Chiara Maci, Carla Icardi e Gherardo Baru Gaetani: noi siamo noi e voi non siete un c…! Una nota da festa a Vico
Stamane curiosando su Instagram mi è balzato agli occhi questa foto in cui Chiara Maci, Carla Icardi e Gherardo Baru Gaetani se la spassano beatamente da Sal De Riso a Minori lunedì 12 giugno a ora di pranzo.
Peccato che contemporaneamente avrebbero dovuto essere 46 chilometri distanti, precisamente a Festa a Vico dove io li stavo aspettando insieme a Gennaro Esposito e Donatella Bernabò Silorata che doveva condurre il dibattito sul tema: Si stava meglio quando si stava peggio? Il racconto del cibo al tempo delle televisioni e del web nel quale io ero chiamato a recitare il passato come semplice e umile giornalista del Mattino di fronte, nientepopodimenoche a, rispettivamente, una “influencer e volto televisivo” (azz!), Mncomm (?) e a… un divulgatore enogastronomico (azz e ancora azz)!
Napoli mi ha insegnato la pazienza e la sopportazione di fronte agli imprevisti perchè sono all’ordine del giorno, frequentare le due Costiere mi ha fatto capire che è inutile portare l’orologio perchè i tempi sono dilatati. Per la cronaca, a strada vuota, il tragitto fra Minori e Vico Equense si copre in un’ora e 22 minuti in auto.
Ma vedendo questa bella compagnia in cui i tre sono impegnati a provare dolci e gelati per poi presentarsi con circa due ore di ritardo rispetto all’orario previsto mi sono detto: cacchio! Ma è proprio questo il vero senso del dibattito su quel che sta succedendo oggi!
Io modesto giornalista professionista da 35 anni avevo preso sul serio la cosa, anzi, all’antica e, nonostante avessi un impegno alle 17 a Napoli, ho chiesto la cortesia ad un amico di accompagnarmi e ho aspettato sino alle 16 nel cinema dove nel frattempo i poveri organizzatori hanno dovuto stravolgere il programma per non far aspettare un centinaio di presenti (l’incontro era previsto alle 14). Sarei anche rimasto, pensate un po’, se non avessi avuto un altro impegno, la consegna dei premi a Campania.Wine insieme a Veronica Maya (anche lei antica, alle 16,45 era già lì a Napoli).
Un vocina dentro di me mi suggeriva sin dalla mattina di evitare tre ore di auto fra andata e ritorno (Napoli-Vico-Napoli a ora di punta) ma alla fine mi sono detto: ho dato la parola a Gennaro e vado.
E invece mi sono imbattutto nella modernità, che pure ‘o pppavallo l’adda pruvà. Cosa volete siano state cinque ore del mio tempo speso fra viaggio e attesa, di fronte ai minuti di benessere che queste star del food hanno provato e che potranno raccontare ai loro follower su facebook, instragram e su tik tok a imperitura memoria dando il loro valido contributo culturale alla comunità scientifica del food??
Me ne sono tornato a Napoli non arrabbiato, ma tanto contento di aver contribuito alla felicità di tre illustri personaggi talmente famosi da permettersi di cambiare programma senza preavvertire, far aspettare me e Donatella e le cento persone che erano venute in sala a tempo indeterminato. Poi il dibattito se lo sono fatto senza me, davanti a sette persone alle 16,30. Ma che importa? Questa è modernità, basterà una foto che inquadra solo il palco, ed ecco che l’irreale diventa reale. Ennesimo successo a Festa a Vico, e vai con like e commenti del popolo follower, sei unica, bravissima, bellissima, ti ammiro tanto, mia madre vuole conoscerti, come fai la carbonara tu nessuno.
E alla domanda “si stava meglio quando si stava peggio?” ho potuto rispondere con sicurezza nel traffico di via Marina durante il rientro: molto meglio adesso, in cui ognuno fa i cazzi suoi.
Qualcuno mi dirà: e l’educazione? La professionalità?
Ma che c’entra adesso tirare in ballo questi argomenti quando siamo in un Paese in cui più sei cafone, più sei dilettante, più conti e più ti senti autorizzato a fare quel che ti pare?
Ps: Naturalmente non dico una telefonata, che è roba da vecchi, ma un messaggio di scuse non sarebbe mai arrivato. Non è da famosi veri scusarsi con chi non conta nulla.
10 Commenti
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Io ero una delle sette persone presenti in sala in qualità di giornalista. La “modernità” era banalissima (e infatti la sala si è svuotata presto), la tua presenza avrebbe dato almeno un tocco di interesse rendendolo un dibattito vero e non autocelebrazione allo stato puro, ma hai fatto bene ad andartene.
Il caso è emblema della democratizzazione della comunicazione, Dove chiunque anche lo scemo del paese ha diritto di parola e poiché l’italiano medio è un mediocre, preferisce ascoltare chi sente affine e quindi lo scemo del paese. Questo spiega il successo di tanti blogger e tiktoker che senza alcuna competenza parlano di cibo o di moda o di qualsiasi altra cosa e sono seguiti da migliaia di persone.
La democratizzazione della comunicazione è figlia del vizio atavico dell’italiano medio, di dare ascolto in maniera acritica, il primo che passa ,dotato di un minimo di eloquio.Lascia poi che spari cazzate o meno, ma la storia è piena di questi pifferai capaci di ipnotizzare.Senza andare troppo lontani basta ricordare il defunto cavaliere, o il cazzaro per eccellenza nella persona di Renzi, o ancora il grillo parlante.E la storia si ripeterà nei secoli dei secoli.
La competenza stanca.
Non è vero! Io c’ero e tutti hanno parlato con competenza e allo stesso tempo con un taglio leggero e divertente. La sala si è stancata solamente a causa dell'”horror vacui” finale.
Ero all’ingresso di Aequa alle 9,30, in qualità di astante NON professionale… io e mia moglie, semplici “aficionados”. Ne siamo usciti nel tardo pomeriggio, quando eravamo ormai fra “i magnifici sette”, pochi minuti prima della giornalista Alessia (ciao Alessia), la quale credo che sia rimasta fra gli ultimi cinque a chiudere i battenti.
Ho aspettato trepidante Pignataro e l’avrei ascoltato con piacere ed avidità, così come di tutti quelli che hanno dato un sicuro contributo ed un senso alla giornata (almeno per noi): Cerea, Tomei, Spigaroli, Mariella Organi, Rudi ed altri… grandiosi protagonisti della ristorazione “vissuta”. Fra questi, quasi tutti sono venuti alla mattina e sono andati via alla fine, ed hanno fatto pure la pausa pranzo insieme a noi del pubblico, e tutti questi (ma anche Maria Canabal e Claudio Liu etc..) hanno toccato i temi più caldi ed urgenti della ristorazione, come la sostenibilità, la mancanza di personale, la necessità di far quadrare i conti economici etc..
Insomma, a mio parere in questi 3 giorni a Vico abbiamo più ricevuto che dato (ed abbiamo dato tanto, avendo pagato di tasca nostra viaggio, hotel, donazioni alle onlus… tutto moltiplicato per 2 persone e moltiplicato per 3 giorni), ma l’intervento di Pignataro ci è mancato veramente. Un selfie a lui lo avremmo chiesto volentieri.
Sappiamo benissimo che oggi conta anche la risonanza e la condivisione di ogni fatto, ma appena la conferenza ha avuto una caduta di stile, una perdita di senso e una mancanza di sostanza ce ne siamo andati via senz’altro.
A conti fatti, e tutto sommato, un immenso grazie a Gennaro Esposito, a Fausto dell’organizzazione, a quelli del Timorasso dei colli tortonesi (che vino meraviglioso! Signor Massa hai lanciato tutti in una coraggiosa avventura, e io me li sono bevuti tutti, altro che degustazione, niente è finito nella sputacchiera), ai summenzionati relatori, e grazie anche a uno chef che so io… la cui infinita sostanza impedisce che ci si possa preoccupare di forma.
Purtroppo dai programmi televisivi, che guardo con curiosità, escono personaggi che credono che tutto gli sia dovuto in virtù delle loro apparizioni! escono anche bravi chef ci tengo a precisarlo. Chiara Maci è diventata blogger dopo aver fatto il giudice a Cuochi e Fiamme, programma per casalinghe disperate… detto questo per me siamo già apposto così!
caro Luciano … chest’è ! …
Io quel Baru, dopo anni, non ho ancora capito da dove minchia sia uscito e perchè.
Purtroppo quando la popolarità incontra la professionalità ha la meglio. O la peggio, a seconda da dove si guarda la situazione.
Ultimamente le due cose vengono mischiate e il risultato è quello di cui si dibatte. Ma si sa che mixology è un concetto assai burino.