Casavecchia 2006 Terre del Volturno igt Vestini Campagnano


Casavecchia 2006

Uva: casavecchia
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Apro le danze di questa Pasqua gironzolando in cantina. Inutile negarlo: il clima autunnale, la campagna e i fegatini di capretto esigono un vino rosso corposo sin dalle prime battute.

C’è un vecchio cartone in fondo alla seconda stanza. Ha assorbito umidità in un vecchio stazionamento, ma le bottiglie sono integre. Quattro.

Il Casavecchia di Alberto Barletta&son. Lo apro per vedere cosa debbo aspettarmi da un vino di cui si sa ancora sostanzialmente molto poco. Il naso è sicuramente anni ’90, non caricaturale ma elegante, con note di frutta matura tendente al dolce, spezie dolci e delicate, mela cotogna, funghetti di bosco.

Al naso invece è un bel vino cafone, nella la temperatura di cantina: il colore è un rosso rubino vivo e vivace, quasi brillante, c’è una energia enorme, freschezza e determinazione dentro il palato.

Mi piacciono anche questi tannini non del tutto risolto, ma presenti, per certi versi quasi tendendi ad asciugare le pareti della bocca se non fosse che l’acidità spimge prima che il cerchio si stringa.

Resta in bocca una sensazione di frutta matura croccante e un po’ di tabacco. Importante per me che non fumo più:-)
Un vino dalla doppia personalità, elegante e fine al naso e rustico in bocca. Dissetante.
La conferma di una bella realtà vitivinicola che a distanza di sette anni mantiene la bottiglia in perfetta forma e promette ancora longevità anche se penso che sia questo il momento clou per berlo.

Penso che offrirò queste bottiglie domani ai miei ospiti di Pasquetta. Con capretto e pasta al forno ci sarà da godere.

Amen, per tutti ci deve essere speranza di redenzione. Anche per me

Sede a Caiazzo. Via Baraccone, 5. Frazione Santi Giovanni e Paolo
Tel. 0823.862770
Sito: http://www.vestinicampagnano.it
Enologo: Paolo Caciorgna
Bottiglie prodotte: 50.000
Ettari: 4 di proprietà
Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero, casavecchia, aglianico

4 Commenti

  1. E’ vero e’ un modo di dire, ma non sta bene definire un vino, cafone……E’ un ‘offesa ai calli ed i sacrifici di tanti uomini che lavorano nei campi e tra le vigne, vergogna

    1. Marcello, IO sono cafone, ossia non cittadino. Ma sei così cafone da non capire? No, non ci credo, stai scherzando

  2. Complimenti per il giudizio; forse proprio il produttore voleva che quel vino, nella sua articolata complessità, non perdesse il contatto ed i possibili richiami alla sua origine ed al territorio che è “cafone” (per i napoletani, “cafone” era tutto ciò che legato con la terra e la sua coltivazione, si trovava al di fuori della cinta urbana); a Luciano Pignataro, il quale conosce chi sta scrivendo, nel dire grazie sempre per i suoi commenti, un invito a gustare sempre più i vini di produttori che cercano di non tradire le proprie radici, con forzature che, utili sul piano commerciale e delle mode, fanno dimenticare le proprie origini e la nostra cultura.

  3. Vestini Campagnano a garanzia delle origini di un vitigno come il Casavecchia, che nella beva rispecchia appieno la provenienza dal suo terroir rurale <:-)

I commenti sono chiusi.