Coda di Volpe Tenuta del Meriggio, la verticale storica in 7 annate
Tenuta del Meriggio
Contrada Serra 79 81A, SP243, 136, Montemiletto (AV)
Telefono: 0825 962282
di Antonella Amodio
Sono rare le degustazioni verticali del vino Coda di Volpe che si sono svolte nel corso degli anni. Questo è principalmente dovuto alla difficoltà di reperire bottiglie vinificate in purezza, poiché in passato questo vitigno veniva prevalentemente utilizzato come uva da taglio, in blend con Fiano, Greco e Falanghina per attenuare l’acidità di questo trio di varietà. Parliamo di un’epoca in cui il cambiamento climatico non aveva ancora impattato l’aumento delle temperature globali. In quegli anni, areali freddi come l’Irpinia e il Sannio erano in grado di produrre uve caratterizzate da una notevole acidità. Per bilanciare questa peculiarità, si ricorreva a piccole aggiunte di uve provenienti da altre varietà, così da ottenere un equilibrio più armonioso nel vino. Il vitigno Coda di Volpe è uno di questi, capace di raggiungere alti livelli di zucchero quando è completamente maturo, mentre l’acidità totale rimane piuttosto bassa, conferendo al vino una morbidezza e una sensazione glicerica. Questa varietà a bacca bianca autoctona della Campania, presenta riferimenti storici precisi fin dall’epoca romana, tanto che Plinio il Vecchio la citava nel suo “Naturalis Historia” con il nome di “Cauda Vulpium”, evidenziando la sua idoneità per la coltivazione a pergola. Il suo nome deriva dalla forma caratteristica del grappolo, che ricorda appunto la coda della volpe. Coltivato in quasi tutta la regione, dal Vesuvio al Taburno, fa parte di numerose denominazioni di origine DOC campane. In Irpinia trova le condizioni più favorevoli, su colline di media altitudine e con buone esposizioni solari. Negli anni Ottanta si sono registrate le prime vinificazioni in purezza del Coda di Volpe. Domenico Ocone, proprietario dell’omonima cantina nel Sannio, fu il primo a coglierne il potenziale nel 1986, seguito poi da Antonio Troisi, fondatore di Vadiaperti, e poi dalla cantina del Taburno. Con il passare degli anni, altri produttori come Fattoria La Rivolta, Perillo e Tenuta Cavalier Pepe hanno contribuito a farci apprezzare le caratteristiche di questo vitigno. Tenuta del Meriggio ha investito nel Coda di Volpe sin dalla sua fondazione nel 2010, quando Bruno Pizzi e sua moglie Nunzia Guerriero, entrambi medici, hanno deciso di seguire la loro passione per il vino. Acquistando terreni a Montemiletto, ai piedi del suggestivo borgo medievale a un’altitudine di 550 metri, hanno creato un vero e proprio gioiello della viticoltura. In questo paesaggio naturale, sono stati impiantati vitigni autoctoni come Falanghina, Coda di Volpe, Fiano, Greco e Aglianico.
L’obiettivo è promuovere la sostenibilità ambientale e valorizzare l’identità di questo prezioso territorio. L’enologo Carmine Valentino ha seguito il progetto enologico sin dalla piantagione della prima barbatella e, dopo 14 anni di lavoro, la cantina ha raggiunto una superficie di 26,5 ettari, iniziando a raccogliere i primi successi. Negli ultimi tre anni, la giovane Emilia Pizza, che ha ereditato la passione per il vino dai genitori, ha preso in mano la gestione di Tenuta del Meriggio. Grazie al suo ingresso, è iniziato un processo di rebranding che ha rinnovato l’immagine della cantina e il valore percepito del suo prodotto.
“Se mi immagino in una vigna, mi vedo tra i filari di Coda di Volpe, un vitigno generoso che premia il lavoro dell’uomo – racconta Bruno Pizzi – “un’uva dalle grandi potenzialità che in questi anni ci ha regalato tante soddisfazioni”.
La prima degustazione verticale dedicata al Coda di Volpe di Tenuta del Meriggio, guidata dal giornalista e scrittore Luciano Pignataro insieme al Presidente Regionale AIS Tommaso Luogo, all’enologo Carmine Valentino e a Bruno Pizzi, ha messo in evidenza la longevità di questo vitigno, nonostante la sua caratteristica di avere un’acidità relativamente bassa. Le annate degustate hanno sorpreso, suggerendo un’evoluzione complessa e affascinante. La verticale ha incluso sette annate: 2016, 2018, 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023.
Morbidezza e sapidità sono le peculiarità distintive del Coda di Volpe di Tenuta del Meriggio. Secondo l’enologo Carmine Valentino, “l’andamento climatico dell’annata gioca un ruolo fondamentale nel determinare il profilo aromatico di questa varietà”.
Degustazione verticale di 7 annate Coda di Volpe Tenuta del Meriggio
2016: Colore giallo paglia, integro. Profumi di frutta candita, semi di girasole e miele. Caldo, voluminoso e con una piacevole sapidità.
2018: La tonalità si presenta con un giallo chiaro, quasi paglierino. Una delicata sfumatura di idrocarburo apre a un ricco ventaglio di aromi affumicati e di menta. Il sorso è salino, fresco e di lunga persistenza.
2019: Giallo paglierino, brillante. Note di agrumi, uva spina e menta selvatica si fondono armoniosamente. In secondo piano, si fa strada un accenno balsamico. Al palato risulta sapido, fresco e con un tocco mentolato. Profondo.
2020: Giallo paglia con riflessi dorati. Al naso si manifestano intense note di frutta gialla e nuance floreali. Al palato, si presenta avvolgente, con una consistenza burrosa e un piacevole sapore sapido.
2021: Giallo dorato e luminoso. Il profilo aromatico si caratterizza per note affumicate, felce, chiodi di garofano e un accenno balsamico. Il sorso risulta meno vigoroso e con una persistenza ridotta.
2022: Giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso si percepiscono profumi di buccia di agrumi, pera e salvia. Al palato è ampio e salino, con una progressione lunga e persistente.
2023: Giallo paglierino. Al naso si aprono profumi di frutta gialla, salvia, menta e origano. Al palato si percepiscono sapidità e ampiezza. Un vino giovane e vibrante.
Particolarmente interessante è la versione Spumante Metodo Classico del Coda di Volpe, che offre un bouquet aromatico caratterizzato da note predominanti di frutta gialla e delicate erbe aromatiche. Tra i vini di Tenuta del Meriggio, oltre al Taurasi, al Fiano di Avellino e al Greco di Tufo, disponibile anche in versione riserva, merita particolare attenzione il Campi Taurasini dell’annata 2018, dove si può apprezzare un equilibrio ben presente, supportato da una piacevole acidità e da un frutto vivace, senza dimenticare l’ottimo rapporto qualità-prezzo (14,00 € in enoteca).
Produzione totale delle bottiglie circa 80.000