Dodici piccoli grandi Champagne presentati da Armando Castagno per Ais Penisola Sorrentina
di Mimmo Gagliardi
Un bel sabato di Champagne in riva al mare. Alzi la mano chi di voi ha pensato “ora questo ci racconterà l’ennesima gaia giornata di sbevazzamenti in svago e frivolezza”. Sbagliato
I fortunati che sono riusciti a trovare un posto nell’evento “Primavera in Champagne” organizzato dalla Delegazione A.I.S. della Penisola Sorrentina si sono sicuramente divertiti, ma in modo maturo, interiore non fine a se stesso. Il viaggio in cui ci ha guidato il competente Armando Castagno è stato lungo, difficile, irto e pieno di insidie.
Il bel racconto di Armando ci ha portato a calpestare le sue stesse impronte, risalendo la Champagne dal dipartimento dell’Aube ed attraversando tutta la Marne con delle escursioni nell’Aisne. Nel suo racconto, nelle sue foto, nelle sue impressioni, ci ha trasmesso la percezione di un territorio bellissimo ma che nel corso degli anni ha subito lo sfruttamento intenso e ignobile di chi dello Champagne non ha abbracciato il sogno passionario ma solo inseguito l’eccezionale business.
La Champagne è un territorio che nasconde molti segreti. In questo lembo di terra che occupa poco più del 2% del totale di territorio francese, viene utilizzato ogni anno circa il 22% del totale delle 8000 tonnellate di pesticidi impiegati nell’agricoltura di tutta la Francia. Un dato “maledetto”, poiché il massiccio e continuativo uso di composti chimici ha azzerato tutta la capacità produttiva dello strato superiore dell’humus delle vigne del territorio.
Di conseguenza, nel tentativo di apportare nutrimento alle piante impedendone la morte, dal 1973 al 1999, il governo francese ha autorizzato la concimazione dei suoli della Champagne con un composto ricavato dai rifiuti solidi urbani indifferenziati della città di Parigi. Le conseguenze di tale insensato gesto sono immortalate in numerosi scatti, alcuni dei quali anche facilmente reperibili sul web, a testimonianza del sacrificio del terroir della Champagne sull’altare del consumismo.
Anche i notevoli interventi di “scasso”, gran parte dei quali eseguiti in epoca ancestrale e a mani nude, per strappare terreni vitati agli immensi banchi di roccia, gesso e calcare del sottosuolo della Champagne, sono ancora oggi evidenti ed hanno modificato profondamente la morfologia e l’orografia dei suoli, con le conseguenze immaginabili per il corretto drenaggio delle acque.
Ultimo dato rilevante emerso dal racconto di Castagno, è quello del censimento delle varietà di uva autoctona della Champagne che è passato dai 78 ecotipi censiti in epoca pre-fillossera alle attuali tre tipologie, che sono il Fromenteau (che è il Pinot Grigio), il Petit Meslier e l’Arbanne. Quest’ultima, oggi, è quella più reimpiantata dai viticoltori grazie alla sua spiccata vena acida a fronte di una rapida maturazione, caratteristiche indispensabili per ottenere un buon Champagne.
La ricerca condotta da Armando sul territorio ha permesso di individuare piccole realtà contadine che vengono definite “rècoltant-manipulant”: agricoltori votati al lavoro in vigna, antidivi per natura, alcuni inaccostabili e poco inclini al contatto col pubblico, che lasciano alle mogli il lavoro di vendita in cantina dedicandosi personalmente alla cura delle piante. Gente con i calli alle mani. Il loro lavoro è dedicato l’evento cui ho partecipato, ed il piccolo miracolo enologico che loro rappresentano è la nozione che il bravo Castagno ha inteso trasmettere ai presenti. Il tentativo di conservare una identità territoriale e di vinificazione, porta i loro Champagne ad essere la rappresentazione dell’annata e dell’uva prodotta in quel luogo e che non si è piegata alle logiche del mercato. Le piccole cantine che non si sono fatte fagocitare dalle grandi Maison sono divenuti i paladini del territorio, veri alfieri della resistenza contadina.
La selezione dei vini che abbiamo degustato è stata fatta sul posto da Armando Castagno e fornita da buongiornovino.com. L’impeccabile servizio è stato garantito dai sommeliers dell’AIS Penisola Sorrentina, guidati da Emanuele Izzo, giovane, competente e brillante Delegato. Ottima anche l’ospitalità dell’Hotel Miramare di Castellammare di Stabia (NA), dove il panorama ha fornito quell’elemento di gradevolezza all’evento che lo ha reso ancora più bello.
Le note classiche di degustazione ben poco possono supportare la descrizione dei vini saggiati, che della particolarità e della imprevedibilità del sorso fanno la loro peculiarità. Infatti i vari assaggi dei campioni hanno dato sensazioni molto diverse tra loro nei diversi momenti in cui li si è degustati. In tutto abbiamo provato 12 campioni, suddivisi in due batterie da sei vini ciascuna. I primi sei vini hanno accompagnato la descrizione dell’ideale viaggio che Armando ci ha fatto compiere dal sud del territorio della Champagne, rappresentato dall’Aube fino al centro della Marne, situato più a nord.
1 – Emprinte de Terroir Extra Brut Renè Collet – 100% Chardonnay Blanc de Blancs, Millesime 2011 (anche se non dichiarato in etichetta), dégorgement 2014, dosaggio dichiarato entro i 5 g/l.
Champagne AOC dalla Côte de Sézanne (dèpartement de la Marne), prodotto da vigneti ubicati nel comune di Fontaine Denis. In cantina i tre figli di Collet, attraverso una lavorazione manuale delle vigne cerca di tirare fuori dallo Chardonnay il meglio della sua anima minerale, gessosa e argillosa. Il risultato è uno champagne dagli aromi fini ed eleganti, con un perlage altrettanto fine e un retronasale mandorlato e salmastro, che non stufa e la bottiglia finisce in fretta.
2 – Esprit Nature Extra Brut Marlène Delong – 100% Pinot Noir Blanc de Noir, Pas Dosè Nature, Millesime 2009, dégorgement 2014.
Champagne AOC dalla Côte de Sézanne (dèpartement de la Marne), prodotto da vigneti ubicati nel comune di Allemant. Il Pinot Noir di questa zona ha splendide note fruttate di ciliegia e piccole bacche rosse di bosco, note agrumate e verdi di salvia. La bella nota minerale, donata alle uve dai vasti banchi calcarei e di gesso della zona, conferisce vigore e freschezza al sorso che si rivela complesso e ricco di note di agrume. Prodotto interessante da una giovane enologa e produttrice che ha rivoltato l’azienda paterna come un calzino convertendola all’agricoltura sostenibile.
3 – Brut Millesime’ 2005 Didier Douè – – 100% Chardonnay Blanc de Blancs, Millesime 2005, dégorgement 2013, dosaggio entro i 10 g/l.
Champagne AOC dalle Ardenne (dèpartement de la Aube), prodotto da vigneti ubicati nel comune di Montgueux a pochi chilometri da Troyes, terra di Blanc de Blancs. Nei terreni aziendali un’equa ripartizione di argilla e calcare, unita a un clima tra i più freddi riscontrabili nella Champagne, conferiscono al vino una grande finezza e una gran nota salmastra e minerale, al naso come al sorso. L’acidità è vigorosa ed è la vera spina dorsale di questo Champagne che invocava a gran voce un abbinamento al sashimi.
4 – Cuvèe Louis-Aristide Brut Solera Remy Massin – 100% Pinot Noir Blanc de Noir, cuvèe ottenuta da 12 millesimi diversi metodo solera dal 1995 al 2007 – dégorgement 2014, dosaggio entro i 7 g/l.
Champagne AOC della Côte des Bar (dèpartement de la Aube), da vigneti ubicati nel comune di Ville sur Arce, altro territorio dal clima freddo. La base del vino degustato è una cuvèe di 12 millesimi lavorati con metodo Solera, che ha conferito allo Champagne di questa particolare zona dell’Aube una grande complessità nel corredo aromatico che, però, resta fine ed elegante. La presenza di rocce calcaree e sabbie argillose infonde al vino una freschezza del sorso in cui note minerali, iodate, agrumate ed a tratti metalliche, si fondono col fine perlage. Prodotto dal rapporto qualità prezzo veramente notevole.
5 – Prestige Brut 1988 Michel Furdyna – uvaggio Pinot Noir Blanc de Noir (70%) e Chardonnay Blanc de Blancs (30%), Millesime 1988, dégorgement 1992.
Champagne AOC della Côte des Bar (dèpartement de la Aube), da vigneti ubicati nel comune di Celles-sur-Ource. Questo vino ha riposato ben 14 anni nella cantina aziendale prima di essere versato oggi nei nostri calici. Il colore, molto indicativo, è di un giallo dorato particolarmente carico e cangiante di oro appena lucidato. La complessità olfattiva ha subito notevoli mutazioni nel tempo dedicatogli in degustazione. Note di pesca matura, poi candita, si alternavano a note funginee, propoli, scorza di arancia, ruggine, miele caldo, fiori secchi e ancora spezie dolci e caffè. Un caleidoscopio didattico di aromi per enoici segugi. Il sorso è di una potenza notevole. L’acidità è un tronco robusto di quercia da cui si dipanano i rami che conducono a sapori e sensazioni diverse: tornano le spezie, gli agrumi, la metallica mineralità. Grande bicchiere ad un prezzo ridicolo rispetto al viaggio Tolkeniano che vai a fare.
6 – Idylle Celeste Rosè Grand Cru Philippe Glavier – uvaggio Chardonnay 90% Pinot Noir 10%, Millesime 2012, dégorgement 2014, dosaggio entro i 5 g/l.
Champagne Grand Cru della Cote des blancs (dèpartement de la Marne), da vigneti situati nel comune di Cramant. L’ultimo vino della prima batteria è un rosè proveniente dal cuore della Marne, dalla Cote des blancs. Difficile succedere in batteria al vino precedente, ma dopo un po’ di attesa riesce a trovare il suo spazio. Il 10% della massa proviene da uve Pinot Noir da salasso. Appena versato è un tripudio di fragoline di bosco, mirtilli e crema pasticcera, poi vira su note di fiori rossi con chiari acuti agrumati. Il sottofondo minerale al naso è una costante anche al sorso, dove la freschezza si abbraccia con la morbidezza alcolica sciogliendosi in note di burro, mandorla e ciliegia con chiusura salmastra. Vino molto particolare e, nella categoria, degno di essere annoverato tra i migliori.
Durante la sosta per la pausa pranzo ho modo di approfondire la conoscenza di Sparkle, il nuovo calice da degustazione che abbiamo usato. Il gambo è più lungo dei calici classici, per assicurare una maggiore distanza tra il calore delle dita e la coppa. Il fondo del bicchiere è dotato di sei incisioni di forma circolare. Appena il vino si stabilizza nel calice dopo versato le catene di bollicine si concentrano in corrispondenza delle incisioni e del centro della coppa, donando un bell’effetto visivo. Questa particolarità, oltre che a valorizzare visivamente il vino, limita il naturale deflusso delle bollicine rallentando la fine dell’effervescenza. Questo sistema valorizza anche gli aromi evidenziando maggiormente i pregi, al pari dei difetti, del vino. Il costo non esagerato rispetto ad articoli più blasonati potrebbe essere di traino per questo nuovo prodotto della Italesse. Da riprovare.
Gli altri sei vini degustati rappresentano il percorso nel nord della Marne e sul Massif de Saint Thierry.
7 – L’Epanouie Brut J.M. Goulard – uvaggio Chardonnay 40% Pinot Noir 30% Pinot Meunier 30%, Millesime 2008, dégorgement 2014, dosaggio entro i 7 g/l.
Champagne AOC della Vallèe de la Vesle (dèpartement de la Marne), da vigneti ubicati nella zona più settentrionale della Champagne, situata tra due fiumi, Velse e Loira. Infatti qui sono i depositi alluvionali superficiali ad avere un ruolo di predominanza rispetto ai più profondi banchi rocciosi e calcarei. Il naso è profumato di fiori gialli e bianchi, buccia di mela, nocciola, cereali, burro. L’acidità è presente ma non possente ma il vino è fine, equilibrato, gradevole e conserva la nota minerale e agrumata per il lungo finale.
8 – Brut Premier Cru Blanc de Blancs Bergeronneau Marion – Chardonnay 100% assemblaggio al 75% del millesimo 2011 e del 25% del millesimo 2010, dégorgement 2014, dosaggio entro i 7 g/l.
Champagne Premier Cru proveniente dal cuore della Montagne de Reims (dèpartement de la Marne), da vigneti ubicati nel comune di Ville-Dommange, nei pressi di Reims. L’elezione di questa parte di territorio emerge chiaramente dal primo approccio al bicchiere. Il vino pare essere la carta di identità del terroir da cui proviene. Strato superficiale di rocce sciolte e argilla, sottofondo roccioso, così come il naso di questo vino, i cui aromi agrumati, salmastri, di fiori bianchi, zenzero, sono affilati e decisi, poco inclini al dialogo. In bocca la cremosa effervescenza si apre a sapori fruttati e agrumati, con un leggero effetto piccante, per salutarti con un lungo addio che sa di gocce di acqua marina. Senza dubbio uno dei più belli della giornata.
9 – Tradition Brut Grand Cru Delavenne Père Et Fils – Pinot Nero 60%, Chardonnay 40%, Millesime 2008, dégorgement 2014, dosaggio entro i 9 g/l.
Champagne Grand Cru proveniente dalla parte meridionale della Montagne de Reims (dèpartement de la Marne), da vigneti ubicati nei comuni di Bouzy e Ambonnay. La finezza e delicatezza sono i principali tratti distintivi di questo vino. Al naso delicate note saline, fiori bianchi, mandorle fresche, polpa di mela, in bocca sensazioni agrumate e minerali accompagnate da un soffice perlage in un equilibrio perfetto.
10 – Rèserve L’Atavique Brut Grand Cru Mouzon-Leroux – Pinot Nero 60%, Chardonnay 40%, Millesime 2008, dégorgement 2014, dosaggio entro i 7 g/l.
Champagne Grand Cru Rèserve proveniente dalla Montagne de Reims (dèpartement de la Marne), da vigneti ubicati nel comune di Verzy. La parte alta della curva della Montagne de Reims produce vini complessi e rotondi in cui è chiara l’influenza dei banchi rocciosi. Aromi salini e di agrumi lasciano il posto a fiori rosa e talco, in fondo frutta rossa, zenzero e mandorla. La freschezza del sorso ed il fragore delle bollicine infondono appagamento al palato che chiude nettamente salino con richiami minerali.
11 – Special Club Brut Premier Cru Marc Hèbrart – Pinot Noir 60% Chardonnay 40%, Millesime 2010, dégorgement 2014.
Champagne Premier Cru proveniente da un territorio tra la Valle de la Marne e la Cote de Blancs, da vigneti ubicati nei comuni di Mareuil sur Ay, e Chouilly, lungo il corso della Marne. Vino speciale perché realizzato solo in annate particolarmente buone. Naso molto complesso con richiami a fiori gialli, pesca, crema pasticcera, vaniglia, arancia, mandarino, spezie dolci. Al sorso le bollicine accompagnano nuovi sentori di pesca, mentre l’acidità clamorosa, sospesa tra l’agrumato e il minerale, porta ad una lunga salivazione sul finale.
12 – Vinotèque Brut Cuvèe Solera Yann Alexandre – Chardonnay 60%, Pinot Meunier 30%, Pinot Nero 10%, assemblaggio di 32 millesimi tra il 1966 e il 2009, dégorgement 2013, dosaggio entro i 5 g/l.
Champagne AOC proveniente dalla Montagne de Reims (dèpartement de la Marne), da vigneti ubicati nel comune di Courmas. Come suggerisce il nome, questo vino è una vera e propria biblioteca dei vini aziendali prodotti in un trentennio di attività. L’assemblaggio di 32 millesimi presuppone una complessità già prima di aprire la bottiglia, ma non è comparabile a ciò che si riscontra in pratica, poiché il risultato supera di gran lunga le promesse della vigilia dello stappo. Naso fresco, fragoroso con aromi terrosi e di sottobosco, conferito dalle vecchie annate, frutta secca, confettura di albicocca, note di pane, crosta di formaggio, provenienti da annate medie. L’apporto delle annate recenti è evidente nelle note agrumate e floreali. La fresca mineralità di sottofondo al naso è la trave portante del sorso, che dopo le cremose bollicine riscontra uno splendido equilibrio e un andirivieni di sapori che richiamano le sensazioni percepite all’olfatto. Veramente bello.
Dodici vini molto diversi tra loro, dodici idee di Champagne per raccontare la Champagne. La bellezza e la fluidità del racconto di Armando ci ha consentito di acquisire una chiave di lettura diversa di entrambi arricchendoci e con soddisfazione. Arrivederci al prossimo anno per un nuovo appuntamento con i vini francesi in riva al mare.
Un commento
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Il mio ringraziamento va ad Emanuele Izzo (bravo) e Luciano Pignataro per lo spazio concessomi ed Armando Castagno che mi stupisce sempre per la facilità con la quale trasmette le sue conoscenze, senza lesinare sui dettagli, senza “gelosia” (i napoletani leggano “cazzimma”)