Cantina di Lisandro sull’Asse Cartesiano, percorso di degustazione
di Tonia Credendino
Il Pallagrello e il Casavecchia sono vitigni autoctoni che si stanno rendendo protagonisti della rinascita enologica della Campania.
Certamente un invito da non rifiutare quello di Gabriella Bosco, anima e fervore di Cantina di Lisandro, azienda che da oltre un decennio vinifica uve di propria produzione coltivate sulle dolci e soleggiate colline dell’Alto Casertano dove lo staff aziendale martedì 10 dicembre ha accolto appassionati e curiosi nella cantina di Castel Campagnano per una singolare degustazione sull’asse cartesiano e percorrere insieme l’evoluzione delle etichette Lancella, Nero di Rena e Cimmarino.
Cantina Lisandro in collaborazione con Ais Caserta ha presentato un confronto su tre vitigni:
Pallagrello Nero, Pallagrello Bianco e Casavecchia ed è stato svelato il loro volto attraverso nove annate e le caratteristiche che esprimono il loro territorio, ci siamo trovati nella sala degustazione della cantina che rappresenta il luogo di accoglienza per i loro clienti dove è possibile degustare le eccellenze casertane in un ambiente caldo e piacevole.
Solo venti anni fa tutto questo sarebbe stato impossibile da pensare tanto per l’appassionato quanto per l’esperto, ma oggi parlare di Pallagrello, bianco o nero, univocamente e di Casavecchia, fa pensare ai due vitigni casertani che in questi anni hanno risalito la china dell’oblio e immediatamente il pensiero va alle colline tra il Taburno e il massiccio del Matese, a un passo da Limatola e dalla bella Caiazzo e ai nomi delle poche aziende (circa venti) che hanno dato valore a questi vitigni.
Una serata dedicata all’azienda Cantina di Lisandro, un intrigante confronto di tre vitigni autoctoni campani con la degustazione guidata da Pietro Iadicicco delegato Ais Caserta, Luciano Izzo degustatore ufficiale Ais, grandi estimatori dei vini campani e l’inarrestabile e vulcanico Almerigo Bosco patron della cantina.
Un asse cartesiano dove gli assi perpendicolari si intersecano in un punto chiamato Alessandro Fusco, l’origine di tutto che ebbe in dote per il suo matrimonio, nel 1907, 6 botti di vino per aprire una vineria a Casolla. Fortuna, innata capacità imprenditoriale e vista lunga per la scelta dei vini da spillare e la selezione delle uve da vinificare in proprio fecero della Cantina di Lisandro un posto frequentatissimo.
Un asse cartesiano che ci ha fornito un modo per descrivere la relazione tra il vitigno e la sua annata, “dalle uve migliori nascerà il miglior vino, era convinto il nonno, come lo siamo noi oggi, che il vino del suo territorio non fosse inferiore a tanti più noti e che prestando alle raccolte e alla trasformazione la stessa cura e coscienza riservata ai vini più famosi, anche i vini locali avrebbero potuto brillare di pregi unici e inimitabili”.
Questa la breve e intensa introduzione alla serata, Almerigo prosegue che fu grazie all’intuizione di don Lisandro se cento e più anni dopo, le sei botti iniziali sono diventate il marchio del progetto moderno, un’azienda vitivinicola con una vigna propria e con la costante curiosità di cercare l’uva buona per altri vini, di ricercata qualità e personalità.
La storia del Pallagrello, la conosciamo tutti, ha vissuto il suo momento di massimo splendore nella seconda metà del XVIII secolo, dagli inizi del Novecento la varietà subisce un inesorabile declino e il suo recente rilancio è dovuto a qualche caparbio viticoltore del Volturno, in particolare all’avvocato-vignaiolo Peppe Mancini che ha contribuito all’iscrizione del vitigno al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 2004.
È un vino che legge il terroir esprimendone con semplicità le note iodate saline e minerali, mescolandolo la floralità e aromaticità mediterranee nel bianco e balsamico-fruttate nel rosso.
“Lancella” era il nome della brocca smaltata con cui tradizionalmente si attingeva il vino bianco per servirlo fresco; il Pallagrello bianco IGT Terre del Volturno nasce da una vigna arrampicata sulle colline caiatine e affacciata sull’oasi naturalistica del Volturno, un vino di eleganti profumi fruttati e floreali che abbina una grande mineralità ad una piacevole freschezza.
Una verticale del loro Pallagrello bianco con le annate 2014, 2018, 2023 che ci ha rivelato un quadro nuovo e diverso di questo vitigno rispetto ad altre interpretazioni. Un bianco mediterraneo nella sua fibra spessa, dotato di leggerezza nel profilo olfattivo, soffice al palato, pulito, di corpo medio con effusione di aromi di pesca matura, di agrumi e frutta secca, il cui apparente contrasto crea una maggiore ricchezza di gusto.
Tra tutte la mia preferenza al 2014, appetitoso, all’assaggio ritmava profumi ampi e ventilati, con note di cera d’api, agrumi e mandorle fresche, in bocca pieno e caldo, di buona freschezza e spiccata mineralità, ricordava certe espressioni di bianchi del nord est.
Una perfetta interpretazione del vitigno, vinificato in purezza in modo molto rispettoso delle sue caratteristiche varietali, un bianco da scoprire, conoscere e apprezzare.
Nel calice si presenta di colore giallo chiaro dai luminosi riflessi dorati. La 2023 ha un profilo olfattivo che svela delicate note floreali, aromi di frutta a polpa bianca, mela Golden, pera, agrumi maturi, cenni di frutta tropicale di ananas e mandorla fresca, al palato sorprende la 2018, un calice di estremo interesse, dalle grandi potenzialità, con una bella sapidità e sostenuta freschezza, ma la 2014 si conferma per la sua armonia, con un frutto maturo e intenso che si distende verso un finale equilibrato fresco e sapido.
Chi lo avrebbe immaginato che un Pallagrello bianco non solo si sarebbe conservato così bene dopo dieci anni, ma avrebbe avuto una tale evoluzione da poter competere a testa alta con l’annata più giovane? Non ci pensava proprio Almerigo Bosco, ex direttore di una nota azienda farmaceutica e oggi viticoltore per vocazione professionale.
Al piatto Maki di Salmone, Maki di Tonno e Sashimi di Ricciola a cura di Shimi Sushi Experience
Il Pallagrello nero al centro della loro vigna, affacciata sull’oasi naturalistica del Volturno, dove c’è una zona di sabbia bianca. “E’ da questo che il nostro Pallagrello Nero trae complessità ed eleganza” ci conferma Almerigo, “Nero di rena”
perché il Pallagrello è allevato sulla parte silicea della loro vigna, i terreni in prossimità di Caiazzo hanno origine da una particolare roccia sedimentaria, il cui nome “Arenaria di Caiazzo” deriva dall’omonima città.
Nero di Rena, Pallagrello Nero IGT Terre del Volturno, nelle annate 2016, 2019, 2021 dimostra che i vini da Pallagrello Nero, sono caratterizzati dai profumi di frutta rossa e piccoli frutti di bosco e hanno un palato sapido, una buona struttura e un buon equilibrio, presentando una trama tannica piacevolmente stratificata e persistente.
La più vecchia, la 2016 si conferma nuovamente la mia preferita, dimostrazione evidente di una vinificazione accurata e di una condizione climatica favorevole per questo terroir. Per le tre annate in degustazione il colore va dal rosso porpora al rosso rubino netto, all’olfatto è di buona intensità e persistenza, profumi fruttati con sentori di prugna, gelso nero, vaniglia e note speziate, al palato presenta un’ottima componente tannica e persistente.
2016 è il calice che si distingue, con una struttura ancora bella nervosa ma palpabile, con splendida sapidità di gusto, è possibile percepire sentori di frutta fresca, mandorla, fiori di ginestra e viola.
2019 in bocca presenta un’eccellente sapidità ed una discreta morbidezza dei tannini, ottime sono la persistenza e la rispondenza gusto olfattiva.
2021 giovanissima, spicca per un’autorevole struttura, con gradevole e delicato finale vanigliato, ottime sono la persistenza e la rispondenza gusto-olfattiva.
Al piatto Bon bon di tartare di vacca podolica laccato alla soia, croccante alle nocciole e sale maldon / Uovo di quaglia alla coque su nido di pasta kataifi, papaccelle e lardo di colonnata
Cimmarino, Casavecchia IGT Terre del Volturno, annate 2015, 2017, 2019 abbinato alla guancia di manzo brasata su purè di sedano rapa, gel di carota all’anice e cialda croccante alla paprika.
“Dalla parte più alta della nostra vigna si scorge, in lontananza, il mare: da qui l’uso di definirla Cimmarino, lìcoltiviamo il nostro Casavecchia, lo vinifichiamo con cura e poi lo affiniamo per un anno nelle nostre cantine.” Questa l’introduzione di Almerigo al suo Cimmarino il nome gergale della parte alta della loro vigna, dalla quale si scorge il mare all’orizzonte.
Il 2019, solo acciaio, si rivela goloso, fresco, vivace e floreale, quasi esplosivo con tannino importante e acceso, un poco ruvido ma cui il tempo darà giustizia, nel finale di lampone e ribes molto belli.
Il 2017, un vino godibile, ginepro pulitissimo, vivace e intenso, rosmarino, balsamico rustico e floreale, annata materica e succosa, fresco, profondo e balsamico.
Il 2015 che allora procedeva con un passaggio in legno, lentamente vira verso il granato con una bocca ariosa bella elegante, grande bevuta di territorio con tannino in grande spolvero e serrato, con frutto sotto spirito molto bello e originale, bocca piacevole e lunga, un vino innegabilmente Casavecchia.
Per concludere in bellezza, una sorpresa fuori programma, Poderi Bosco Rosso Pallagrello nero terre del Volturno igt, 18 mesi in anfora e tonneaux, rosso rubino intenso e luminoso, frutta rossa, note agrumate e speziate, fresco, strutturato e dal tannino elegante, dalla vigna ordinata dove c’era un groviglio boscoso, un declivio netto, sempre ventilato, bari centrico tra il Monte Taburno, il mare e il sito originale della Vigna del Ventaglio.
Ultima delizia della serata firmata dallo chef Giovanni Natale è la crostata scomposta al lime.
“Non rinunciare a provare a fare ciò che vuoi veramente fare. Dove c’è amore e ispirazione, non credo che si possa sbagliare.” (Ella Fitzgerald). What else?
La vigna è dove passione per il vino mette radici, diventando un’eredità da condividere e martedì sera, Cantina di Lisandro con la collaborazione dell’Ais Caserta ha scritto una pagina memorabile di storia per l’enologia campana e casertana, dove la tradizione e l’essenzialità vincono e resisteranno su tutto e attraverso le oltre cento mila bottiglie prodotte diffonderà la storia del nostro territorio nei calici di tutto il mondo.
Società Agricola Poderi Bosco a r. l.
SP325, 81010 Castel Campagnano (CE)
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Telefono : (+39) 0823867228