Come si mangiano le ostriche? Intanto andiamo a vedere dove si producono: il fantastico viaggio negli allevamenti più importanti
Come si mangiano le ostriche? Punto Nave dei fratelli Daniele e Simone Testa è in questo momento il più forte ristorante di mare in Campania. Non solo per la materia prima, ma anche per il continuo aggiornamento. Qui Daniele Testa ci racconta il suo viaggio completo nel mondo delle ostriche.
Si fa presto a dire ostriche: dopo aver letto questo post ne saprete certamente qualcosa in più.
di Daniele Testa
Punto Nave Pozzuoli
Questo è il nostro giro nel magnifico mondo delle ostriche. Abbiamo avuto il piacere di incontrare tutte le famiglie ostricultori più importanti come Florent Tarbouriech detto l’innovateur. Lui ha capito 10 anni fa che la differenza tra le ostriche Francia del nord, molto più buone di quelle del sud, dove si trova lui con l’azienda, è dovuta alle maree naturali che nello stagno di Thau non ci sono. Ccosì si è inventato un sistema di argani alimentati da energia solare mossi tramite un applicazione che simulano le maree alzando e abbassando le ostriche appese a queste corde riuscendo a pieno a riprodurre ostriche di altissima qualità e questo sistema l’ha chiamato marea solare.
Come si mangiano le ostriche?
Continua il nostro viaggio verso Nord. Qui siamo nelle Marennes,il più grande parco acquatico europeo per la produzione e commercializzazione di ostriche. Tra le tante visite alle piccole aziende ci è rimasto impresso David Harve che riesce a produrre 10 tipi di ostriche diverse di cui 6 affinate in mare aperto e 4 nelle clear e che in modo maniacale lascia pulire ai gamberi imperiali.
Lasciamo Herve per andare in casa GILLARDEAU il più grande brand europeo/Mondiale. Gillardeau subito ci racconta che le sue ostriche vengono da diversi parchi acquatici selezionati dai loro esperti (Utha beach in Irlanda, in Portogallo, Camcale e Marennes) , ma tutte sono portate in azienda per l’azienda per il passaggio finale (quello più importante): stabulazione selezione e imballaggio, una fase finale che lasciano fare alle donne sia per tradizione che per la loro cura del dettaglio.
Lasciamo la famiglia Gillardeau alla scoperta di Île-de-Oléron e Île-de-Re e tutto il bacino dell’Aquitania, località storicamente dedite all’ostricultura grazie alle loro condizioni naturali ottimali. Qui ci siamo immersi tra i tanti piccoli ostricoltori che custodiscono le loro radici preziosamente, e che ci hanno raccontato con orgoglio tutte le loro tecniche di allevamento!
Lasciamo a malincuore l’Aquitania per dirigerci verso la Bretagna del Sud, con precisione fiume Belon dove a dato il nome alla famosissima ostrica piatta
Siamo con i piedi nel fiume belon in compagnia di Jean-Jacques cadoret ostricultore da 5 generazioni. Uno dei pochi fortunati ad avere la concessione di qualche ettaro nel fiume per poter affinare le proprie ostriche, e dare la denominazione BELON du BELON.
Lasciamo il fiume per salire in Bretagna del nord , direzione Cancale dove ci sono grandi produzioni di ostriche fino ai piedi del famosissimo Mont Saint Michel.
Dopo aver visitato alcuni produttori e scesi con loro nei campi di ostriche aspettando la bassa marea, ci affascina un ostricultore in particolare PASCAL BOUTRAIS che seleziona la sua (osta regal ) con petali di oro sulla madreperla, a significare la miglior selezione
Come si mangiano le ostriche?
Un commento
I commenti sono chiusi.
Fu Giulio Santillo che fece cambiare Methode Champenois in “Metodo Classico”.
Spiego. Nel 1976 il direttore di vendita dello spumante Ferrari, Giancarlo, venne a trovarmi al mio ristorante Tiberio con il direttore di una compagnia di Washington DC. (Washington Wholesale Liquor) La WWL prima di ordinare un container voleva essere sicuro di vendere un parte. Gli disse che prendevo 100 casse ad una condizione. Dovevano mettere sull’etichetta “Metodo Classico”. Bensi ho lavorato a Parigi con i Taittinger all’Hotel Compte de Crillon, per piu’ di 2 anni. Non mi piaceva vedere un nome francese su una bottiglia di vino italiano. Il container arrivo dopo 6 settimane. Ed ecco il problema. All’arrivo del vino la WWL non aveva fondi per ritirare il container. I Fratelli Lunelli mi chiamarono e mi dissero se io potevo prenderelo il costo era di 67.000 dollari (1976) Acconseti’ e presi 1200 casse di Ferrari. I Fratelli Lunelli sono vivi per poter confermare se e’ verita’. Gli dissi anche di registrare il “Metodo Classico” non lo fecero ed ecco che tutti usano questa frase
Distinti saluti Giulio Santillo Tel. 786 487 8120 o in FaceBook. From Miami Beach with Love!