Coronavirus. Se il pericolo è mutante trasformiamo il virus in virtus
di Marco Galetti
Come la nebbia, il virus c’è ma non si vede, come la nebbia fa paura ma da buon milanese, se ho imparato a convivere con l’una, imparerò a farlo anche con l’altro, prima o poi.
Tutti, anche i più virtuosi, si sono fatti almeno parzialmente condizionare e, è il caso di dirlo, contagiare, a corpo sano è stata la mente a vacillare.
Le dispense e i frigoriferi, già piene in ogni ordine di posto, ai nostri occhi impauriti e abituati troppo bene, quindi male, sono sembrate vuote e sono state riempite ulteriormente, gli acquisti che dovrebbero essere mirati sono diventati smisurati, lungo la penisola, insieme al rumore del silenzio, si sono sentiti distintamente trillare trasversali campanelli i d’allarme che miravano a ricordarci di non lasciarci prendere dal panico ma sono stati bellamente ignorati, così per preparare una pasta alla Norma abbiamo fatto scorte alimentari superiori alla norma, chissà che diranno da lassù i nostri avi che hanno davvero vissuto in tempo di guerra…
Dicono che le porte d’accesso che dobbiamo difendere dall’attacco di questo virus siano occhi, naso e bocca, forse, però, è la nostra mente che dobbiamo proteggere con assoluta priorità, quindi pur facendo nostri i comportamenti virtuosi che ci sono stati raccomandati dal Ministero della Salute, primo fra tutti la pulizia costante delle mani che trasformano e cucinano il cibo che portiamo alla bocca, dobbiamo far pulizia anche nella nostra testa, guida delle nostre azioni e soprattutto delle nostre non-azioni, se il panico paralizza, non facciamoci prendere e proviamo a sfuggire ai nemici invisibili.
Se il pericolo, come dicono è mutante, mutiamo il virus in virtus, riappropriamoci della saggezza troppo a lungo tenuta in panchina lasciando giocare nei ruoli chiave l’effimero, diamo il giusto valore agli ingredienti “nascosti” nelle nostre dispense e ai cuochi delle osterie e delle trattorie che da sempre, lavorando con i prodotti poveri, ma ricchissimi, dei nostri territori, ci hanno insegnato come sia possibile e gratificante cucinare con poco, andiamo a trovarli per un pranzo in trattoria che non è a rischio di contagio e toglie il rischio dell’isolamento dello spirito, augh.
4 Commenti
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Ben detto.
Bene, ottimismo, passerà anche questo momento!! Forza e coraggio e nervi saldi!
Ottimo, grazie Marco. Superlativo, come sempre.
Mi dicono che a Florianopolis non ci sia rischio coronavirus, ma coronarico…..rischierei….preparo la valigia.