Di Sipio – Colline Teatine Bianco Millesimato 2016
di Raffaele Mosca
A sentirla raccontare, sembra la trama di un romanzo: un figlio di mezzadri emigra in Inghilterra, dove, partendo da un piccolo garage, riesce a mettere su un’azienda leader nel settore automotive. Poi, a distanza di vent’anni da quella partenza dalla campagna abruzzese, quando oramai la sua creatura è diventata una multinazionale con svariate sedi tra Italia e Inghilterra, decide di tornare casa e di rilevare il podere baronale nel quale è cresciuto.
Protagonista di questa storia è Nicola Di Sipio, fondatore di Raicam, fornitore di componenti per tutte le più grandi case automobilistiche, che nel 2000 ha acquistato dalla famiglia Mezzanotte una storica tenuta di 70 ettari a Ripa Teatina (CH) dove lui ha trascorso l’infanzia e dove hanno soggiornato Gabriele D’ Annunzio e Mario Soldati. “Il Montepulciano dei Mezzanotte è tra i migliori che ho assaggiato” scriveva quest’ultimo in Vino al Vino, ma Nicola non è un “rossista”: negli anni è diventato un amante delle bollicine, motivo per cui in un primo momento ha deciso di piantare Chardonnay, Pinot Nero e un po’ di Riesling. L’idea iniziale era proprio di produrre metodo classico, ma le vie del vino sono (quasi) infinite e, a furia di sperimentare con l’enologo Romeo Taraborrelli, già consulente di Masciarelli e Marramiero, è venuta fuori una gamma aziendale trasversale che spazia dal Brut al Riesling Terre di Chieti, passando per Pecorino, Montepulciano, un insolito Cerasuolo fermentato in barrique e un bianco da affinamento che occhieggia da un lato alla Borgogna e dall’altro al nostro Nord est.
Ho stappato il Colline Teatine Bianco Millesimato 2016 nel corso della colazione pasquale a base di pizza al formaggio, fiadoni, canestrato di Castel del Monte e pallotte cac’ e ove, e devo dire che ha fatto la sua porca figura. Questo blend di Pecorino, Trebbiano e Falanghina fermentato e affinato in barrique sfoggia, al quinto anno di vita, una veste dorata, splendente e aromi intensi, golosi di ananas e zenzero candito, miele d’acacia, crema catalana,un tocco di pietra focaia. Il sorso è arrotondato dall’apporto del legno in via d’integrazione, ma rimane comunque teso, sferzante grazie all’acidità sostenuta e ai ritorni speziati e balsamici di fondo. È un bianco dall’appeal decisamente internazionale che, però, non tende all’omologazione e mantiene una certa fluidità di beva. Ha un prezzo ragionevole – 18-20 euro – e può regalare soddisfazioni per un almeno un altro lustro.