Da Antonio, la periferia romana stupisce ancora e regala una buona pizza napoletana
di Floriana Barone
Rullo di tamburi: c’è una buona pizzeria napoletana anche a Torre Spaccata, “Da Antonio”. L’hanno aperta, lo scorso gennaio, tre giovani amici: Dario e Francesco, originari di Villaricca (Na), insieme ad Antonio, 38 anni, mondragonese e pizzaiolo da una vita, che, dopo qualche esperienza in Italia e all’estero, ha lavorato anche nella Capitale presso La Caletta Fantasie napoletane. Il locale si trova in una zona residenziale del popoloso quartiere, a due passi dall’aeroporto militare di Centocelle, nella periferia est di Roma.
Il progetto è stato realizzato con l’impegno dei tre soci, che si sono “rimboccati le maniche”, occupandosi personalmente dei lavori, costruendo con le loro mani il bancone e il controsoffitto della pizzeria. Oggi i tre giovani servono in sala ed effettuano le consegne in zona, ma soprattutto accolgono la clientela con gentilezza e un sorriso sincero, che non guasta mai.
L’ambiente è semplice, ma curato, disegnato da un architetto e rifinito in particolare secondo il gusto di Francesco. All’entrata è posizionato il forno a legna artigianale, che dona al locale una bella atmosfera accogliente: porta la firma di Artistica Salernitana, con suolo e mattoni di Sorrento e una doppia alimentazione (anche a gas).
Tradizionali e gustosi gli antipasti, con ricette frutto di piccole sperimentazioni e qualche fuori menu, anche se alcune proposte devono ancora trovare la giusta dimensione sul piatto: spiccano gli scugnizzielli(4€), i tipici straccetti di pizza fritti con pomodoro, pecorino e pepe; i crocchè (2pz a 3 €), diverse frittatine artigianali (2 pz da 3, 5€ a 4€), le ricottine fritte “fatte in casa” (4 pz a 4 €) e, per gli indecisi, la pizzeria offre anche il fritto Napoli (per 2 persone a 10€).
La pizza segue fedelmente lo stile napoletano, con una lievitazione lunga 48 ore: è preparata con farina Blu del Mulino Caputo (00), meno di 1 gr di lievito di birra per 1,2 kg di impasto e un’idratazione del 75%. Una pizza molto leggera e digeribile: è possibile optare anche per un impasto integrale macinato a pietra. I condimenti sono abbondanti e ben equilibrati, con l’aggiunta di olio extravergine d’oliva prodotto da un frantoio della Sabina, la mozzarella di bufala di Aversa(Ce) e i pomodori de La Torrente (Na).
Tra le classiche sul menu ci sono la Margherita (5€) con fiordilatte aversano dop, la Salsiccia e Friarielli(7€), la 5 Formaggi (7€)e la Crocchè (7€). Colorate e appetitose le pizze speciali, come Oro a San Gennaro (8€) con peperoncini gialli e rossi, provola di bufala, olio evo. Interessanti anche le proposte che portano il nome dei tre amici: la Zì Dario(8€), con ricotta di bufala, cicoli, salame Napoli, fiordilatte aversano dop, pepe, olio evo (8€), la ‘On Ciccio con peperoncini verdi friggitelli, pomodorini gialli, salsiccia, provola di bufala e olio evo (9€) e la Mast’Antonio(9€) con crema di zucca, noci, salsiccia, provola di bufala e olio evo. Colorata e di stagione anche la Fave e Guanciale (9€)con crema di fave, fave, guanciale, provola di bufala e olio evo.
Da Antonio di possono assaggiare anche i calzoni ripieni: il classico (7 €), con ricotta e soffritto napoletano, il calzone con scarola e quello fritto (8€) e i panuozzi, che vanno da 6,5€ ai 7,5€. Ogni mese poi c’è un particolare fuori menu: nelle ultime settimane è stato introdotto il Pizza Burger, il “panino” di pizza ripieno di hamburger da 150 gr di carne bovina o di maiale e condimenti a scelta.
I dolci sono semplici e fatti in casa: attendono solo un tocco in più di personalità. Un particolare da apprezzare è il caffè, che viene preparato con la moka: una scelta dai profumi di casa.
Interessante e curata è la piccola carta di birre artigianali, che cambiano ogni mese: sul menu ci sono la Birra Vale La Pena, nata da un progetto di inclusione di detenuti del carcere romano di Rebibbia (tra cui l’Amarafemmena), una selezione di Domus Birrae e alcune proposte di Sviluppolo Birrificio Artigiano di Marino (Rm).
Concludo con un piccolo appunto: il supplì, a mio avviso, non dovrebbe essere presente all’interno del menu di una tradizionale pizzeria napoletana. Un fritto anche qui molto richiesto, che, da Antonio, nonostante le diverse sperimentazioni, assume una veste forse troppo “casalinga”. Ma c’è poco da fare: non è facile sradicare le abitudini mentali e alimentari dei romani, che spesso considerano il supplì l’unico antipasto degno di una buona pizza.
Conclusioni
Una piacevole scoperta, che merita sicuramente una visita e che segue la scia positiva delle recenti aperture nella vasta periferia romana: oggi più che mai per mangiare una buona pizza non è necessario arrivare fino al centro di Roma.
Da Antonio
Via Mario Lizzani, 21,
00169 Roma
Tel. 391/747 5549
Chiuso il lunedì
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