Come la rivoluzione vegetale di Daniel Humm all’Eleven Madison Park ha allontanato i clienti dal ristorante


di Albert Sapere

La mia prima volta all’Eleven Madison Park fu quello che si dice un colpo di fulmine, poi altre 7 volte, sempre un grande piacere. Adoro da sempre i fumetti ci sono cresciuto. Adoro New York, la città più elettrizzante del mondo. Adoravo Eleven Madison Park. Le tre cose sono strettamente collegate, perchè non c’era ristorante più newyorkese dell’Eleven Madison Park, anche dopo la ristrutturazione che aveva preso un’intera estate, spostandosi negli East Hamptons.

New York è da sempre il set di tanti film e anche dei grandi fumetti. Varcato l’ingresso girevole, si aveva come la sensazione che da un momento all’altro entrino Superman, Batman o Spiderman, tre icone nella cultura popolare, identificati con la “Big Apple”. All’Eleven si entrava nel senso più profondo dell’essere newyorkese. Tutto era gigante, tutto è fatto per numeri pazzeschi, tutti sorridevano, sempre. Sembrava un film degli anni ’60 del secolo scorso, aspetti Dean Martin Frank Sinatra con il martini in mano, oppure Audrey Hepburn fasciata nel tubino nero in
Colazione da Tiffany
. Come tutti i ristoranti che adoro nel mondo non era solo cibo, ma uno spaccato di una cultura.

Poi la svolta vegetale di Daniel Humm, la feroce critica di Pete Wells del New York Times. Poi una serie di fallimenti, uno dietro l’altro. Prima il licenziamento dal Davies and Brook
del Claridge hotel di Londra, ora l’annuncio a fine marzo dal profilo Instagram di Humm che il nuovo progetto “Four Twenty Five” in un nuovo sfavillante grattacielo non sarebbe andato in scena. “Mi rattrista dover abbandonare questo progetto”, ha detto su Instagram. “Ma sapevo nel mio cuore che dovevo raddoppiare i miei valori e impegnarmi per ciò che credo sia giusto per la nostra comunità e il nostro pianeta”, il commento dello chef di origine svizzera.

Eleven Madison Park, un tempo quasi impossibile da prenotare, ci rivela il New York Post, adesso non fa mai il tutto esaurito e se le prenotazioni prima erano quasi un anno per l’altro, adesso a fine marzo hanno aperto quelle per maggio.

Una scelta vegetale, criticata duramente, anche perchè se si prenota una cena privata è possibile mangiare carne, foie gras e tutto il resto. Allora come diceva il buon Lubrano, la domanda nasce spontanea: “Quanto lo si fa per convinzione e quanto per moda e marketing?”. Il dato di fatto è che dopo la rottura con Will Guidara, Daniel Humm non ne ha azzeccata una, resta un cuoco bravo per carità, ma probabilmente la vera anima di quel locale, la persona che alzava sempre l’asticella verso l’alto era Will Guidara, andato via forse adesso è solo un bel posto dove consumare un pasto più o meno buono, con Will era un altro fatto.