Consorzio VITA SALERNUM VITES: i Vini da Positano a Sapri per la Dieta Mediterrranea
di Antonio Di Spirito
In una recente full immersion di tre giorni tra la Costa d’Amalfi ed i Colli Picentini, passando per Castellabate e Paestum, abbiamo potuto apprezzare lo stato dell’arte dei tanti vini di quelle zone.
La scoperta più piacevole è stato constatare che non ci sono solo uno o due produttori per ogni zona, ma una base molto ampia ed anche vini di ottima qualità.
Anche se molti produttori non seguono tradizioni secolari e/o familiari nel vino, ma si sono affacciati da poco in questo mondo complesso, ebbene, lo hanno fatto col piede giusto e con molta umiltà.
E’ stato costituito un consorzio che insiste su un territorio molto ampio e con varie sottozone notevoli, alcune delle quali recitano un ruolo già importante a livello nazionale.
E, bene hanno fatto i soci, ad affidare le cariche più importanti a personaggi molto affermati, anche a livello internazionale, del mondo del vino: saranno loro a guidare il consorzio, a far crescere le denominazioni, a semplificare ed integrare i disciplinari, a dare qualche consiglio ai produttori meno esperti per meglio affrontare le problematiche di mercato.
I territori visitati non sono solo vasti, ma anche ricchi di vitigni autoctoni; e, come se non bastasse, alcuni vini da vitigni internazionali, sono diventati già da anni, dei vini cult!
Il consorzio si chiama “Consorzio VITA SALERNUM VITES” ed accoglie in se tutte le denominazioni della provincia di Salerno: COSTA D’AMALFI, COLLI DI SALERNO, CASTEL SAN LORENZO, CILENTO, PAESTUM.
La Costa d’Amalfi è la più piccola delle zone in questione e, paradossalmente, è la più ricca di vitigni ed anche la più disagiata: con i suoi terrazzamenti a strapiombo sul mare (si registrano pendenze fino al 60%) è una delle poche zone in Italia riconosciute a “viticoltura eroica”.
I nuovi impianti sono a spalliera, ma dovunque si possono ammirare viti molto vecchie che fuoriescono in orizzontale dai muretti a secco (macere) ad un’altezza di circa due metri e formano un tendone; era il vecchio modo di coltivare la vite; in questo modo il terreno sottostante, semi-ombreggiato, si può utilizzare come orto, senza particolari esigenze di frequenti irrigazioni.
Diversa, invece, la viticoltura di Tramonti ed altre zone interne: i vigneti sono sempre in collina e con pendenze altrettanto importanti
Gode di un patrimonio di vitigni tipici e molto simile a quello delle isole di Ischia e Capri; con le sue tre sottozone di Furore, Ravello e Tramonti, comprende i comuni di Amalfi, Atrani, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti, Cetara e Vietri; questi ultimi due comuni non rientrano in alcuna delle sottozone.
Le uve a bacca bianca, coltivate in queste zone, sono: Falanghina, Bianca Tenera o Biancolella, Bianca Zita o Ginestra, Fenile, Forastera, Malvasie, Moscato, Pepella e Ripolo (o Ripoli).
Le uve a bacca rossa, per vini rossi e rosati, sono: Aglianico, Aglianicone, Piedirosso, Serpentaria, Sciascinoso, Tintore e Tronto.
I vini sono tutti molto conosciuti e diffusi; attendiamo fiduciosi le nuove annate per giudicarli.
In seconda giornata abbiamo visitato la zona più a sud della denominazione in provincia di Salerno dove insistono le denominazioni di Castel San Lorenzo, Cilento e Paestum, i luoghi dove tutto ebbe inizio per la diffusione su scala mondiale di un modello virtuoso e sugli effetti benefici che l’alimentazione del meridione d’Italia ha nei confronti delle malattie moderne: ipertensione, arteriosclerosi, diabete ed in genere tutte le malattie cardiovascolari. Siamo andati a Giungano, e, naturalmente, non potevamo non fare una doverosa sosta a Paestum per vedere da vicino le millenarie vestigia ed i suoi templi!
In queste sottozone abbiamo una viticoltura ed un patrimonio ampelografico più simile alle caratteristiche della provincia di Avellino; troviamo, infatti, tra i vitigni a bacca bianca, soprattutto Fiano; poi anche Greco, Malvasia Bianca e Trebbiano Toscano; per i rossi, invece, troviamo Aglianico, Barbera, Piedi Rosso, Primitivo Sangiovese ed Aglianicone; quest’ultimo, pur mantenendo una stretta parentela con l’Aglianico ha caratteristiche differenti da quello della provincia di Avellino e, soprattutto, con quello della provincia di Caserta, dove viene chiamato anche Aglianico Amaro proprio per le sue caratteristiche intrinseche.
Fra i vini assaggiati il Fiano fra i bianchi e l’Aglianico fra i rossi lasciano un segno distintivo di gran personalità.
La terza giornata è stata dedicata alla denominazione Colli di Salerno, dove si coltivano Coda di Volpe, Falanghina, Fiano, Greco e Moscato per i vitigni a bacca bianca; mentre, per i rossi abbiamo: Aglianico, Aglianicone, Barbera, Piedirosso e Primitivo.
Per una sorta di scommessa (o di sfida fra amici), negli anni ottanta del secolo scorso, furono impiantati, da un produttore, alcuni vitigni bordolesi, Cabernet Sauvignon e Merlot, che ben presto trovarono un ottimo riscontro commerciale.
Per i vini bianchi è prematuro dare giudizi; molti vini erano stati imbottigliati da poco. Nonostante tutto, alcuni Fiano hanno già una buona serbevolezza. Peri rossi, invece, oltre ad alcuni Aglianico di ottima fattura, va senz’altro segnalato un ottimo Aglianicone: magari conserva ancora qualche rusticità, ma ha carattere e stoffa.
Un commento
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Big Antony.Veloce excursus sulla costa della terra natale come immagino il presidente Andrea Ferraioli (svelto di mente e di gambe) ti abbia fatto trottare ma di questo ti voglio ringraziare e,a costo di inciampare nel “conflitto di interessi”,alla prima occasione una Magnum di Montevetrano in tuo onore voglio stappare e non me ne voglia nessuno perché sono tutti degni di stima e rispetto per l’ottimo lavoro che fanno in vigna e cantina ma per me rimane sempre il capolavoro che per primo ha dato orgoglio ad una viticultura poco conosciuta e stimata ed alla mia persona più volte umiliata per essere nato in una provincia un po’ sfigata.FM