Brunello, un annata a quattro stelle


23 febbraio 2002

Primo in Italia, nei winebar campani (recita il sondaggio dell’Osservatorio del Salone del Vino di Torino), si piazza al quarto posto dopo Aglianico, Greco di Tufo e Taurasi. Il Brunello di Montalcino è diventato, proprio come lo Champagne, il vino delle grandi occasioni. Certo la qualità del prodotto in bottiglia è il presupposto per il successo sui mercati, ma la capacità di promuoverlo non è meno importante. Come ogni anno, giornalisti e specialisti di tutto il mondo sono corsi a Montalcino dove hanno trovato schierati 107 produttori (sui 147 iscritti al Consorzio) con l’ultimo Brunello in commercio, il 1997, e il primo assaggio della vendemmia 2001. Ci auspichiamo manifestazioni simili in Campania anche se sappiamo che è stato molto più facile vedere la demolizione del Muro di Berlino. Qui, dove non esistono neanche i consorzi di tutela delle doc e della docg Taurasi. E veniamo al bere, ché questa non è una tribuna politico-gastronomica bensì spazio di piacere puro (ma è possibile godere se le cose non stanno bene?): all’annata 2001 il panel di esperti ha assegnato un rating di quattro stelle su cinque, un risultato accolto bene dai produttori dei cinque milioni di bottiglie di Brunello, il cui 60 per cento è già stato venduto. Quanto all’annata 1997, giudicata la migliore del secolo, ci sono stati assaggi strabilianti che adesso ci accingiamo a suggerirvi non senza avervi trasmesso però l’inquietudine per l’ingresso di un gusto globalizzante in non pochi casi. E allora vi confermiamo Siro Pacenti da molti considerato l’astro nascente di Montalcino anche se la qualità del suo lavoro è marcata ormai da diversi anni di assaggi. Ci sono poi piaciuti molto il Poggio di Sotto, Sesti, Il Poggione, Lisini, la Fuga (acquisita di recente da Folonari), Solaria, mentre siamo curiosi di vedere cosa combinerà Riccardo Cotarella nell’azienda Castiglion Del Bosco. Un inchino alla Banfi, 850 ettari di vigneto che fanno grande l’Italia negli States e nel mondo e due suggerimenti gastronomici. La visita al ristorante di Castello Banfi dove cucina Guido Haverkock, allievo di Heinz Beck, ed una a quello di Poggio Antico dove Roberto Minnetti e la moglie Patrizia Leonardi vi propongono l’omonimo Brunello. E, nonostante molti sono contrari a questo «monopolio», il quel luogo non si desidera berne altri.