Consorzio Vini Salerno: le impressioni dei giornalisti stranieri sui vini di Salerno


Master class fiano di Salerno

Master class fiano di Salerno

di Chiara Giorleo

Campania Wine è stato il titolo della settimana dedicata ai vini campani frutto della sinergia tra le 5 regioni, ciascuna con caratteri ed espressioni proprie e irripetibili.

Ho avuto il piacere di seguire la stampa estera, 5 colleghi europei molto focalizzati e attenti alle produzioni italiane. Gli ospiti, dopo una tre giorni dedicata alle tre DOCG irpine, hanno fatto tappa anche a Salerno. Ecco i loro profili.

Michael Wising dalla Svezia, titolare di una piccola agenzia di importazione ma soprattutto fondatore del portale Goda Italien principalmente dedicato al “buon vivere” italiano e di un’agenzia di comunicazione a supporto di importatori svedesi e danesi. Sue Tolson: inglese trapiantata a Budapest dove lavora come docente anche per Wset, giudice strutturata per il Parlamento e il Ministero Affari Esteri ungheresi, è titolare di due portali di cui uno totalmente dedicato al vino italiano: Wine Sofa e The Italian Wine job; inoltre collabora con una delle principali pagine nazionali, VinCe, per la quale scrive soprattutto di vini italiani. Vicent Escamilla: relatore e caporedattore della storica rivista spagnola La Semana Vitivinícola, tra l’altro specializzata in statistiche e quindi riferimento governativo in questo ambito nonché partner del Corriere Vinicolo. Alma Torretta: siciliana ma di base in Belgio dove è referente e docente con specializzazione sui vini italiani per ONAV Bruxelles, l’Istituto per il Commercio Estero e l’Istituto Italiano di Cultura sempre a Bruxelles oltre che giornalista professionista. Sławomir Sochaj, giudice nei maggiori concorsi internazionali come gli altri, è referente delle due più importanti riviste di vino in Polonia: Ferment, cartacea, e Winicjatywa, online.

L’incontro si è svolto sabato 4 dicembre presso Incibum, Scuola di Alta Formazione gastronomica a Pontecagnano (SA), per una Master Class sui vini di Salerno. Più precisamente, per evitare dispersioni, l’occasione è stata sfruttata per un approfondimento sul Fiano prodotto nella provincia si Salerno in compagnia dei due vice-presidenti del Consorzio: Maffini e Mazzitelli.

In attesa dei pezzi sui quali i colleghi stanno già lavorando ho avuto modo di raccogliere qualche commento a seguito della degustazione di 10 campioni misti, per annata (abbiamo spaziato dalla 2020 alla 2017) e per denominazione (Cilento DOP, Colli di Salerno IGP e Paestum IGP).

Il Fiano di Salerno lo conoscevano meno e le aspettative erano quelle di un vino meno elegante, più “grasso” e con poco o pochissimo potenziale sulla base di un confronto con il Fiano di Avellino. È stato, quindi, una vera sorpresa. Ne hanno apprezzato trasversalmente il carattere deciso e pronto anche nelle annate più recenti senza però che le diverse espressioni si rivelassero cedevoli rispetto alle morbidezze, conservando la giusta tensione e, di conseguenza, un buon potenziale di invecchiamento. Nonostante il clima più mediterraneo o le minori altitudini di alcuni dei vigneti da cui provenivano le uve di certi vini in degustazione o le annate più calde, tutti i calici hanno mostrato un buon equilibrio e una bella personalità.

E questo anche rispetto alle scelte stilistiche: dopo una prima batteria di vini più giovani (2020 e 2019) quasi tutti lavorati in acciaio, siamo passati ad una seconda batteria spaziando dalla 2019 alla 2017 e su lavorazioni più complesse: sur-maturazioni, legni grandi e piccoli o anfora, e senza che nessuno degli esperti europei propendesse in modo troppo netto verso un campione piuttosto che un altro. Inoltre, tale passaggio ha convinto ancora una volta circa la plasticità del vitigno anche in questo territorio che già per vastità non può che offrire condizioni e, quindi, interpretazioni diversificate.