Centomoggia 2007 Terre del Volturno igt
Castel Campagnano (Ce) Via SS. Giovanni e Paolo, 30 Tel. e fax 0823.867126 www.terredelprincipe.it Ettari: 11 di proprietà Enologo: Luigi Moio
Tirando le somme, il casavecchia e i due pallagrello (il bianco e il nero), sono gli unici vitigni autoctoni della seconda ondata capaci di essere letti anche fuori dalla regione e di prendere i premi a mulinello, come il Casavecchia di Terre del Principe nella sua versione, opulenta e fruttata al naso, 2007. Una grande annata per i rossi, forse un po’ meno per i bianchi, a causa della botta di caldo, inaspettata, della seconda metà di agosto capace di ricordare a qualcuno la terribile e tropicale 2003.
Scapolata la decima vendemmia imbottigliata, ci sono elementi per sostenere l’affidabilità e l’eleganza di questo vitigno a bacca rossa ritrovato per caso e rilanciato alla fine degli anni ’90. Ormai possiamo dirlo vitigno identitario, sia pure di un areale molto ristretto, precisamente sulle colline caiatine, al quale si dedicano con attenzione numerose aziende e, soprattutto, impossibile da non considerare quando si inizia a vinificare e lavorare in zona. Il Centomoggia di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini, da uve casavecchia appunto, si distingue subito al naso per tanta buona frutta rossa matura, note balsamiche, spezie.
In bocca, come tutti i vini di aree vulcaniche, ha una piacevole nota amarognola finale che ripulisce bene il palato nel finale dopo la beva sostenuta dall’attacco dolce e da frizzante acidità. Ripetute verticali hanno dimostrato la possibilità di invecchiamento del Centomoggia, sicuramente siamo sui dieci anni tranquilli, ma io penso anche molto di più.
Non ha la sofferenza intellettuale dell’Aglianico, è forse un po’ più immediato ma anche elegante. Dunque da conservare e goderne per l’evoluzione dei profumi terziari, sempre molto interessanti. Ma è sicuramente anche un rosso da abbinamento, stavolta davvero a piatti di carne molto strutturati, pensiamo al cappello di prete brasato oppure al cinghiale in umido sempre più diffuso tra la parte meridionale della Campania e la Lucania dove questo animale tormenta i contadini ed è la gioia dei cacciatori.
Se poi andate in azienda, potrete prenotare le stanze e una bella cena preparata dal fratello di Manuela, lo chef Maurizio che molti gourmet napoletani conoscono e apprezzano da tempo.