anno potrà giocarsela alla pari con gli altri due solisti per ora argento ed oro perché ,sia chiaro ,il bronzo comincia a starci un po stretto.FM.

  2. Che vino, che cantina, che luoghi….l’Aglianico e’ come i Lucani….all’inizio sembra chiuso, quasi impenetrabile ma poi pian piano si apre e si concede generoso senza paura a chi lo sa e lo vuole capire…un vino per tutti ma non da tutti, bisogna affidarsi a lui con fiducia.
    E pensare che anche nel Vulture vogliono trivellare per cercare il petrolio!!! che ERESIA!!!!!
    Don Anselmo: il mio vino dell’emozione e della memoria, mai ruffiano, ma sincero e generoso per chi lo sa aspettare ma anche per chi non resiste a stappare una pregiata bottiglia.
    Carpe Diem

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