Dardi Le Rose 1997 Barolo Bussia Poderi Colla
Probabilmente non c’è nulla di scientifico in quello che penso, ma solo un dato dell’esperienza: i vini ottenuti con metodo tradizionale e che hanno avuto bisogno di tempo sono destinati a vivere sempre. Quelli invece che si sono presentati pronti e fruttati anzitempo è meglio davvero berli subito altrimenti rischiate di perderli. E’ capitato con un Barolo, vino per definizione immortale, con una etichetta famosa di uno degli alfieri della modernità esploso stanco e ossidato con poco più di vent’anni. Mentre questo 1997 di Poderi Colla, storica famiglia impegnata nella vinificazione in Langa dai primi anni del 700, dopo un po’ di ossigenazione è venuto fuori oltre ogni aspettativa. Nonostante appartenga ad una annata che è stata molto sopravvalutata: non ci sembra infatti che sia stata la vendemmia del secolo come si strombazzava all’epoca da Bordeaux a Montalcino.
Ma lasciamo stare, erano gli anni del wine boom oltre che della Net Economy e si era già perso un po’ il senso della misura, tutti presi dalla necessità di annunciare qualcosa, qualsiasi cosa, per poter essere.
Invece, oltre che per essere, per poter restare era, ed è, necessario aspettare, curare la sostanza delle cose, la loro verità. Come quella che il Barolo ha bisogno di tempo per avere valore, un tempo che non deve essere accorciato da pratiche enologiche forzate. Botti di Slavonia, allora, per l’uva coltivata Bussia Soprana di Monforte, sottozona Dardi: la prima vigna ad essere vinificata separatamente da Beppe Colla nel 1961 e ad essere indicata in etichetta.
Buon frutto maturo, rimandi fumé, anche funghi, ben sostenuti dalla freschezza al palato. Tannini ed alcol in perfetto equilibrio. Un gran bel vino insomma, che decreta con chiarezza chi abbia avuto ragione nelle diatribe di vent’anni fa.
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