Champagne Vilmart Grand Cellier
di Teresa Mincione
Nulla è per caso è il mio motto di sempre. C’è chi le chiama coincidenze astrali, chi semplicemente caso, o mera fortuna. Fatto è che quando le energie si intrecciano e ne nasce felicità e benessere, beh, ben venga tutto questo. Ci sono sere in cui hai in mente solo eleganza, piacere e armonia.
Momenti in cui hai un chiaro e spiccato desiderio di aprire proprio una bottiglia e non un’altra.. come quando quel non so cosa ti spinge a voler sentire solo quella persona e non un’altra. Champagne Vilmart Grand Cellier, ecco il mio pensiero fisso di qualche sera fa. Fortuna che fosse un venerdì, di quelli in cui altro non hai voglia di fare che sederti al tuo solito tavolo e iniziare a poter dire: “benvenuto week and”. Quella sera ero nel cuore della Napoli viva e ricercata, in uno dei miei posti del cuore, dove il bere bene è una prassi e una certezza. Bollicine dalle più note ai piccoli recoltant, bianchi, rossi, rosati, orange wine.. eppur si trova.
Arrivo, mi accomodo al solito posto e proprio quando stavo per dire cosa avrei voluto bere, in un attimo sento dirmi: “Vilmart va bene? E’ il Grand Cellier”. Non so cosa abbia fatto in modo che Luca tirasse fuori dalla cella frigorifero proprio quella bottiglia, ma la felicità non ha tardato a farsi attendere perché il mio brindisi d’inizio fine settimana stava per diventare ancora più prezioso. Era diventato papà proprio quella sera e la magia era che il mio amico Luca, lo era diventato, quel giorno, per la prima volta. Quella sera volevo essere li, e lì solo dovevo essere. Per caso o per fortuna, non importa. Esserci era tutto ciò che contava.
Champagne Vilmart Grand Cellier. Un calice che parla di Chardonnay al 70% e Pinot Noir al 30%. Un Brut 1er Cru in grado di esprimere innata complessità e versatilità. Una proprietà situata a Rilly la Montagne nella parte nord della Montagna di Reims, e fondata nel 1890.
Vanta un parco viticolo di ben 11 ettari le cui vigne, di età compresa tra i 35 e i 55 anni, possono (tutte) fregiarsi della classificazione Premier Cru. Ma non è finita qui.. I vigneti rientrano in un diametro di 800 metri tanto da poter parlare di domaine, se non addirittura di monopole. Dulcis in fundo, e in pieno paradosso, pur trovandosi su di un suolo ampiamente vocato per la coltivazione del Pinot Noir, la Vilmart & Cie alleva, tra i suoi filari, maggiormente chardonnay. Oggi l’azienda è non solo sinonimo di stile, piacere e qualità ma, senza dubbio una realtà che è riuscita nel tempo a guadagnarsi un posto di nicchia nel panorama vitivinicolo mondiale. Alla guida c’è Laurent Champs, (ultimo discendente della famiglia Vilmart nonché attuale chef de cave), che nel seguire le orme del padre René (anche nella scelta della conduzione biologica), appronta una vinificazione tradizionale dove fermentazione e affinamento si svolgono in legno in assenza di malolattica contando su una intatta acidità naturale delle uve. Un Recoltant Manipulant che ha saputo non soltanto continuare l’attività di famiglia ma guadagnarsi la stima degli estimatori non risultando mai estremo o troppo accomodante nel gusto.
Tornando a me, il brindisi è durato tutta la sera. La gioia era contagiosa e la felicità meritava di essere festeggiata. Roteavo il mio calice e ad ogni giro mi rapiva senza compromessi.
Giallo paglierino brillante dai riflessi dorati. Un infinito perlage a spillo consacrava la nostra festa prima ancora dell’olfatto. Profondo e intenso nelle note di salvia, zafferano, alloro, pan brie, noce moscata. La nota agrumata anticipava sottili refoli burrosi. Polvere di caffè, guscio di nocciola, pietra, zeste di lime in combinato con una sottile vena balsamica. Intarsiato all’olfatto quanto al gusto dove ha dimostrato di essere sottile, verticale, croccante e di estrema eleganza. La vena acida era in asse con le note più morbide. Sapido, minerale, agrumato dal corpo leggiadro e armonico. Persistente, intenso, lungo e minerale. Prelibato nella nota di bergamotto in chiusura. I tratti principali? Potrei dire pulizia e definizione, ma non basta.
Energia e croccantezza, complessità e eleganza, nerbo e tensione. Travolgente e ammaliante. Un evento speciale, una serata da ricordare, un grande champagne.
Lucio Battisti cantava: “tu chiamale se vuoi Emozioni”.
Champagne Vilmart Grand Cellier
Un commento
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Pensando all’onda di piacere che un tale capolavoro riesce a regalare e rimanendo a Battisti io proporrei”come può uno scoglio arginare il mare…..”ma per ora basta ringraziare con la preghiera di segnalare il locale dove potersi accomodare.FM