Critone 2010 Val di Neto igt | Voto 80/100. I vitigni internazionali possono essere tipici?
Uva: chardonnay 90%, sauvignon blanc
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista: 5/5. Naso 25/30. Palato: 25/30. Non Omologazione 25/35
Critone era il razionale discepolo del grande Filosofo Socrate. Una strana coppia, che, però, insieme, ha prodotto l’eccellenza del pensiero filosofico. Sostengo con convinzione che in questo vino da blend internazionale siano presenti caratteri profondamente identitari e territoriali, frutto dell’armonica combinazione tra tradizioni viticole locali, il saper fare dei contadini, e la qualità, sempre crescente, di chardonnay e sauvignon, ormai acclimatati, da oltre trent’anni nei vigneti delle tenute aziendali Critone e Rosaneti, tra i comuni di Strongoli Marina e Casabona.
La cantina Librandi produce il Critone dal 1986. L’idea fu di Nicodemo Librandi, insieme con l’enologo di allora, Severino Garofano. Il gusto di quegli anni era diverso da quello di oggi ed inoltre, la sperimentazione per accrescere la qualità di gaglioppo, greco di Bianco e degli altri autoctoni poi riscoperti, era ancora molto indietro. Si doveva dunque produrre un vino di qualita’ in tempi rapidi per salvaguardare la redditività dell’azienda. Ecco come nacque il Critone, ancora oggi best seller aziendale. Critone è senz’altro figlio del suo tempo, che, fedele allo stile enologico che identifica oggi l’azienda, ha saputo, negli anni, mantenere alto il consenso del mercato e della critica, producendo, vendemmia dopo vendemmia, vini che rappresentano l’intima espressione di una vigna, di un terreno, di un microclima. Ciò che salta agli occhi, assaggiando i vini Librandi è la lineare riconoscibilità gustolfattiva. In un certo senso si può affermare che l’identità enologica della cantina abbia vissuto due epoche: fino al 1998 con Severino Garofano, autore , non solo dei grandi rossi di casa Librandi, per tutti il Duca San Felice, capolavoro dell’enologia del sud. Dal ’98 si passa a Donato Lanati, che intuisce ed interpreta, grazie anche ad una migliore materia prima rispetto al passato, il desiderio dell’azienda di voler essere produttori di vini di territorio, complessi e importanti sì, ma, soprattutto piacevoli e da bere. Oggi si producono circa 250.000 bottiglie di Critone, delle quali il 40% è commercializzato in Italia e la restante parte all’estero. La quota domestica è per lo più assorbita dal mercato regionale con punte significative nei grandi centri metropolitani. Siamo quasi “fifty –fifty”, il che la dice lunga sull’ iper dibattuto tema delle scelte aziendali in tema di adozione di vitigni autoctoni o, internazionali e ci riporta alla difficile definizione di vitigno autoctono.
La definizione più accreditata, sostenuta anche da Luigi Moio, parla di “di vitigno storico e ancor meglio di vitigno acclimatato, di un vitigno, cioè, il cui ciclo si è perfettamente adattato al contesto in cui vive. Ciò che è importante prosegue Moio, è la trasparenza, altrimenti si rischia di causare la confusione sensoriale del consumatore, un male difficilmente guaribile. E’ indispensabile che si tratti di un vino autentico, espressione della parte migliore del grappolo d’uva e prodotto da un’azienda capace di mantenere nel tempo uno stile sensorialmente riconoscibile. In assenza di un significativo intervento dell’uomo nella vinificazione del vino, è il microclima a fare la differenza. Un concetto che i francesi hanno fatto proprio coniando il termine “terroir”.
Veniamo al vino: la resa per ettaro al raccolto in uva è di circa 80 quintali e 52 ettolitri in vino. (straordinari valori in termini di rapporto quali-quantitativo). Si vendemmia di solito tra fine agosto ed inizio settembre, per l’annata 2011 c’è stata un’anticipazione di un paio di settimane, come è accaduto per parecchi bianchi in Italia.
Si vinifica in acciaio termo condizionato, con pressatura soffice delle uve, affinamento in acciaio, con una permanenza in bottiglia di alcuni mesi. Da un po’ di tempo mi riesce sempre più difficile descrivere un vino senza aver camminato tra le vigne e conosciuto il produttore, o meglio, il vignaiolo. L’occasione durante una recente vacanza sulla costa ionica della Calabria.
Colore affascinante, giallo paglierino con pagliuzze verdolino -dorate, estremamente vivaci. Il naso è intenso e abbastanza complesso, aromi puliti, piacevoli ed eleganti: mughetto, ginestra, frutta gialla, mela, pesca, e più leggere, ananas e banana. Il fatto si fa intrigante: tiglio, leggeri richiami di anice e origano ed una fresca ventata di erba appena falciata. L’impatto al palato è l’espressione didattica del concetto di corrispondenza gustolfattiva. Le prime sensazioni rivelano un vino asciutto ed equilibrato. L’ attacco è fresco, sapido e, al tempo stesso piacevolmente morbido, cremoso, per nulla stucchevole, ben sostenuto dai 12, 5 – 13 gradi di alcol a seconda delle annate. Il finale è decisamente persistente con ricordi tropicali e poi ginestra, pesca ed un sentore erbaceo, il tutto sulla scia minerale e sapida generata dalle caratteristiche geo – climatiche del terreno di natura prevalentemente argilloso – calcarea e dalla vicinanza con il bagnasciuga.
E’ un vino indiscutibilmente elegante, che elencherei tra i vini cosiddetti “salati”, laddove la complessità dei sentori olfattivi procede lentamente con sottile lunghezza nel finale di bocca. Lo beviamo sulla cucina di mare, con la “sardella”, ma, anche sulle lagane e ceci, o, su uno dei tanti antipasti mare del ristorante Dattilo a Strongoli Marina. Dal mio assaggio sono trascorsi quasi 12 mesi dalla vendemmia 2010, l’ulteriore riposo in vetro ha solo giovato in termini di qualità gustolfattiva ed armonia del vino. Si tratta di un vino chiaro, ma non per questo banale, sincero, dichiara senza problemi chi è e da dove viene, ad uno straordinario rapporto prezzo qualità.
Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli
Sede a Cirò Marina, Contrada San Gennaro. Tel. 0962.31518, fax 0962.370542. Sito: www.librandi.it. Enologo: Donato Lanati. Ettari: 352 di proprietà. Bottiglie prodotte: 2.800.000. Vitigni: mantonico, greco, pecorello, chardonnay, sauvignon, gaglioppo, magliocco, cabernet sauvignon. L’azienda produce anche olio extra vergine d’oliva da cultivar Carolea e Tonda di Strongoli.
Un commento
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Concordo al 100%. Il vino è piacevolissimo, va giù che è una bellezza, è profumato e gradevole. Del resto proprio non si capisce perchè sii debbano snobbare i cosiddetti vitigni internazionali, soprattutto quando sono indicati con trasparenza e non servano invece per nascondere magagne.