Divinare, bottiglie cilentane in anteprima


9 marzo 2002

Non ci sono finanziamenti pubblici a pioggia, né patti territoriali presieduti da politici stanchi, neanche progetti al vaglio di Provincia, Regione e Ministero. Ma in questo mondo di ladri c’è un gruppo di amici al winebar che tira dritto investendo del proprio: quattro o cinque aziende a passo di carica sulle guide, alcuni ristoratori che quando hanno il locale pieno consigliano quello del vicino, artigiani del gusto come l’Antica Forneria e Michele Amato. E poi il ciclone Raffaele Chiumiento del ristorante Nonna Sceppa (ah, quei totanetti vivi farciti con zucchine alla scapece!!!) che ha messo insieme questi elementi lanciando per il secondo anno Divinare ad un tiro di schioppo dai templi di Paestum. E così, caso unico in Campania, c’è un territorio, il Cilento, che fa lobby e marcia unito avido di successo. Ospiti accolti tra montagnelle di caprini del Cervati, fichi di Rutino, fiumi d’olio extravergine dop: gli umbri di Caprai, i sardi di Dettori, i picentini di Montepugliano, gli irpini di Petilia e Pietracupa con i loro straordinari Greco di Tufo di cui avremo modo di parlare. Ma cosa è Divinare? Una gustosa passerella sulla quale i produttori cilentani presentano in anteprima le ultime uscite che di qui a un mese andranno al Vinitaly. Manifestazioni scontate in Piemonte, in Veneto e in Toscana, ma assolutamente pionieristiche all’ombra del Vesuvio. Ma ora basta con le fiabe, ché voi volete sapere dei vini ed è impossibile parlare di tutti senza liquidarli in poche battute. Ve ne segnaliamo allora due per il momento. Il primo non è in commercio, si tratta del piedirosso dell’Agricola San Giovanni: grande rosso di 14,5 gradi pensato su una collina in riva al mare, vivo ed esuberante come un australiano. Il secondo è il Kratos 2001 di Luigi Maffini, un fiano elegante, di corpo, anche se ovviamente ha ancora bisogno di essere elevato in bottiglia. Lo avevamo scritto due anni fa e lo confermiamo: per gli amici irpini ci sarà filo da torcere.