Dall’Hotel Romeo al Park Hyatt di Milano. Andrea Aprea: addio mia bella Napoli, mai più ti rivedrò
“Capisci? Ogni mattina mi alzo e trovo una bella collinetta di munnezza davanti casa. Come è possibile restare qui a trent’anni?”
Andrea Aprea conferma la notizia anticipata dall’amico Paolo Marchi: lascia la cucina del Comandante dell’Hotel Romeo per trasferirsi al Park Hyatt di Milano.
Come mai questa decisione proprio adesso che le battaglie giudiziarie sono state vinte e riapre lo spettacolare ristorante all’ultimo piano?
“Viene il momento in cui bisogna fare delle scelte. Questo è un periodo importante per la mia vita, il 4 luglio mi sposo, metto famiglia e crescono le responsabilità. Bisogna dunque valutare con attenzione tutte le opportunità e questa proposta mi sembrava interessante”.
Lasci Napoli con l’amaro in bocca?
“Come potrei? Sono napoletano. Quando sono venuto qui sapevo che la piazza era difficile, questa è una città che ha una grande tradizione”.
Una piazza difficile anche per il momento disastroso che sta vivendo, e poi l’inchiesta giudiziaria, vedersi chiudere il locale per una storia di volumetria dopo un restauro bellissimo della struttura.
“Devo dire che anche nel momento più difficile la proprietà ci è stata vicino. Abbiamo potuto stare tranquilli. E questo mi ha consentito di restare”.
Però viene da chiedersi: proprio adesso che tutto è finito bene. Perché andare via?
“Mi dispiace lasciare il Romeo. Ma ad un certo punto servono nuovi stimoli, è necessario cambiare”.
Perchè Milano?
“Il guadagno non è tutto: servono stimoli, confrontarsi con i colleghi. Obiettivamente è stato impossibile in questi tre anni. Milano è la città delle opportunità, sta arrivando l’Expò, tutto è veloce. Se c’è una opportunità è giusto andarla a cogliere”.
Napoletano al Nord come Vinciguerra, Cannavacciuolo, Viviana Varese e tanti altri?
“Il cuore è al Sud, ma il lavoro è al Nord”
E adesso?
“Resto fino alla fine di giugno. Poi mi sposo e al ritorno del viaggio di nozze sbarco a Linate.”
16 Commenti
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In bocca al lupo ad Andrea per la nuova avventura professionale anche se guardando dal mio angolo visuale di napoletano tenacemente convinto (nonostante tutto e tutti) delle potenzialità della nostra martoriata città questa è proprio una “bad news” che non avrei voluto mai commentare…
Hai ragione Tommaso. Ma voglio aggiungere che la munnezza non è solo quella che vediamo, anzi la maggior parte non la vediamo proprio nonostante sia più difficile da smaltire.
Secondo me è stato un errore che parte della critica gastronomica locale che non abbia messo il naso in sala neanche per curiosità, non dico per scriverne.
Sono anche questi atteggiamenti che contribuiscono allo sfascio della città.
io non la vedo così drammatica
La Campania, vuoi per carenza di tante altre alternative professionali, vuoi per abbondanza di tradizioni e prodotti di qualità, sta generando una “produzione” di giovani e validi chef largamente superiore alla domanda (nonostante l’ abbondanza ormai di stelle, basti pesnare al fenomeno Vico). Quindi chef napoletani stanno dilagando nella penisola, da Roma in sù. Questo fa bene all’ economia regionale, e infatti paccheri e piennolo li trovi anche a 2000 m e a latitudini finora impensabili.
Concordo, la mobilità è tutto. Tuttavia i motivi per cui Andrea e altri vanno via, non dovrebbero essere questi. Non sono i motivi giusti. Caro Luigi il senso di sconforto e direi di disperazione che caratterizza la mia generazione è preoccupante. Conoscendo la tua sensibilità, penso che puoi capirmi. Ben venga che i nostri cervelli gastronomici girino per la Penisola e anche oltre, ma per scelta professionale, non per valutazione del peso che ha, sulla bilancia, la spazzatura e la paralisi istituzionale e culturale. Ogni chef dell’età di Andrea sa di dover girare, confrontarsi per crescere, ma non dovrebbe mettere nel calcolo i fattori che Andrea mette in evidenza. Possiible che una città che alla gastronomia (e non solo quella) del Bel Paese ha dato e dà tanto debba essere ridotta sempre cosi’ male, da secoli? E non se ne veda mail il fondo? In bocca al lupo ad Andrea…confesso che conoscendone il talento, temevo che finisse cosi’. Non dobbiamo nasconderci noi napoletani dietro il dito, lo dico da napoletana: no, i nostri talenti devono avere l’opzione vera di restare. Allora si, gli direi: “andate via”. In libertà. m
Non sono napoletano, ma concordo, anche sulle virgole…;-))
è sicuramente una cosa positiva questa Luigi, io però assimilo questo fenomeno alla “fuga dei cervelli” che è avvenuta ed è ancora in corso dal sud verso nord e all’estero. le vecchie generazioni restano salde finchè ce la fanno e poi che sarà…? con questo non intendo condannare chi parte, fanno più che bene, ma condanno CHI LI COSTRINGE A PARTIRE
Non conosco di persona Aprea , ma condivido la sua scelta , noi siamo ancora un popolo di frequentatori di trattorie e cucine della mamma , la rivisitazione della nostra cucina passa troppo spesso nel proporre piatti di casa solo ben presentati … il pacchero con la mozzarella , la pasta con le vongole e chi più ne ha più ne metta …..se vuoi osare di più e se la spesa media sale oltre le 50 euro , ma il top dell’italiano medio e andare a mamgiare una bella pizza !
neanche i numerosissimi milionari ti vengono a trovare , insomma si fa la fame e ci rischia di avvitare su se stessi .
Da noi a differenza del resto d’europa manca la cultura di andare in un ottimo ristorante per avere un esperienza , siamo troppo provinciali , compriamo Rolex e terribili Hogan ma 80 euro per una cena sembrano una follia .
Auguroni Andrea !!! condivido la tua scelta .
Dispiace che Aprea lasci.
Anche perchè si sta creando un circolo virtuoso fatto di stima e di amicizia tra gli chef a Napoli di quella che io definisco ‘ la nuova cucina napoletana’ che porterà automaticamente a situazioni positive. E Andrea sicuramente ne fa parte.
E in più, considerando che l’enogastronomia è una delle poche cose che si fanno seriamente in Campania e che io ci punto su per il nostro ‘Risorgimento’, perdere pezzi importanti mi fa deprimere.
Ma poi mi passerà e si andrà avanti. C’est la vie..
Non ho avuto la possibilità di provare la cucina di Tommaso Aprea ma ne ho sentito parlare molto bene. Ho avuto la possibilità di vederlo e di sentirlo qualche tempo fa, durante una lezione tenuta da Licia Granello per il master di comunicazione multimediale dell’enogastronomia dell’UniSOB-Gambero Rosso che sto ultimando. Era venuto a portare la sua testimonianza ed era emerso il suo rapporto un po’ conflittuale con Napoli ed una certa spigolosità. Non posso fare a meno di auguragli tutta la fortuna che merita ma spero che possa tornare presto e raccogliere le giuste soddisfazioni.
In questo periodo ho avuto modo di sentire diverse testimonianze del mondo enogastronomico ed in tutte le storie di successo le difficoltà e le incomprensioni non sono mancate. La storia che mi è rimasta più impressa è quella di Massimo Spigaroli, il “signore dei culatelli” e anche lui vanta un passato di chef presso nomi illustri, specie in Francia. Poi ha deciso di ritornare ed il suo ritorno ha segnato anche la valorizzazione di una zona come quella di Zibello, definita “zona depressa” fino a venti anni fa e nota soprattutto per la nebbia in inverno e le zanzare d’estate.
Napoli è una realtà a parte, ne sono consapevole, così come sono consapevole che non ci troviamo al punto di non ritorno.
Se questa città deve avere un futuro, dobbiamo essere in grado di custodire il nostro patrimonio, compreso quello umano.
Errata corrige. Andrea Aprea e non Tommaso come ho scritto erroneamente.
Prima o poi passerà e Napoli tornerà come la vede Erri De Luca.
http://www.youtube.com/watch?v=7xufq9LEex0
Napoli ha tante facce come un diamante. Alcune sono illuminate dalla luce ed altre no. Napoli è come il campo di Dio dove il grano cresce insieme alla zizzania. Non è facile vivere a Napoli e riuscire ad esprimersi, lo so bene. Grazie Tommaso per il bellissimo link.
Mi dispiace tantissimo per questa decisione sono stato a cena 2volte quest’anno e devo dire che andando via unaltro chef così importante da una città come Napoli non fa che impoverire la cucina napoletana in quanto non offre molto di cucine gourmet e lo chef Andrea a mio modesto parere e’ uno dei migliori ma come sempre al sud non apprezziamo mai niente tornerò prima della sua partenza.
Aguri all’amico Andrea per la nuova avventura milanese!
Il bicchiere mezzo pieno: una buona occasione per andare a Milano!
Il bicchiere mezzo vuoto: una occasione persa per Napoli Città.
tanti auguri, se non a Napoli verrò a provar la tua cucina a Milano !
:-)
Napoli non è pronta x la cucina stellata. Parla di Romeo