Solania e la leggenda del San Marzano. Il doppio volto di Giuseppe Napoletano: produttore e industriale!
di Laura Guerra
Il pomodoro San Marzano dop parla di un luogo. Non è solo genericamente indicatore di un territorio ma geneticamente il frutto di una terra che insieme ad aria, acqua e fuoco trasformano un prodotto della natura in cultura. Seminato, piantato, allevato su pali di castagno che ne facilitano la maturazione e la raccolta su palchi, trasformato dopo essere stato selezionato e pelato a mano da occhi veloci ed esperte dita femminili, il pomodoro San Marzano dell’Agro sarnese nocerino si fa ambasciatore dell’eccellenza campana in Italia e dell’Italia nel mondo, soprattutto in Canada, Stati Uniti, Giappone.
Dopo un periodo di buio coinciso con gli anni Ottanta, quando a causa di una virosi la cultivar rischiò di estinguersi e la produzione quantitativa di altri tipi prevaleva sulla qualità, il San Marzano ha ripreso dignità. Un gruppo di aziende agricole si mette insieme per rivendicare regolamentazione nelle procedure di produzione fino ad ottenere, nel 1996, il riconoscimento di Consorzio di tutela del Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese Nocerino e fregiarsi della denominazione di origine protetta. Oggi è composto da 14 cooperative di coltivatori e da 19 aziende di trasformazione. Le coltivazioni sono fazzoletti di terra vulcanica, profonda, soffice, ricca di sostanze organiche, prossimi a falde acquifere e sorgenti, che la rendono la culla del re della dieta mediterranea.
Gli appezzamenti interrompono gli insediamenti urbani compresi nei 41 comuni della zona dop che tocca le province di Napoli, Salerno e Avellino; vi si allevano piante che crescono in verticale sorrette da pali in legno di castagno; i frutti vengono raccolti a mano a scalare selezionando solo quelli che hanno raggiunto il giusto grado di maturazione per essere destinati alla trasformazione in pelati.
La prima firma in calce all’atto notarile che sancì la nascita del consorzio di tutela è di Giuseppe Napoletano, figlio di contadino conferitore, studi in economia e commercio, promotore, (allora visionario) di una appassionata battaglia per la difesa della qualità e dell’identità di un prodotto di eccellenza che ora come allora definisce unico e inimitabile. La spinta d’orgoglio imprenditoriale gli arriva dall’aria di sufficienza con cui veniva trattato il padre quando conferiva il San Marzano ai laboratori locali di trasformazione. Con l’ardore del carattere, la consapevolezza delle radici e l’incoscienza della giovinezza parte, nel 1996, con la sua piccola azienda di pelati San Marzano che battezza Solania, nome scelto in omaggio all’indicazione scientifica Solanaceae.
Cioè come da indicazione del disciplinare, di quella bacca rossa a due o tre logge, compatta e carnosa, di forma allungata compresa tra i 6 e gli 8 centimetri, il ph acido che non supera il 4.50 e con la pelle che si toglie con facilità. Caratteristiche che vengono supervisionate da rigorosi controlli interni alle aziende e valutano tutte le fasi – dal seme all’etichettatura delle “buoites”, accertamenti vidimati da Agroqualità, l’Istituto di certificazione designato dal Ministero delle Politiche Agricole.
Il Consorzio oggi non è solo l’ente ufficiale e deputato alla tutela di un pomodoro che l’essenza stessa di una terra, che ne garantisce il rispetto di regole, norme e procedure di produzione, ma anche il soggetto più importante e più riconosciuto nell’ambito della promozione: Fra le iniziative in campo oltre alla partecipazione ad eventi food di caratura internazionale, l’azione di advocay in sede istituzionale, con una proposta di legge, per inserirlo nella lista dei prodotti Patrimonio Culturale Nazionale.