I primi 40 anni della cooperativa Nuovo Cilento: olio e passione
di Nicola Nicoletti
“Abbiamo realizzato un’innovazione mondiale nel campo dell’agricoltura: uno scuotitore, montato su un trattore radiocomandato, un successo per la raccolta delle olive”. È raggiante il professore Peppino Cilento per i 40 anni della cooperativa Nuovo Cilento. Tra i secolari ulivi del salernitano, ha voluto ricordare il sudore e i successi di un sogno diventato realtà.
Via “Angelo Vassallo”, la strada intitolata da Peppe Cilento quando era primo cittadino alla memoria dell’amico scomparso, il sindaco pescatore, sale da Acciaroli alla Città dell’olio e porta alla sede della cooperativa. A San Mauro Cilento, terra di monaci benedettini, il lavoro dei campi non si ferma neanche per la loro festa. Da quel 21 gennaio del 1976 questo laboratorio a cielo aperto, erede del millenario ‘ora et labora’, ha compiuto un miracolo: nascere e incrementare, giorno dopo giorno, l’amore per la natura. Emilio Cilento, Giuseppe e Angelo Guariglia, Pietro Margarucci e Vincenzo Ferro sono i pionieri dai quali ha inizio il tutto. “Insegnavo in Veneto e l’idea delle cooperative, luoghi in cui il lavoro in comune e la divisione dei proventi derivavano da una politica al servizio della gente, mi frullava per la testa. Avevo 28 anni”, sussurra il professore rosso. Oggi Nuovo Cilento conta 370 soci ed è il frantoio più importante della Campania lavorando oltre 21mila quintali di olive. Per un comune con meno di mille abitanti nell’Italia del Sud non è male. E i soldi da dove uscivano? “Ci finanziavamo con le feste. Da qui nacque l’idea del ristorante”, illustra con voce acuta chi ha cercato di dare una scossa ad un borgo che richiama ospiti da tutta Italia. Dal 2000 le delizie come cavatielli, fusilli al ragù e pizze fritte sono sfornate dalle massaie del posto, un valore aggiunto per chi vuole vedere e provare la Dieta Mediterranea a due passi da dove è vissuto Ancel Keys.
Nel ristorante alle falde del monte Stella si trovano farine, dolci, fichi secchi e legumi cilentani. Nuovo Cilento produce l’olio D.O.P. Terre Dei Monaci, il biologico (senza fertilizzanti chimici e insetticidi) Terre Antiche e l’olio extravergine Terre Del Casale, in vetro scuro perché luce ed escursioni termiche sono letali. Il frantoio copre l’intero ciclo di produzione, riciclaggio delle scorie compreso. I soci – dai medici ai professori di liceo ai contadini- usano i noccioli delle olive come combustibile e hanno brevettato una macchina per trasformare la sansa in fertilizzante antifrane. Anche il regista Mario Martone si è innamorato di questa bella storia quando ha conosciuto la cooperativa.
Alla festa dei 40 anni c’era Giampiero Calzolari, presidente della Granarolo, il numero tre italiano dell’alimentare dopo Barilla e Ferrero, ma anche Adriano Turrini, il leader di Coop 3.0. “Portiamo l’Olio dei monaci e quello bio al Nord”, spiega Turrini che guida un colosso della distribuzione in 415 negozi dal Friuli alla Sicilia. Alla festa parlano i protagonisti, dai leader di Slow Food ai pastori di capre della vicina Pioppi con l’incubo del maresciallo della forestale. “Oggi sono protetti i cinghiali e terrorizzano invece chi da millenni fa questo lavoro”, sbottano Peppino Cilento e Mario Grasso, presidente della Cia impegnati a tutelare chi suda per produrre un ottimo cacioricotta . “Le priorità della cooperativa sono la cura del suolo, con i vari compost da sviluppare, e l’innovazione tecnologica”, illustra Cilento.
In questi anni la mission non si è basata solo sul fare olio ma sul farlo bene. Hanno cercato di coinvolgere un territorio spesso assente a una svolta culturale, iniziando dalle scuole: far vedere ai bambini cosa sia la terra. Recentemente si è rafforzato il legame con Alba; scambi reciproci sono avvenuti sia nella terra delle langhe che nel Cilento. In cooperativa lavorano 35 stagionali, ma se l’esempio fosse seguito, non sono poche le nuove realtà che offrirebbero lavoro seguendo l’esempio di San Mauro Cilento, come hanno capito anche alla Granarolo.
2 Commenti
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Un elogio alla passione ed all’impegno di Peppino che ha diffuso nei collaboratori e nei cittadini l’amore per la propria terra e ha saputo coltivare, oltre agli olivi, l’orgoglio di noi tutti di esser parte di questo territorio. Un grande!
Beati chi puo’ comprare queste prelibatezze del nostro paese!! Complimentei!!!