Dai media tradizionali ai social media: qualità o quantità? E’ il tema delle mie lezioni al Corso di Scienze Gastronomiche Mediterranee presso il Dipartimento di Agraria a Portici


La vita è davvero un ciclo vichiano, dopo tre decenni di grande turbolenza torno all’Università per insegnare. L’ho fatto, poco più che ventenne per sette anni presso la Cattedra di Storia Contemporanea con il grande professore Attanasio Mozzilo alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Salerno come cultore della materia.
Ci torno dopo quasi 40 anni, stavolta al mitico e prestigioso Dipartimento di Agraria di Portici con un insegnamento nell’ambito del Corso di Scienze Gastronomiche Mediterranee voluto con forza dal professore Lorito, oggi rettore dell’Ateneo Federico II.
Per la verità non è il mio primo approccio alla Federico II perché con Federica, l’università on line dell’Ateneo, ho messo in piedi con il valido supporto della dottoressa Evelina Bruno su indicazione del professore Mauro Calise.

Sarò una grande sfida, perché in realtà racconterò agli studenti questi 40 anni vissuti nella comunicazione, partiti con la macchina da scrivere Lettera 22 che era la colonna sonora nelle redazioni insieme alle linotype a piombo, quando manco il fax c’era ancora, alla comunicazione via social.
40 anni in cui è cambiata la percezione stessa dell’agricoltura e della gastronomia. Il riassunto di una vita di impegno giornalistico insomma, adesso che è tempo di trarre bilanci.
Sono due gli obiettivi che mi pongo: cercare di introdurre una visione umanistica, indispensabile a qualsiasi lavoro, capace di collocare il proprio impegno in un contesto generale. Avere questa percezione è quello che fa la differenza fra i numeri uno e gli onesti professionisti: non si possono fare progetti navigando a vista, senza una visione e la percezione di dove va questo nostro piccolo mondo globalizzato.
Il secondo essere d’aiuto nel dare strumenti pratici e concreti per comunicare al meglio la propria attività. Essendo un mondo in grande espansione, accelerata dall’uso dei social, la gastronomia è diventata una nave nella quale tutti cercano di salire, alcuni con delle competenze, altri per sbarcare il lunario giocando sulla ingenuità e sulla ignoranza come sempre avviene in questi fenomeni. Lo abbiamo visto con la bolla della Net Economy vent’anni fa, con l’edilizia negli anni ’60 e ’70.
I social sono una fantastica opportunità, ma anche una trappola rischiosa perchè è facile costruire personaggi e competenze che non esistono sicché capita che un cuoco di esperienza debba improvvisamente confrontarsi con personaggi improvvisati che sino a due anni fa facevano altro, ma che hanno padronanza del mezzo e che dunque sembrano persone da prendere in considerazione. Il tempo rivela di fatto le loro incompetenze, ma per molti è troppo tardi e si accorgono di aver speso invano molti soldi.
Personalmente in questi 12 anni di Facebook ho imparato molto di più che nei precedenti 50, ma una cosa mi è ormai chiara: la competenza e la professionalità alla fine fanno sempre la differenza, basta imparare il codice comportamentale. Ed è quello che cercherà di trasmettere nella seconda parte del corso.

Insomma, l’occasione di fare un bel riassunto che magari potrà servire anche a chi non frequenta questo corso
Mi aspetta un mese di marzo interessante, anche perchè la settimana prossima sarò in libreria con un libro in gestazione da ben due anni:

Tempo di bilanci, insomma, ma non di ripensamenti ….

4 Commenti

  1. Ai miei tempi c’era ancora il dimafono e la telefonata in cabina per riceve il servizio dall’esterno
    a Il Mattino. Bei tempi anche quelli dopotutto. Responsabile del servizio il grande Ciro Buonanno. Complimenti e in bocca al lupo caro Luciano

  2. @ma non di ripensamenti.Di pensionamenti poi manco a parlarne quando si fa parte dei “giovani promettenti”.Tutto facile quando c’è metodo se poi c’entra il Cilento è semplice inquadrare l’argomento.FM

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