Cinque Falerno rossi da non perdere
di Teresa Mincione
Come un sacro rituale, il concorso enologico che nasce nel cuore della dop, a Falciano del Massico, è arrivato alla sua diciannovesima edizione. Una kermesse culturale nonché un appuntamento vincente che ha saputo sorprendere quanti hanno voluto immergersi in un programma ricco e suggestivo con fil rouge il Falerno del Massico. Tanti gli ingredienti del Falerno Fest: musica, sbandieratori, degustazioni, laboratori, convegni, e non per ultima, la premiazione del concorso “Il miglior Vino del Contadino 2017”. Tavole rotonde con le autorità: il sindaco Erasmo Fava, l’assessore all’Agricoltura Achille Palazzo, il consigliere delegato agli Eventi De Santis, il presidente della Camera di Commercio di Caserta Tommaso De Simone e il presidente del Consorzio di tutela vini di Caserta Salvatore Avallone; nonché un convegno ad hoc, dove la parola d’ordine è stata: “La cultura eno-gastronomica dell’Ager Falernus” nel quale si sono alternate le voci di Carmine Guarriello presidente Amici della biblioteca, Germano Faella Fiduciario condotta slow food massico, Luciano Pignataro giornalista de Il Mattino. Numerose le aziende vinicole presenti alla serata, fautrici e vettori della conoscenza del Falerno, anche nell’Ager Falernus: Gennaro Papa, Cantina Zannini, Regina Viarum, Cantina Santoro, Cantina Pagano, Masseria Felicia, Villa Matilde, Bianchini Rossetti, Nugnes, Trabucco, Collefasani, Volpara.
Il territorio di produzione del Falerno del Massico, ubicato nella zona nord occidentale della provincia di Caserta, seppur piuttosto piccolo per superficie, è un delizioso e particolare angolo della Campania che per esposizioni, altitudini e composizioni dei terreni, è reso unico al mondo. Il disciplinare, approvato con DPR del 03.01.1989 e modificato in ultima scrittura con il DM del 30.11.2011, identifica i comuni in cui si articola: Sessa Aurunca, Cellule, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola.
Cinque comuni alle pendici del Monte Massico. Un’area tratteggiata a nord dal vulcano spento di Roccamonfina, ad ovest dal litorale domizio che collega Gaeta e Sinuessa (oggi Mondragone), e a sud dalla storica Terra di Lavoro.
Un territorio che a volerlo scoprire km dopo km, si delinea per la fittissima rete viaria. Strade strette e impervie anche di campagna, che, come capillari in un essere umano, conducono direttamente alle tre strade nazionali: la Via Appia (che attraversa il territorio da Nord-Ovest a Sud Est); la Domiziana che corre lungo il Mar Tirreno e la strada statale 430 del Garigliano che, a ridosso del fiume, traccia la direzione Nord-Nord Est.
La zona è caratterizzata dalla presenza di due colossi: il massiccio vulcanico di Roccamonfina (da dove ha origine la zona.. ormai spento, ma per altitudine il quinto dopo l’Etna, il Vulture e il Vesuvio) situato a nord-nordovest e il Monte Massico (direzione sudovest-nordest) che taglia in due il territorio.
Monumenti naturali preziosi che influiscono non solo sull’aspetto paesaggistico ma anche sull’andamento climatico della zona, non a caso la parte di Mondragone, Falciano e Carinola è protetta dai venti freddi di tramontana e maestrale.
Altro aspetto caratterizzante è la ricchezza e l’ìeterogeneità dei terreni che si trovano tra i filari delle vigne dell’areale. Dai limo sabbiosi, limosi grigi, limo argillosi con presenze di pomici, fino a terreni con piccole presenze di terreni umiferi. Fattor comune tra essi sono i conglomerati calcarei di epoca pliocenica (tipici del territorio del monte Massico, ricchi di materiale piroclastico di differente costituzione ed origine). A dirla breve, il versante sud ovest con Sessa Aurunca e Cellule si caratterizza per la presenza di giaciture più compatte, presenza di scheletro calcareo e argilla, con altitudini che sfiorano i 350 mt s.l.m., il versante sud est (Falciano, Carinola e Mondragone), vede una preponderanza di piccoli rilievi e dolci pendenze, terreni sciolti con presenza di componenti vulcaniche (come la pozzolana).
La domanda frequente è: quante tipologie di Falerno del Massico sono ammesse? Da disciplinare, sono ben cinque: bianco (con percentuale minima di Falanghina dell’85%), rosso, rosso riserva, Primitivo e Primitivo Riserva. Nelle tipologie rosso e rosso riserva la quota minima di Aglianico è pari al 60%, mentre per il Piedirosso è stabilita una variabile massima del 40%.
La tipologia Primitivo è riservata ai vini provenienti da vigneti composti dal vitigno Primitivo per almeno l’85%, ma possono concorrere altri vitigni a bacca nera ammessi nella provincia di Caserta, come l’Aglianico il Piedirosso, e Barbera (come da disciplinare).
Ai calici ..
Falerno del Massico Rapicano 2013 – Trabucco
Alle pendici del monte Massico, nel piccolo comune di Carinola in frazione Santa Croce, con la vendemmia 2003, nasce l’azienda vinicola di Nicola Trabucco. Dopo oltre un decennio dedicato alla consulenza agronomica ed enologica di numerose aziende vitivinicole campane, è maturata la volontà di realizzare una cantina e un vino che portasse il proprio nome, prodotto dalle proprie vigne allevate alle pendici del monte Massico a 260 mt s.l.m.. Due ettari e mezzo di proprietà calibrati essenzialmente su due vigne: Vigna Sei Moggia e Vigna Alessandro. Il “Falerno del Massico Rosso Rapicano” nasce da uve di Aglianico (per l’ 80%) e da uve di Piedirosso (per il 20%), affina in barrique per 12 mesi e successivamente in bottiglia altri 6 mesi.
Rubino luminoso. All’olfatto svela un buon equilibrio tra frutta e legno. Tracce di noce moscata, foglie di tabacco, gelso, bacche di pepe bianco. Sottile traccia minerale accompagnata da una live spinta erbacea. In bocca è sferzante, pulito e lungo. Tannino integrato e buona chiusura sul finale.
Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo 2013 – Masseria Felicia
L’azienda, situata in Frazione Carano, a Sessa Aurunca, proprio ai piedi del Monte Massico, è attiva dal 1995. Maria Felicia Brini, donna di grande grinta e intuizione, oggi conduce l’azienda di famiglia, prima diretta e coordinata con il padre Alessandro. Coadiuvata dall’enologo Vincenzo Mercurio, Felicia gestisce ben 5 ha di vigneto piantati, a più riprese (1995, 2003 e 2005) a Aglianico, Piedirosso e Falanghina.
Il Falerno del Massico Etichetta Bronzo 2013, etichetta di punta dell’azienda, è per l’80% Aglianico e 20% Piedirosso e nasce da terreni di origine vulcanica.
Dopo la diraspatura il mosto viene immesso in botti di castagno, affina in barrique francesi per 12- 14 mesi e trascorre altri 12 mesi in bottiglia.
Rubino luminoso con fittezza di tessitura. Il bouquet è pieno e di ampio respiro indirizzato verso un’apertura di spezie e lievi toni affumicati che nel roteare lasciano il passo a tracce di frutta rossa croccante. Sciolgono le briglie inizialmente i richiami di cioccolato, castagna, gheriglio di noce, pepe nero, radice. A seguire grafite, cuoio. Arrivano i sentori di frutta sul fondo: mora, marasca, rosa canina. All’assaggio è un vino opulento, generoso e complesso. La poliedricità avvertita all’olfatto viene rintracciata anche al gusto. L’alcolicità sostiene un nerbo importante di freschezza. Buono l’allungo e la dissolvenza di sapori è molto coerente. Il tannino mai aggressivo ma integrato e piacevole. Un vino dalla struttura capace di correre nel tempo, certamente interessante, che sa ben trasmettere la personalità e la tipicità del suo territorio.
Tuoro Falerno del Massico Rosso Riserva 2013 – Volpara
Nel cuore dell’Ager Falernus, alle pendici del vulcano di Roccamonfina, nel comune di Sessa Aurunca, in una cantina interamente scavata nel tufo sul finire del XIV° secolo, dopo anni passati a produrre vini in modo amatoriale, nel 2004 viene matura la decisione di dedicarsi al vino in maniera più attenta e professionale. Inizia così la produzione di vini DOP “Falerno del Massico”. Ben cinque ettari di proprietà e tre in affitto. Con la vendemmia 2004 inizia la produzione dell’azienda Volpara, realizzando sin da subito delle vere eccellenze enologiche, uniche e riconoscibili, grazie alle particolari note fumé che il territorio di produzione imprime ai vini. Nasce così Tuoro riserva, nome legato strettamente al territorio di produzione (Tuoro è il nome stesso del piccolo borgo medioevale dove ricade il vigneto).
Un Falerno del Massico rosso riserva (Aglianico Taurasi 80%, Piedirosso 20%) che ha origine dai terreni tufaceo-vulcanici delle colline di Tuoro. Affina in barriques 18/20 mesi (Allier, Never di 1° passaggio) e successivamente in bottiglia altri 6 mesi.
Rubino intenso luminoso. Caratteristici i tratti empireumatici e balsamici presenti sin dalle prime olfazioni. Verticale e progressivo dove spiccano la composta di frutta, ribes nero, spezie scure e un tono lievemente erbaceo. Il palato è abbastanza morbido dal tannino dritto e composto. La freschezza si fa succosa richiamando sapori di piccoli frutti rossi schiacciati. Coerenza gustolfattiva. Un vino in evoluzione dalla chiusura garbata e lunga.
Falerno del Massico Riserva Campierti 2013 – Cantina Zannini
Produttori di vino fin dal 1800. Un filo sottile lega Domenico ed il papà Carlo, oggi continuatori dell’antica tradizione, con Salvatore, Antonio ed ancora il bisnonno Carlo che del vino fecero ragione di vita e passione mai spenta. Dalle antiche cantine scavate nel tufo e dalle botti in legno che vi sprofondavano, fino alle moderne botti di acciaio, resta la certezza che il vino è lo stesso di quello che gli antichi romani chiamarono “Falerno” .Le vigne, adagiate ai piedi del Monte Massico, giacciono su di un terreno calcareo ed argilloso ed i resti di antiche fornaci romane per anfore che vi insistono sono ancora oggi la testimonianza di un inscindibile legame di quel vino col territorio.
Il Campierti nasce da uve Primitivo su terreni argilloso- calcarei, mia una macerazione medio lunga in acciaio, segue un breve passaggio in barriques e altri 6 mesi in bottiglia prima dell’immissione al commercio.
Rubino luminoso dalla trama poco permeabile. La proposta olfattiva si apre, dopo qualche roteare, con dei toni che raccontano il cacao amaro in polvere, china, rabarbaro, radice. Non stenta a raccontare la sua essenza mascolina tratteggiata nei toni scuri. Stretto e silenzioso nei suoi sentori di frutta matura in sottofondo. Refoli di incenso in profondità. Al sorso il tannino protagonista evidenzia il suo lato materico . Fresco e scattante, nerboluto, teso. Ritorni di prugna e cioccolato nero, cuoio in chiusura. Un calice composto, lungo e tenace.
Falerno del Massico Campantuono 2013 – Papa
Dalla dominanza dell’ Aglianico nei calici sin qui assaggiati, con il Campantuono 2013 di Gennaro Papa passiamo al Falerno del Massico da uve Primitivo. L’azienda Papa, oggi gestita e coordinata dal figlio Antonio, cultore del territorio e sapiente produttore, è una realtà in crescita alle falde del Massico. Ben sei ettari di vigneti di proprietà pettinati come giardini. La consulenza enologica è di Maurilio Chioccia
Rosso rubino dalla trama serrata. Un calice di Primitivo che dal tempo ha ereditato un naso opulento, complesso e elegante. Immediata la percezione delle spezie. Pepe nero, radice, bacche di ginepro, tabacco mentolato, humus. La componente fruttata arriva al naso con un maggior rotondità e con percezioni pseudocaloriche più marcate. Refoli di prugna, visciole, melagrana. Il bouquet scuro, dai sottili refoli ematici e terrosi esprime una territorialità che è innata a questo vino. Nel profondo, il roteare, svela picchi minerali. Al gusto è sapido e gustoso. L’apparato alcolico non prende mai il sopravvento nonostante l’alta gradazione alcolica. Di corpo e dal buon equilibrio. La spina dorsale acida è bilanciata con il resto del sorso. Il tannino è integrato e accentua la profondità dell’assaggio portando con se echi balsamici, terrosi e tabaccosi tanto da richiamare l’abbinamento con un sigaro toscano!
Qualche riflessione..
Non va dimenticato che nell’ultimo ventennio il panorama vitivinicolo locale, già reso illustre dalla presenza di aziende di storica portata come Villa Matilde, si è arricchito della presenza di nuove aziende, perlopiù di piccole dimensioni, che hanno contribuito a diffondere la cultura del Falerno nel mondo. La tenacia e la passione per questo areale costituiscono, certamente, una carta vincente per un messaggio di qualità nel mondo. Falerno Fest è stata un’occasione ben realizzata per valorizzare il territorio nella giusta chiave di recupero delle tradizioni locali anche enogastronomiche. Un plauso all’amministrazione tutta e agli organizzatori nelle persone di Gennaro Papa, Geppino De Santis (consigliere comunale) e Antonio Zannini. E’ proprio il caso di dire che l’unione fa la forza!
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Rispetto sempre le idee altrui e so comunque che ogni classifica può non trovare tutti d’accordo ,ma escludere da una seppur piccola classifica Cantine Moio che hanno fatto la storia di questa denominazione (forse solo perché non presente)e Villa Matilde che ne ha rinnovato i lustri (anche se nominato Salvatore e azienda nell’articolo)mi sembra quantomeno azzardato.Con simpatia Mondelli Francesco.
MOIO, questo “sconosciuto”….bah