Dieci Taurasi da non perdere: il triplete di Piero Mastroberardino
1-Stilema 2016 Taurasi Riserva docg
Mastroberardino
Primo Taurasi del progetto stilema è del 2015. Ritorno al passato con tecniche del futuro, il rosso non impenetrabile, lascia intravedere il fondo del bicchiere, molto piacevole, assolutamente bevibile. Lungo, ciliegia, chiusura precisa, fresca, che invoglia a ripetere. Il mondo nuovo del Taurasi che vuole essere più competitivo e leggibile. Straordinario anche grazie alla buona annata. Facile prevedere vita eterna
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2-Radici 2016 Taurasi Riserva docg
Mastroberardino
Nasce dalle vigne di Montemarano in una annata compiuta e fortunata. Un Taurasi ricco di frutta, fresco, dai tannini ficcanti, lungo e piacevole. Legno grande e legno piccolo ben alternati, il classico benchmark Mastroberardino che inizia il suo cammino senza fine e che segna i tratti caratteristici del Taurasi: dal naso al palato. Uno di quei vini che dureranno per sempre e che contribuiranno ad arricchire le verticali del futuro.
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3- Naturalis Historia 2016 Taurasi riserva
Un grande classico della Mastroberardino in linea con le annate recenti. Da vigna vecchia a Mirabella. Vinificazione affinamento in legno piccolo. 30 mesi, piacevole, naso di spezie e frutta molto ben indicato. 1997 nasce come blend con Piedirosso per essere venduto con il sistema dei future. Era il momento in cui la finanza incrociava il mondo del vino e anche in questo Mastroberardino fu precursore. La tenuta di Mirabella Eclano, voluta e creata da Piero, ha un’esposizione a sud-est ed è caratterizzata da un suolo profondo, a tessitura franco-sabbiosa, di origine vulcanica, con argilla in profondità e presenza di tracce di calcare lungo tutto il profilo. L’altitudine è di 400 metri.
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4- Vigna Quintodecimo 2017 Taurasi riserva docg
Quintodecimo
Ci è sempre piaciuta tanto l’interpretazione del Taurasi da parte di Luigi Moio, tanto che la troviamo simile a quella data nelle annate 2007 e 2008 da Antoine Gaita, e cioè di un vino giocato per sottrazione, che punta alla purezza e alla eleganza. nasce da una vigna piantata nel 2001 sul versante nord-ovest della splendida tenuta. Un luogo caratterizzato da suoli ricchi di argilla e di calcare, ideale per produrre vini di grande finezza. In questa versione parliamo di un vino già pronto da bere, m al tempo stesso a cui è facile prevedere una vita molto lunga.
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5-Taurasi Macchia dei Goti 2018 docg
Antonio Caggiano
Ed eccoci ad un altro grande classico che ha segnato la svolta nella storia del Taurasi a partire dal 1994. Una bottiglia sempre giocata all’insegna della pulizia olfattiva e dell’eleganza. Tannini ben lavorati, naso ricco ma non ostentato o invasivo, bena compita, precisa, lunga con una chiusura amarognola precisa e gradevole che invita a ripetere la beva. Una bella edizione di un vino destinato a durare in eterno come abbiamo avuto conferma da recenti verticali che ci hanno riportato alle origini. Un vino di qualità, abbinabile ai piatti della tradizione contadina.
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6 -Nero Nè 2016 docg
Il Cancelliere
Un vino davvero straordinario che ha trascorso sei mesi di affinamento sulle fecce fini, ventiquattro mesi di maturazione in botti di rovere di Slavonia e trenta mesi di elevazione in bottiglia, raggiugendo una gradazione alcolica di quattordici gradi e mezzo. L’Aglianico è stato allevato ad oltre cinquecento metri di altezza, con la vendemmia effettuata a metà novembre e questo sta a significare un’ottima escursione termica tra il giorno e la notte ed un sole estivo assicurato per un lungo periodo, che così ha impregnato le uve di una grande carica di zuccheri. Nessuna filtrazione, né chiarifica, né stabilizzazione e né solfiti aggiunti.
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7- Taurasi Poliphemo 2016 docg
Luigi Tecce
L’incredibile sensibilità di Luigi Tecce rispetto alla frutta regala ormai piccoli grandi capolavori di quello che a tutti gli effetti può essere considerato un artigiano del Taurasi. Ora le etichette sono due, c’è il Purosangue, ma noi preferiamo ancora questo da Vigne Vecchie che rimanda allo stile tipico di Lugi, di grande impatto e amante dello scorrere del tempo. Uno dei pochi vini di potenza che ci continuano a piacere nonostante lo scorrere degli anni. Un piccolo grande capolavoro.
8-Taurasi 2011 docg
Perillo
Da artigiano ad artigiano, sono solo pochi chilometri ed eccoci nella cantina più lenta di tutte, quella che esce per ultima. In questo caso Michele Perillo presenta il 2008 base a quasi dieci anni dalla vendemmia. I giusti tempi del Taurasi che solo un piccolo viticoltore può permettersi il lusso di mantenere a prescindere dal mercato. Un rosso potente, anche in questo caso materico e scattante allo stesso tempo, con buona frutta evoluta. Un Taurasi che possiamo sicuramente stappare subito, ma anche aspettare con fiducia qualche anno in più. Dipende solo da voi.
9-Cirys 2016 Taurasi docg
Poderi Visone
Poderi Visone è il sogno realizzato dell’imprenditore partenopeo Ciro Visone, titolare di una Compagnia Aerea impegnata in ambito commerciale e nell’emergenza medica, che porta avanti insieme al figlio Raffaele. Ed è proprio con suo figlio, imprenditore e General Manager della Cab Air Services, Compagnia di elicotteri, aeroplani e jet di lusso, esperto conoscitore di vini di qualità e sommelier, che ha creato l’azienda. Cyrus è il vino di punta, ambizioso, setoso, decisamente pronto nella sua versione 2015 che uscirà presto in versione magnum in scatole dell’artigianato del Madagascar con cui Ciro ha forti legami. Bella la decisione di puntare su un enologo giovane, Antonio Giugliano, laureato con Moio e con esperienze lunghe a Bordeaux e in Nuova Zelanda dove ha fatto due vendemmie. Una mano felice con il rosso nelle tre versioni di Aglianico: Irpinia, Campi Taurasini e Taurasi.
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10- Don Ciriaco 2015 Taurasi docg
Mier Vini
Mier è un termine dialettale di origine greca, usato ancora oggi su queste colline per indicare il vino, che esprime la filosofia di questa piccola azienda, l’uso delle tecniche tradizionali contadine del passato ovviamente aggiornate alle conoscenze acquisite nelle ultime quindici vendemmie irpine. La macerazione avviene per dodici giorni nei tini di castagno di Caposele, poi, dopo un breve passaggio in acciaio, torna nelle botti grandi dove resta a lungo: ecco perché il Don Ciriaco 2003 pur essendo il risultato di una vendemmia siccitosa e calda si smarca decisamente da tutto il panorama dei polputi e fruttati rossi di questa annata in cui in realtà ci sono ben poche bottiglie da conservare a lungo, quasi tutte da bere al più presto. Vini come il Don Ciriaco non sfonderanno nei concorsi, ma ammalieranno quanti amano girare tra queste colline come fece Mario Soldati, scoprire i centri storici ricostruiti dopo lo spaventoso terremoto del 1980, entrare nei gesti semplici di comunità contadine abituate a vivere con dignità austera e laboriosa nel freddo.
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Un commento
I commenti sono chiusi.
Chiaramente non ne conosco le ragioni ma l’assenza di cinque querce riserva di Salvatore Molettieri mi sembra un po’ opinabile anche perché nelle ultime annate(sicuramente dalla 2010 in poi )oltre ai muscoli presenta una dinamica eleganza di beva oltre all’esuberanza di frutto caratteristica dell’aglianico da giocarsela con i grandi rossi e non solo italiani FRANCESCO