Cusano Mutri, lì dove il pane è condivisione
di Annatina Franzese
In questo strano tempo, l’occasione è propizia anche per fare un po’ di pulizia ai propri social. Tra le “amicizie” fino a questo momento ingiustamente sospese, ho scovato in questi giorni il profilo di Giovanni Civitillo, proprietario e gestore del “Millenium”di Cusano Mutri.
Scorrendo la home, l’attenzione è stata carpita da una sua bella iniziativa, lontana dai riflettori, ma meritevole di essere raccontata che si svolge sin dall’inizio di questa pandemia.
Nella piccola Cusano Mutri, comune dalla quasi 4000 anime in provincia di Benevento, Giovanni, complice l’appoggio delle autorità locali, dinanzi ad un’ effettiva emergenza alimentare, si è messo a disposizione della comunità ed ha riacceso il suo forno.
Pane, solo pane, tanti kilogrammi di pane al giorno per soddisfare tutti perché, come dice Giovanni “il pane spezzato è simbolo di condivisione” e, aggiungo io, come volendo prendere in prestito il titolo di un libro di Massimo Bottura di qualche anno fa, “il pane è oro”.
Civitillo è intenzionato ad andare avanti, a proseguire con questa iniziativa fin quando sarà necessario. Un modo per non lasciarsi affliggere dal pessimismo, un segno di ripresa, ma anche l’ occasione per offrire un aiuto concreto ai suoi concittadini.
Ha cominciato da solo in questa impresa, ma a poco a poco, la sua iniziativa, è stata sposata anche da altri esercenti della zona fino a creare una fitta rete solidale. Al suo fianco, oltre al Panificio Cassella, anche altre aziende, imprenditori e piccoli produttori che sostengono questo progetto fornendo legna e materia prima per continuare.
Ho sentito Giovanni qualche pomeriggio fa, scoprendo che fa parte della cordata #iononresisto promossa in questo periodo da 80 ristoratori del Sannio e dell’Alto Casertano.
“Sei preoccupato per il futuro della tua attività?”, gli ho chiesto.
E lui: “Ci proviamo, non sarà facile, ma ci proviamo. Preoccupato si, ma anche speranzoso perché qui da noi, nelle aree interne, siamo già abituati a cavarcela e combattere per resistere. Crediamo ancora nella ruralità, la nostra filosofia è legata alle piccole produzioni, quindi continueremo insistendo con la nostra rete di piccoli allevatori, contadini e artigiani che continuano a tramandarsi vecchi mestieri salvaguardando la biodiversità e tecniche di lavorazione tradizionali”.
Continuando, Giovanni mi ha raccontato della neonata comunità slow food “Custodi del monte Mutria”, istituita poco prima dell’inizio della pandemia.
La neofita, tutela le biodiversità salvaguardando le piccole produzioni sostenibili dell’Appennino. Della comunità, oltre a fare parte il caseificio Marcantonio (microcaseificio con allevamento in alpeggio) ed un prosciuttificio a Pietraroja che lavora al rilancio del prosciutto di Pietraroja, fanno parte il Birrificio “Brasseria del Matese” e la pasticceria “La Dolce Sosta”. La peculiarità di queste attività, è quella di utilizzare nelle loro produzioni i grani antichi autocoltivati da piccole aziende agricole locale.
Invero rientrano anche le aziende agricole “La Fattoria dei Sogni”e “Della Rosa”che coltivano la patata interrata del Matese, il pomodoro verneteco sannita, pomodoro guardiolo, fagiolo cerato e tutto quanto facente parte della comunità del cibo della condotta valle telesina.
Nell’era della strategia di marketing condotta talvolta all’estrema conseguenza, quando chiedo a Civitillo di parlarmi della sua ricetta per la ripartenza, mi risponde secco e senza ombra di esitazione: “Continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto. Questa sarà la nostra ricetta per ripartire!”