Cenito 2003 Cilento doc
MAFFINI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Parata di stelle cilentane durante una cena luculliana all’Arco Vecchio di Cicerale in puro stile arabo, iniziata poco prima di mezzanotte e terminata molte ore dopo. Per una volta anche io mi sono concesso ai riti del Ramadan occidentale ferragostano, contrario alle mie abitudini ma vi assicuro che ne valeva la pena: con molta determinazione abbiamo dato un duro colpo alla cantina di questa bella trattoria stappando una ventina di bottiglie tra Antece, Perella e Naima di Bruno de Conciliis, Respiro di Rotolo, Cilento bianco di Botti, Cenito di Maffini. Certamente la carta è molto ben impostata, una quindicina di proposte ma solo di produttori cilentani (presenti anche Marino e Barone), l’impressione positiva è che le scorte siano quasi finite e spero proprio che ci sia il rifornimento perché davvero questo posto è la vetrina più qualificata e vicina a De Conciliis, Barone e Rotolo che hanno le loro cantine a cinque, sei chilometri. Il giusto target che ogni osteria deve mantenere, dieci proposte e tutte di territorio. Bruno più spinto impegnato a giocare sulle sensazioni ossidate come gli equilibristi caminano sulla corda, Alfonso tradizionale, Luigi più classico. Tre stili diversi che però messi a confronto mostrano comunque caratteristiche comuni dell’Aglianico cilentano: c’è sempre molto alcol, estratti secchi alti, tannini più dolci rispetto a quelli irpini e sanniti ma sicuramente non meno presenti e difficili da gestire. Sicché è possibile tracciare un profilo dei top wine cilentani: direi tipici, a prezzi comunque molto vantaggiosi (nessuno superava i 30 euro al consumo), forti e ricchi di personalità, muscolosi di frutta e non di legno. Qui parliamo del Cenito che ho definito classico: al naso infatti è sicuramente il più facile dei tre con note dolci di frutta rossa ben assortite allo speziato del legno mentre l’alcol si fa immediatamente da parte dopo che il bicchiere ha riposato per cinque, dieci minuti. In bocca l’ingresso è abbastanza morbido, quasi rotondo, si avverte distintintamente buona freschezza, con una intensità e persistenza che accompagnano tutta la beva sino al finale direi fantastico. Devo dire che Luigi&Luigi (intendo Maffini e Moio), hanno ben interpretato una delle annate più difficili per chi lavora al Sud, con vigne dalle quali si parte con un grado zuccherino molto alto, tanto che l’annata 2004 al primo assaggio di un paio di mesi fa è sembrata molto più magra del 2003 e bisognosa di evoluzione perché dovrà giocare le sue carte sulla finezza e l’eleganza più che sulla ricchezza straordinaria della frutta come in questo caso. Il tempo ha dato ragione all’osservazione di Fabio conferendo più equilibrio e maturando bene il vino durante questi mesi. Non credo, viste le caratteristiche dell’annata, che questo Aglianico avrà vita lunghissima, ma sicuramente per altri cinque anni si manterrà bene evolvendo ulteriormente per la gioia degli appassionati. Noi lo abbiamo abbinato ai cavatieddi con il ragù di cinghiale e lo stufato di cinghiale e vi assicuro che ha fatto benissimo il suo dovere completandosi, come devono fare i grandi vini, alla forza di questi due piatti figli del Parco (prima il cinghiale era quasi scomparso). Noi divorandolo con piacere abbiamo dato una mano ai contadini impegnati in combattimenti quotidiani con queste bestie saporite e scostumate.
Sede a Castellabate. Località Cenito, frazione San Marco. Tel. e fax 0974 966345. E mail: [email protected]. Enologo: Luigi Maffini. Ettari: 4 di proprietà e 2 in fitto. Bottiglie prodotte: 50.000. Vitigni: aglianico, fiano, piedirosso. Si acquistano uve anche da vignaioli di fiducia seguiti personalmente in tutte le fasi.