Cantine del Mare: dolce brezza flegrea
di Gemma Russo
La rugiada della notte ricopre ancora le foglie delle viti di falanghina e piedirosso.
Camminiamo i vigneti di Cantine del Mare, accompagnati da Gennaro Schiano.
Il sole settembrino perde di forza ma conserva il calore. La luce è dorata. Ha, sin dalla mattina, il pulviscolo dell’autunno ormai alle porte. Annuncia il tempo della vendemmia che, in questa piccola cantina dei Campi Flegrei, è tardiva.
Risaliamo fianchi scoscesi di edifici vulcanici, attraversando terre talvolta irte, dislocate tra Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida.
Comuni diversi di uno stesso areale, quello della doc Campi Flegrei, ma con un unico comun denominatore: il mare.
È orgoglioso Gennaro dei propri vigneti, frutto di un lavoro continuo e costante, che cambia a seconda della microzona in cui si trovano: paralleli all’orizzonte della spiaggia romana; a gomito con vista su Capo Miseno; sospesi ad ammirare dall’alto il golfo di Pozzuoli; a comporre una inaspettata coreografia in un anfiteatro fatto di vigne.
Hanno radici in epoche geologiche diverse, talvolta nettamente distinguibili, quasi come se si stesse osservando la stratificazione di una fetta di torta, molte altre confuse, amalgamate perfettamente insieme.
Quasi dieci ettari di terra, in cui le viti s’alternano ad ulivi e ortaggi tipici della zona flegrea, come pomodoro cannellino, zucchine San Pasquale, fave di Miseno e piselli Santa Croce. Tra un filare e l’altro, per combattere il dilavamento dovuto all’esasperata pendenza, è messa a dimora la cicerchia dei Campi Flegrei.
Operare la meccanizzazione non è pensabile in queste terre, dove il lavoro è possibile solo a mano.
A farlo,è lo stesso Gennaro, che ha imparato dal padre a coltivare la terra, sin dall’età di sette anni. Oggi, quarantaquattrenne, con un passato da cuoco anche negli Stati Uniti, ha scelto di dedicarsi esclusivamente a questa.
“Ho fatto tanti lavori”, spiega, “Ma, nessuno valeva la soddisfazione di stare in vigna. Sei spensierato. Il contatto con la terra lo preferisco a quello con le persone.
Non è stato sempre semplice. Ancora oggi non è cosa semplice”.
La maggiore difficoltà è l’esigenza di mantenere giusto il prezzo delle bottiglie sul mercato, assicurando un equo margine di guadagno a chi ha deciso di investire soldi e lavoro in una viticultura eroica, posizionando il prodotto in un segmento che non vuole essere di nicchia ma valorizzare la piccola scala, fatta da artigiani del vino.
Nel vecchio cellaio, ci sediamo. Il soffitto con la volta a botte ascolta non più di dieci minuti di chiacchierata, schietta e fluente. Parla delle vendemmie passate, della costanza nello scegliere la terra e della voglia di lavorarla.
Un guizzo di gioia, misto a determinazione, gli illumina lo sguardo. Tutto quello che racconta si vede scorrere negli occhi.
Poi, sfila dalla riserva due bottiglie incelofanate e me le rende. Leggo la data sul retro delle etichette. Sono 2003. Non una vendemmia qualsiasi quella posta sul tavolo, ma la prima.
Insiste perché le prenda. Mi mette nelle mani molto di più. M’affida la responsabilità di raccontare la splendida terra in cui entrambi siamo nati.
Sede a Monte di Procida, Via Cappella IV trav. N. 5. Tel. e fax 081.523 30 40 [email protected] www.cantinedelmare.it Consulente tecnico: Gianluca Tommaselli Ettari: 1,7 di proprietà e 6 in affitto. Bottiglie prodotte: 40.000 Vitigni: falanghina e piedirosso