Capodanno, vestivamo alla montanara e mangiavamo pasta ai quattro formaggi
di Marco Galetti
Il capodanno più bello è durato un lustro, avevamo vent’anni per cinque anni di fila,
vestivamo alla montanara e mangiavamo pasta ai quattro formaggi.
Sembra l’Inverno scorso, qualche fiocco fa, invece questa storia, che è ormai preistoria, è stata coperta da metri di neve, eppure ad ogni disgelo, provocato da cuori in affanno, tornano a rotazione le immagini di quegli anni, poco importa se delle bellezze sulla neve resta solo una foto mentre i nomi rimangono chiusi in un cassetto della memoria che non vuole aprirsi al ricordo.
bellezze sulla neve
Il mio amico Drom ai Prati B
Mentre sto mettendo a punto gli ultimi dettagli del cenone di fine anno e del pranzo benaugurante del primo, mi scrive un amico di scorribande sulla neve e mi chiede qualcosa sul Riso di Nori, così invece di concentrarmi sul rilascio degli amidi ho gli occhi umidi, il disgelo del cuore nella tormenta tormenta l’animo, si sovrappongono istantanee mai dimenticate degli anni più belli, ora non resta che scrivere di quei giorni sulla neve che si concludevano tutti alla stesso modo, una cena a casa nostra, pub, discoteca e, se eravamo fortunati, lotta sotto il piumone.
Il menù di quelle sere ovattate non prevedeva molte variazioni sul tema, men che meno ci sognavamo, come facciamo oggi, di scegliere ingredienti o di provare abbinamenti, qualche cosa di buono avremo anche cucinato, sicuramente abbiamo spesso riscaldato avanzi, fatto qualche timido tentativo con i primi risotti, abbiamo acquistato, secondo disponibilità, pizze e polli arrosto, ma il piatto che non poteva mai mancare era una pasta ai quattro formaggi che potevano aumentare di numero a seconda di quanto fossimo stati bravi a trafugarli dalle nostre case milanesi.
Oggi questo piatto troppo calorico, grasso, pesante, passato di moda, non si vede più, nessuno lo propone e nessuno lo prepara, nemmeno nel segreto della propria casa, eppure non so quanto darei per poter essere ancora lì, con i miei amici di sempre, a cucinare per il Cenone di Capodanno un pentolone impresentabile di pasta a buon mercato, condita con gli avanzi più disparati di formaggio scadente e con un ingrediente introvabile, di valore assoluto, che non ha prezzo, i vent’anni…
Pensami Manuela Pensami, che è solo un soprannome…lei non aveva occhi che per Lele, quello del Riso di Nori…
4 Commenti
I commenti sono chiusi.
Grande Marco
ECCOLO O PATE E RICHARD GERE…..tutto bellissimo, soprattutto le ragazze…..dissento solo sulla 4 formaggi……se proprio devono essere quattro che siano GNOCCH(E).
Bellissimo articolo, uno spaccato giovanile degli anni 80′, scalda il cuore per chi li ha vissuti, un piacevole salto nel passato anche per chi li ha passati da spettatore e non da protagonista come il Marco Galetti! Marco protagonista allora, circondato da una bellissima gioventu’ spensierata e protagonista oggi circondato da gustosissimi e raffinati piatti di cucina!
Lacrime di Coccodrillo (chi a vent’anni non ha mai sfoggiato una Lacoste sulla neve scagli la prima pietra) di un poeta che fa il critico di dischi bollenti e pentole sui fornelli e con innata onestà intellettuale non ama prendere nessuno per i fondelli.Tutto questo, se va bene a Mondelli , faccia proseliti e venga fatto propio sia
da uomini maturi che dai monelli.Ad Maiora semper da FM