Calabryando: le storie belle di Calabria


Calabryando, Giovanna Pizzi

di Carmen Autuori

Protagonista assoluta di Calabryando, evento ideato dalla giornalista enogastronomica Giovanna Pizzi giunto alla terza edizione, è stata la dirompente energia positiva e propositiva di chi crede, investe e comunica, ma soprattutto ama, la propria terra.

A fare da scenario, anche quest’anno, la magnifica struttura del Piro Piro a Reggio Calabria incastonato tra il Lungomare Falcomatà, meglio conosciuto come il chilometro più bello d’Italia, e le acque dello Stretto di Messina, all’orizzonte la costa siciliana. L’ elegante struttura in legno, perfettamente inserita nel paesaggio (viene rimosso nella stagione invernale per poi essere rimontata e resa fruibile in quella estiva) è stata inserita ultimamente nella “Guida ai migliori beach club d’Italia”, ed è punto di riferimento per i reggini, e non solo, sia per l’accoglienza che per la proposta gastronomica curata dallo chef  Marco Maltese, alle spalle importanti collaborazioni con gli stellati Nino Rossi, Luca e Antonio Abbruzzino e Carlo Cracco, il tutto sotto la guida attenta di Domenico e Laura Bellantonio, titolari del locale e appassionati narratori della loro Calabria tanto quanto Giovanna Pizzi che sarebbe riduttivo definire esclusivamente giornalista enogastronomica, per quanto ottima professionista.

Calabryando, il Piro Piro

Giovanna è, in realtà, un concentrato di energia positiva con un unico obiettivo: far emergere il meglio della sua terra, dall’enogastronomia (nel 2011 è stata la miglior sommelier di Calabria) alle bellezze paesaggistiche. Passione che l’ha contraddistinta sin dall’infanzia “a casa mia anche la merenda doveva essere un pasto completo secondo mia madre, mentre mio padre lo ricordo sempre con una guida gastronomica sul cruscotto della macchina ogni volta che eravamo in viaggio” ci racconta. In sostanza lei è un’importante risorsa comunicativa, il cui entusiasmo, supportato da una grande preparazione teorica e sul campo, è emersa tutta durante la vivace ed interessante chiacchierata che ha moderato con il supporto del giornalista Francesco Mannarino, riuscendo ad accendere i riflettori su tematiche di grande interesse.

Calabriando, Giovanna Pizzi e Francesco Mannarino

<<Positività e propositività sono le parole chiave che identificano Calabryando – spiega Giovanna Pizzi –. Ormai da tre anni stiamo lanciando un messaggio che sta diventando quasi un mantra, ossia quello di riscrivere una narrativa calabrese in termini positivi, coinvolgendo i volti, le esperienze, la passione di aziende, persone e personaggi che fanno grande la nostra terra.

L’idea di questo format è nato da una chiacchierata con Domenico e Laura qualche anno fa partendo dalla considerazione che nel 2017 la Calabria era stata citata dal New York Times, unica in Italia, tra le cinquanta migliori destinazioni turistiche al mondo. La notizia fu una sorpresa soprattutto per i calabresi stessi, abituati come eravamo ad essere narrati soprattutto per fatti di cronaca. Così pensammo di raccontare (e di raccontarci) con gli esempi partendo proprio da questa struttura che è un fiore all’occhiello della nostra regione. Coinvolgemmo produttori, ristoratori, pizzaioli e la risposta è stata sempre caratterizzata da un grande entusiasmo. La Calabria non è solo ‘Nduja e peperoncino, ma tanto altro sia in termini enogastronomici che paesaggistici. Abbiamo tre straordinari parchi nazionali che sono la Sila, il Pollino e l’Aspromonte, scrigni preziosi di biodiversità, ma anche attività manifatturiere che, partendo dalle nostre tradizioni più ancestrali come quella della terracotta e del tessile, stanno esportando il brand Calabria nel mondo. Stasera, per esempio, sono tra noi Emilio Leo, dello storico lanificio di Soveria Mannelli che ha ripreso l’antica arte della filatura e della tessitura e Vitaliano Papillo che ci racconterà delle meravigliose terrecotte di Gerocarne.

Calabryando, le terrecotte di Gerocarne

La nostra volontà è anche quella di promuovere una comunicazione sinergica per questo abbiamo coinvolto giornalisti e comunicatori di settore e non, partendo da quelli locali perché un’efficace comunicazione deve partire da chi calpesta il territorio, ogni giorno. Sono loro che devono veicolare all’esterno un’idea di Calabria che non si piange addosso. Una Calabria che è al centro del Mediterraneo non può prescindere da tutto ciò.>>.

Le storie

Calabryando non è solo una vetrina di prodotti, ma anche un contenitore di storie: ogni eccellenza ha un volto, perché è sempre l’uomo che si fa custode dei doni della natura.

Iniziamo da Teresa Maradei, titolare dell’azienda Terraegusto che coltiva il fagiolo poverello bianco, Presidio Slow Food e De.Co. intercomunale dei comuni di Mormanno, Laino Borgo e Laino Castello, nel parco nazionale del Pollino. Si tratta di un’antica cultivar che si caratterizza per la buccia sottile che lo rende particolarmente delicato e per l’alto valore proteico (circa il 26%). Una piccola azienda familiare nata dal suo bisogno di connessione profondo con la natura che l’ha riportata, Teresa è dottore in scienze forestali, nel cuore del suo Pollino.

Calabryando, il fagiolo poverello

<< Il fagiolo poverello oltre che vero e proprio volano per l’economia delle zone interne – racconta Teresa – ma è anche una risorsa per il suolo in quanto, come tutte le leguminose rilascia nel terreno grandi quantità di azoto, in sostanza un concime naturale lo rende più fertile. Inoltre, credo che questa cultivar rappresenti la cultura gastronomica più ancestrale della mia terra. Sono stati i legumi la più importante fonte di sostentamento per le popolazioni contadine, sia in inverno che in estate>>

Calabryando, Teresa Maradei, le sorelle Magisa, Giovanna Pizzi, Francesco Mannarino

Dal Pollino passiamo alla Piana di Sibari, precisamente a Villapiana, territorio salmastro incontaminato particolarmente adatto per la coltivazione del riso. Qui le sorelle Maria, Giusi e Sara Praino hanno creato nel 2004 la riseria Magisa, acronimo nato dalle loro iniziali. Tecniche artigianali, grande rispetto per l’ambiente, sono le coordinate di questa azienda che si estende su circa 350 ettari. Il prodotto è caratterizzato da un bouquet varietale di sette varietà. Nel 2020 è nato Jemma, che significa nascita, un riso integrale dai forti sentori di popcorn, particolarmente versatile tanto da essere molto adatto anche nella preparazione del sushi.

Calabryando, il riso Magisa

Calabryando, il sushi con riso Magisa

Sempre nel cosentino un altro prodotto d’eccellenza i fichi Colapolpe, a Belmonte Calabro. Qui, Dino Colavolpe è l’erede di una tradizione che dura da più di un secolo. Tutto ha avuto inizio nel 1910 con il nonno Nicola, di origine amalfitana, impegnato nel commercio di legna e derrate alimentari verso la Calabria, prima di essere conquistato dal fico della varietà ‘dottato’, che cresceva in abbondanza ed in maniera del tutto spontanea in quella parte di Calabria e dalle enormi distese di agrumi. Nicola decise di scommettere tutto sulle potenzialità di un frutto povero ma fortemente identitario: nascono così le Crocette, fichi essiccati, farciti con scorza d’arancio, di cedro e noci e composti a forma di croce. Oggi l’azienda Colavolpe è conosciuta anche al di là dei confini nazionali proprio per l’alta qualità dei suoi prodotti dalla tipica forma a croce a cui, negli anni, si sono aggiunti i Fioroni, fichi secchi ricoperti di cioccolato fondente e al latte.

Calabryando, fichi Colavolpe e prosciutto

Spostandoci sul versante ionico in provincia di Reggio Calabria troviamo Mammola, paese di circa 3000 abitanti che, grazie al pesce stocco, è diventato meta di un vero e proprio turismo enogastronomico, basti pensare che sono sedici i ristoranti che propongono questa specialità.

Giuseppe Alagna, titolare dell’Azienda Alagna &Spanò nata nel 1987, manda avanti la tradizione della lavorazione totalmente artigianale: stocco essiccato proveniente dalle isole Lofoten in Norvegia e l’acqua delle sorgenti di Mammola che, grazie a particolari caratteristiche chimico fisiche, garantisce un eccellente processo di reidratazione. Il risultato un prodotto di rara bontà apprezzato sia in Italia che all’estero.

E poi il Sugo alla Corte d’Assise, nato per caso nel 1958 dall’estro del cuoco del ristorante “Da Rocco” della famiglia D’Agostino a Marina di Gioiosa Jonica: pomodoro San Marzano, olio, aglio e piccantissimo peperoncino calabrese. Oggi La Cascina 1899 di Salvatore Agostino mira a far diventare questa preparazione il sugo identitario per eccellenza della Calabria.

Calabryando, il Sugo alla Corte d’Assise

La Calabria è anche pizza. A Montepaone in provincia di Catanzaro, Roberto d’Avanzo e Anna Rotella con la loro Bob Alchimia a Spicchi, tra le cinquanta migliori pizzerie secondo la guida 50 Top Pizza, sono un altro esempio di successo tutto calabrese.

Come dicevamo Calabryando non è solo enogastronomia ma anche turismo naturalistico. Preziosa la testimonianza delle “donne dei boschi”, Noemi Evoli per il parco nazionale dell’Aspromonte, Noemi Guzzo per quello della Sila e Simona Lo Bianco direttore Fai per i Giganti della Sila, guide appassionate ed abili comunicatrici del patrimonio di biodiversità d’inestimabile valore dei monti di Calabria.

E sempre a proposito di turismo naturalistico non poteva mancare la Catasta del Pollino di Morano Calabro, uno dei primi hub turistici rappresentato da Giovanni Gagliardi e Manuela Laiacona

A concludere la serata la cena a quattro mani del resident chef Marco Maltese e lo chef Christian Balzo del ristorante Stella Michelin Piano 35 di Torino a tema contaminazioni calabresi, dalla tartare di cernia, cuore di podolica e riduzione di Cirò al carnaroli di Sibari con scampi, ‘Nduja di Spilinga e bergamotto di Reggio Calabria, dal finto ricciolo di Alalonga con trippette di stocco al limone alla coppa di maiale nero calabrese con caciocavallo di Ciminà e cipolla rossa di Tropea. Per concludere Semifreddo di pomodoro, bergamotto salato e cetriolo sciroppato. Il tutto in collaborazione con Velier, azienda leader nella distribuzione del bere di qualità.

Calabryando, tartare di cernia

Calabryando, carnaroli di Sibari con scampi e ‘nduja

Calabryando, finto ricciolo di alalunga con trippette di stocco

Calabryando, il maiale nero calabrese

Calabryando, il dessert

E tanto per non farsi mancare nulla il celeberrimo e pluripremiato gelato di “Cesare”.

Calabryando, il gelato di Cesare

 

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