Cantina Bolzano presenta Tal, i nuovi vini del progetto “Icons” in Alto Adige
di Raffaele Mosca
Il percorso oramai è tracciato: dopo mezzo secolo di grande successo nella fascia media e medio-alta, l’ Alto Adige del vino ha finalmente messo il turbo, sfruttando il know-how enologico quasi impareggiabile delle proprie cantine sociali per sfoderare una schiera di fine wines che puntano a competere con i grandi del mondo.
E’ così che, dopo Rarity, Appius, LR, Nama, Tres e via discorrendo, è arrivata anche la volta di Cantina Bolzano, la grande realtà che abbraccia gran parte dei vigneti intorno al capoluogo altoatesino. L’ enologo Stephan Filippi, il direttore Matthias Messner e il presidente Philipp Plattner si sono avvalsi della collaborazione di Luciano Ferraro, vice-direttore del Corriere della sera, per presentare alla stampa TAL, acronimo di “Tradizione Autenticità Longevità”. Una coppia di vini super-premium venuti alla luce dopo ben dieci anni di sperimentazioni, che da un lato guardano alle tendenze globali e dall’altro alla tradizione di una zona, quella di Santa Maddalena, Gries e più in generale della conca bolzanina, che da sempre ha un legame forte con la produzione di vino rosso.
Il Lagrein è il vitigno cardine di Tal Rosso 1908, con saldo di Cabernet (17%) e Merlot (3%). Un assemblaggio con pochi precedenti in generale e nessuno a questo livello: il Lagrein, infatti, non è generalmente considerato uva da “fine wine”, perché tende ad esprimersi in maniera più esuberante che fine, dando vini potenti, generosi, ma a tratti monolitici.
E’ innegabile che Tal 1908, annata 2020, abbia qualche elemento di rusticità; eppure riesce a prevaricare i soliti connotati del Lagrein, mostrando una certa finezza. La materia fruttata – marasca, confettura di mirtilli rossi – va a braccetto con rosa damascena, pepe rosa, cumino e liquirizia, un accenno vegetale e qualche soffio di tostatura. Vellutato si, concentrato si, ma con giuste parti acide a supporto, tannino compassato e finale di buona lunghezza su toni fruttati e leggermente boschivi.
Un vino indubbiamente interessante, ma con la controparte in bianco si fa un doppio salto carpiato verso l’alto: Tal 1930, sempre annata 2020, è un blend altoatesino al 300% di Chardonnay (69%), Sauvignon (21%) e Pinot Grigio (10%). Ci tengo a sottolineare blend perché, per quanto lo Chardonnay sia maggioritario, il carattere del Sauvignon altoatesino emerge forte e chiaro, scolpendo un intreccio di bergamotto e bosso, burro d’alpeggio e pompelmo, melone e zenzero candito, pietra focaia in crescendo, freschissimo e potente allo stesso tempo.
Palato sulla stessa linea d’onda: un fendente agrumato smorza la polpa e si allinea con la mineralità quasi gessosa. La sensazione è che sia ancora dannatamente giovane, ma la stoffa è quella del fuoriclasse. Lo scarto di prezzo è linea con la qualità percepita: 90 euro contro i 60 del rosso. Parecchi, ma non troppi, per un vino che se la gioca con i grandi competitors della regione e non solo.