Cantina Tabarrini, il Sagrantino di Montefalco tra inventiva e tradizione
di Monica Bianciardi
Il vino non nasce solo dalla terra ma dalla passione, dall’inventiva, dall’amore per quel territorio da cui trarre nutrimento di cui si è di fatto alleati e complici, che si finisce per considerare un essere da curare. Questo da luogo a risultati che varcano i limiti delle consuetudini per diventare unici.
Una strada sterrata attraversa il vigneto che porta all’ingresso principale della Cantina di Tabarrini. Salendo dalla scalinata centrale, la costruzione con i suoi muri color crema riflette la vivida luce solare di Maggio; al di sotto la visuale si estende sulle morbide colline che degradando verso il fondo valle e che colorano con verde acceso i vigneti nel tipico paesaggio Umbro.
All’interno nella penombra silenzio e frescura, una serie di bottiglie della produzione aziendale ed una spaziosa sala di degustazione.
Gianpaolo Tabarrini è una delle poche persone che riesce a mostrarsi per quello che è completamente assente da sovrastrutture o maschere che ne attenuino un carattere vivace e genuino fino al midollo. Si presenta in tenuta da lavoro, capelli irsuti, coperto di polvere ed energia incontenibile; non riuscirebbe a star fermo neppure legato. Ci accoglie con un calore vero e schietto tipico dei caratteri che non devono sforzarsi di trovare il giusto atteggiamento. Iniziamo a parlare di vino, di lavoro da svolgere nei vigneti, di un clima che sembra impazzito ma che forse è soltanto in una delle sue fasi cicliche. Le stagioni e le vendemmie si susseguono dense di tutte quelle cose che gravitano intorno la produzione; la ricerca di continui stimoli, il ripetersi di azioni ed accorgimenti tramandati insieme ai valori per la famiglia ed il luogo di appartenenza. Giampaolo racconta della sua crescita personale e della gestione dell’azienda, è lui che si occupa delle vigne, delle vinificazioni, della scelta e dei tempi in cui i vini maturano nel legno. La cantina è il suo regno indiscusso, qui regnano ordine ed una pulizia attenta anche ai minimi dettagli.
Nei vigneti le rese sono bassissime intorno ai 40 quintali per ettaro ed un approccio verso sistemi più naturale possibile. In cantina ogni vinificazione è svolta in modo separato per trarre il meglio delle caratteristiche di ogni singola zona. Una crescita nei metodi di produzione e vinificazione iniziata nel 2001 da quando Giampaolo prende le redini della cantina. Una storia di un atavico legame con il territorio iniziata con il nonno da dove hanno avuto inizio gli insegnamenti che si sono poi concretizzati in un mix tra rinnovamento e tradizione che hanno portato l’azienda Tabarrini ad essere un iconico esempio per Montefalco.
La qualità principale del genio non è la perfezione ma l’originalità, l’apertura di nuovi confini. (Arthur Koestler)
Tasting notes
tra gli assaggi di botte .,.
Trebbiano Spoletino “Adarmando”; ottenuto da antiche vigne di quasi 90 anni a piede franco porta il nome del nonno materno di Giampaolo Tabarrini. Benché sia un campione di vasca e debba eseguire un lungo periodo di attesa Adarmando 2017 è già contornato da un profumo ricco e complesso, dalle molteplici sfumature del frutto giallo e dei fiori bianchi. Il gelsomino e menta in questa fase prevalgono lasciando presagire molteplici varianti. Malgrado la gioventù mostra materia ed affascinante innata eleganza nonostante sprizzi un’ energia dovuta ad una parte di acidità ancora a stento contenuta.
Il Sagrantino di Montefalco è vinificato separatamente ogni vino ha delle caratteristiche differenti. Gianpaolo con cura meticolosa pulisce il beccuccio della vasca procedendo agli assaggi.
Colle Grimaldesco 2017
Una grande sorpresa trovare un vino profondo dotato già di una invidiabile bevibilità con tannini che nonostante il vino sia un assaggio di vasca risultano distesi ed elastici , sapore e potenza allo stato puro.
Colle alle macchie 2017 uno sviluppo diverso dal precedente. Austero profondo ricco di sottobosco, frutto rosso e nero che si manifesta con floreali intensi di viola e rimandi pietrosi. Palato intenso polposo con lato di gioventù ancora scontroso un grande vino che avrà bisogno di tempo e affinamento.
Attigua alla sala di degustazione una grande stanza adibita a cucina con una lunghissimo tavolo in cui tutta la famiglia Tabarrini si riunisce per cucinare e pranzare senza doversi allontanare dalla cantina, fulcro essenziale e prioritario di tutta la famiglia. Intorno a quel tavolo tutte le generazioni della famiglia discutono animatamente i vari argomenti inerenti il lavoro nei vigneti. La terra richiede sacrificio e tutte le energie, c’è sempre qualcosa da fare da cambiare da interpretare. In questo posto fuori dal tempo e dalle consuetudini moderne sono affascinata dalla generosa ospitalità di persone i cui valori non sono andati perduti con la realtà rurale ormai sepolta sotto l’alienante peso dell’era tecnologica.
Al tavolo arriva una bottiglia di Adarmando 2012 colore dorato brillante dotato di gran consistenza . Dimentico tutto il resto e mi concentro sui profumi. Le note evolutive si avvertono in sensazioni leggere di idrocarburo sfumature di profumi gessosi, calcarei. Intenso ed ampio, il frutto è agrumato e maturo con fiori di tiglio ed erbe aromatiche mentolate che ne rinfrescano il bouquet. All’assaggio sorprendente per tensione e verticalità, il sapore spazza il palato con acidità grintosa e materia. Vino lunghissimo che mi lascia senza parole con la sua chiusura lunga fine e netta.
“Colle Grimaldesco ” 2010
I profumi intensi aprono con raffinati piccoli frutti rossi e neri mora, prugna, seguono balsamico mentolato e floreali freschi di viole aromi erbe aromatiche, alloro, rosmarino con rimandi succosi di tamarindo, foglia di tè verde. All’assaggio mantiene le promesse con un sorso saporito profondo, grande freschezza e tannini fini scorrevoli, chiusura pulita con notevole persistenza.