Cilento: le dieci cose belle dell’estate di Marco Contursi


di Marco Contursi

A quale giorno e dall’uscita del mio articolo su alcune criticità del turismo in Cilento, sento di dover fare un bilancio, soprattutto alla luce dei tanti commenti e del fatto che giovedi 5 settembre di sera, paesi come Ascea, Casal Velino, erano semi deserti (solo Agropoli aveva un discreto numero di presenze nei locali del lungomare). Ma è possibile che due cittadine, a due passi dagli Scavi di Velia e con un mare limpido il 5 settembre già debbano svuotarsi quando dovrebbero avere turisti almeno da aprile a novembre?

Prima una doverosa premessa. Conosco il Cilento, soprattutto quello che va da Agropoli a Pisciotta come le mie tasche. E’ una terra meravigliosa, con bellezze incredibili, un patrimonio storico e culturale enorme e una gastronomia fantastica. Negli anni ho spinto tantissimi produttori e ristoratori a farsi conoscere scrivendone su questo blog. Ho scritto più del Cilento che di ogni altra zona d’Italia. E solo 2, dico 2, articoli di critica in 15 anni.  Quando proprio non ce la faccio più a vedere certe cose, quando soprattutto sono gli stessi operatori turistici cilentani seri a chiedermi di parlarne.

Veniamo ai numeri dell’articolo: oltre 35 mila letture, in continuo aumento,  400 commenti e 300 condivisioni su Facebook.

Il pezzo non nasce da sentito dire generici, come qualcuno ha insinuato, ma da esperienze mie dirette o di persone amiche.

E si badi bene, moltissime sono cilentane. Moltissime sono operatori turistici, ossia ristoratori, titolari di agriturismi, guide turistiche, produttori di tipicità che lamentano le cose di cui io ho scritto.

  • Un operatore turistico serio è il primo a criticare i colleghi che offrono servizi scadenti perché danneggiano l’immagine di un territorio. Esempio: in Sardegna in questi giorni un venditore ambulante ha fatto pagare ad una 86enne oltre 1000 euro per 4 pezzi di formaggio. Bene, i negozianti della zona hanno fatto una colletta per risarcire la signora e per dirle “quel collega danneggia l’immagine di tutti noi, e noi lo boicottiamo”. Certo, avrebbero potuto pure dire “la signora ha pagato, colpa sua, il mercato è libero, la roba nostra costa molto” e altre scuse a giustificare il collega ma non l’hanno fatto. Questo significa essere operatori turistici seri.

Chi offre servizi scadenti a prezzi esagerati danneggia tutti i colleghi seri perché allontana le persona da un territorio e dovrebbero essere gli stessi colleghi a boicottarlo.

Il mio articolo ha avuto inaspettatamente centinaia di commenti a favore, di vacanzieri nel Cilento, semmai da decenni, che portavano la loro testimonianza di costi alti e disservizi. E si badi bene, di tutti i ceti sociali, tra cui ingegneri, architetti, del manager di un ristorante stellato, del titolare di due tra le pizzerie più importanti della Campania. Gente abituata a girare il mondo e a spendere quando la cifra è congrua senza fiatare. Il problema non è pagare un primo piatto 28 euro o una stanza 1500 ma vedere cosa ti viene dato per quella cifra.

  • Un prezzo è alto se non congruo all’offerta. Nel caso di un piatto di pasta, dipende non solo dagli ingredienti ma dal contesto in cui viene somministrato che è un valore aggiunto, anche perché spesso sono costi maggiori per chi lo offre. Alcune cifre non si possono sentire, un cornetto 3.5 euro, 6mila euro due stanze per 15 giorni, 28 un risotto scotto e non rifatto, 10 euro un coperto non detto al momento della prenotazione sono cifre che non si possono sentire. E tutti dovrebbero gridare contro, in primis chi fa turismo, poiché i prezzi spropositati allontanano i clienti dal Cilento. Non bisogna dire “che bravo quello che si fa pagare tanto, ora lo faccio pure io”.

I commenti negativi sono stati centinaia, turisti delusi, molti che a loro volta sono del settore quindi a conoscenza di logiche e meccanismi, come il manager di un importante ristorante stellato. Tutte queste critiche non possono essere bollate come offese gratuite.

  • Quando le critiche sono molte il problema c’è. Quando molti utenti di un servizio, in questo caso turisti estivi del Cilento, lamentano disservizi simili (prezzi alti, offerta scadente ecc) gli operatori turistici seri dovrebbero fare una seria autocritica, sedersi ad un tavolo e discutere. Non fare gli offesi. La crescita, personale ed aziendale, passa attraverso il mettersi in discussione, non nell’arroccarsi su posizioni difensive indifendibili. Anche perché certe cose sono sotto l’occhio di tutti.

Da sempre sento dire “il cilentano è chiuso”, “Cilento perla nascosta e cosi deve restare”, “i turisti sono incivili”.

  • La qualità dell’offerta determina l’utenza. Se vuoi fare turismo e quindi guadagnare devi adeguarti ad una offerta internazionale per quel che concerne i livelli di accoglienza. Che non significa omologarsi ma capire che non conoscere le lingue, non avere una colazione salata, neanche tipica, non offrire prodotti locali ma di altre zone per risparmiare, non avere chiarezza circa i prezzi di vendita ecc, sono cose inaccettabili per chi vuole stare su un mercato turistico di qualità globale. Il Cilento ha bellezze tali che potrebbe campare di turismo 300 giorni l’anno. Oggi la stagione si concentra in 40 giorni a cavallo di luglio ed agosto e già da settembre si svuotano, soprattutto certe zone. E l’offerta spesso determina l’utenza. Se per chiedere 7 mila euro al mese per due stanze permetto a 4 famiglie di mettersi dentro, se invece di proporre una rassegna culturale offro spettacoli di piazza di bassa qualità, se invece di offrire piatti fatti bene ad un prezzo congruo (non basso ma congruo), offro pizzette e calzoni a 3 euro con materie prime scadenti, poi non posso lamentarmi che arrivano buzzurri che cercano di scappare senza pagare o gente che scatena risse e che butta il sacchetto dal balcone. Bisogna alzare l’asticella. Ma spesso non lo si vuol fare perché anche i cafoni portano soldi e quindi cerco di tenermeli stretti, pur criticandoli. E in questo calderone ci finiscono anche le persone perbene che però appena possono scappano via.

Nessun commento invece è stato fatto sulla parte del mio articolo in cui parlavo di welfare dei dipendenti, di assunzione di professionalità qualificate, del fatto che la gestione di strutture anche importanti si basi su logiche che dovrebbero essere superate come ad esempio orari impossibili e stipendi ridicoli ai dipendenti.

  • I dipendenti sono la risorsa della azienda. Un dipendente trattato bene NON abbandona l’azienda (tranne rari casi). Un dipendente che sta bene lavora meglio e l’azienda guadagna di più. La logica del titolare padrone che dispensa cazziate e che ha la verità infusa per nascita va sostituita col titolare che crea una squadra unita, dove ognuno lavora al massimo delle sue possibilità nell’interesse della azienda. Dipendenti scansafatiche ci sono ma si elimineranno da soli, mentre quelli validi faranno a gara ad andare a lavorare in una azienda sana. Perché ci sono ancora tanti giovani che vogliono lavorare nelle giuste condizioni. Ma bisogna circondarsi di professionisti e pagarli il giusto. Ricordandosi che i soldi a palate degli anni 90 erano figli dell’evasione e dell’abusivismo.

Comunque, visto che molti hanno chiesto di segnalare anche esempi virtuosi ve ne metto 10 con cui ho avuto a che fare di recente questa estate, per altre decine di realtà valide di ristoranti o produttori di cui ho scritto nei mesi e negli anni scorsi in questo blog, basta mettere il mio nome dei motori di ricerca, oppure mettere Cilento per avere una visione complessiva della costante attenzione che il nostro blog ha avuto su questo territorio negli ultimi 20 anni.  Ovviamente ce ne saranno altre validissime, magari sorte da poco, ma noi scriviamo solo quando proviamo e, è bene ricordarlo, senza nulla a pretendere..

Non ho mai detto che fa tutto schifo ma che bisogna togliere lo schifo per far emergere un territorio meraviglioso.

  1. Palazzo Gentilcore a Castellabate. A 30 m dalla famosa piazzetta, titolari presenti, stanze curate, personale accogliente e che parla le lingue, chef bravo che fa cucina locale con giusta rivisitazione ad un prezzo congruo (40 euro menu degustazione dei ricordi), colazione dolce salata con prodotti del territorio, reperiti da piccoli produttori. Una stanza deluxe doppia a settembre al prezzo di un b&b lontano da tutto.
  2. Osteria del Notaro a Ceraso. La mia cena dell’estate, prenotando avrete piatti dedicati come fusilli con un ragù vero e carne cotta a lungo nel sugo che si “spegneva in bocca”. Prezzo giusto.
  3. Pasticceria Franco a Casal Velino e Pasticceria La Ruota a Perdifumo. Dolci ottimi, materie prime di qualità, tanto lavoro e studio per migliorarsi. Umiltà assoluta nel confronto per crescere. Risultato? Assaggiate la brioche alla crema di Franco o il panettone estivo della Ruota e poi mi direte….
  4. Autentica la pizza nel ruoto ad Agropoli. Il titolare garbato mi invita a provare la sua pizza dopo aver letto in rete di una mia recente delusione pizzosa. Vado senza dirglielo prima (infatti lui non c’era), pago come è giusto che sia (solo 7 euro una pizza, senza distinzione di gusto) e la trovo ottima. Ripeto: 7 euro per una pizza ottima e ben farcita.
  5. Porta Sirena a Paestum. Splendida struttura, spaghetti alla poveriello e carne di suino di razza casertana commoventi, gentilezza e grande rapporto qualità prezzo. Che vuoi di più?
  6. Masseria Fuscillo a Paestum. Qui segnalo il panino mozzarella e prosciutto crudo. Due volte l’ho preso e mi è arrivato un panino fresco con companatico affettato al momento (no colore grigio della carne o giallo del latticino), generosa farcitura a 5 euro. Non giudico la restante offerta perché non l’ho provata. Ma ho provato oppure visto e son scappato altri panini in strutture simili, semmai preparati 4 ore prima ….incommentabili.
  7. La Petrosa a Ceraso. Azienda agricola, formaggi strepitosi, pernotto e ristorazione valida. Olio fuoriclasse e tanta gentilezza. Prezzi giusti.
  8. B&B Kalinikta ad Ascea. Stanze pulite, titolare gentilissima, colazione con dolci fatti in casa con confetture autoprodotte. Praticamente al centro della cittadina, e a 5 minuti a piedi dal mare. Prezzi non esosi.
  9. I Moresani A Casal Velino. Quanti agriturismi producono in proprio carne, formaggi, legumi, cereali, pane, dolci, taralli, pasta, verdure, olio, salumi, frutta e vino? Io conosco solo i Moresani. Altri producono qualcosa, loro tutto. E la torta ricotta e fichi dà dipendenza.
  10. Strett stritt a Casal Velino. Allora come cucina i crostacei questo ragazzo qui, nessuno. Con buona pace di locali blasonati. Da sempre usa, anche in cucina, un olio top. I prezzi non sono popolarissimi ma nei piatti arriva il meglio del mare. Con l’aggiunta che Cristian e Immacolata possono contare solo sulle loro forze, ragazzi puliti e perbene, e oggi non è poco nella ristorazione.

Per tante altre realtà validissime, come detto, basta sfogliare questo blog, nei mesi prossimi io partirò alla scoperta di salumifici e frantoi ancora poco conosciuti. Perché di parlare del Cilento non mi stancherò mai, come di chiamare col loro nome le cose che non vanno. Perché il Cilento merita politiche di sviluppo valide e professionalità serie per crescere. Non prefiche prezzolate.

p.s. mi si è chiesto perché non parlo della politica. Perché in 20 anni di giornalismo, i politici seri da me conosciuti in tutta la Campania (ma dovunque è così) non superano le dita di una mano e lo sfacelo della economia e della sanità regionali ne sono la prova evidente. Gestione superficiale della cosa pubblica e soldi profusi per iniziative inutili. Sempre pronto a ricredermi dinanzi a fatti concreti.

 

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