Brasserie Lutetia a Parigi, il mare di Patrick Charvet
Brasseria Lutetia a Parigi
43 Bd Raspail
Tel. 0033 1 49 54 46 92
Sempre aperto dalle 7 alle 23
Orfani di Rech, certo non potevamo iniziare il nostro soggiorno parigino senza un trionfale piatto di crudi e una sogliola alla mugnaia inzuppata nello Chablis. Arriviamo dunque qui, ovvero, Marsiglia a Parigi! L’arredamento è di Jean-Michel Wilmotte, il menu Gérald Passédat, il ristorante tre stelle marsigliese al Petit Nice sulla Corniche Kennedy. Al comando dei fornelli parigini c’è Patrick Charvet, cuoco di grande esperienza, maturata sopratutto all’Hyatt Paris-Madeleine.
La brasserie è nell’omonimo Hotel Lutetia, un palazzo spettacolare ed elegante costruito all’inizio del ‘900 nel quartiere di Saint-Germain-des-Près nel VI. Il bello di questo locale a piano terra che fa angolo con rue de Sevres, è comunque il fatto che il clima non è affatto ingessato nonostante le sue radici siano nel tristellato marsigliese. Anzi, è proprio un clima informale, con un personale attento, sempre pronto a seguirti con il sorriso, sullo sfondo lo spettacolo è concesso dall’ampia cucina a vista dove sono al lavoro almeno una decina di cuochi e un tavolo dove si preparano i crudi.
Completano il quadro il bar per i cocktail e una vetrina dei dolci, tutti classici. I prezzi non sono economici, ma comunque abbordabili, dipende molto dal percorso che scegliete nell’ampio e variegato menu che comprende anche alcuni piatti di pasta ben eseguiti. Ma dire non altrettanto ben mangiati visto che un nostro vicino di tavola ha affronatto gli spaghetti con forchetta e coltello. (emoticon che piange).
Noi siamo andati sul classico, vi dicevo, come entreè il grande piatto di crudi (a 50, a 90 e a 160 euro) , a seguire le Saint Jacques secondo la ricetta della Normandia, con burro, funghi e spinaci e la sogliola alla mugnaia in versione mediterranea anche se cotta nel burro. Entrambi i piatti molto ben eseguiti e appaganti.
Ma ripetiamo, il percorso potete sceglierlo da soli, potete prendere solo ostriche, oppure solo camberi e scampi, oppure il granchio. Quello che decidete di spendere quello vi ritrovate nel piatto.
Un ristorante di servizio, insomma, senza assegnare a questo termine alcun valore diminutivo, anzi, per noi è un pregio. Si sta bene, ripetiamo, anche grazie al servizio. Unico neo, una carta dei vini poco curiosa, soprattutto gli Champagne, tutti di grandi maison a prezzi esorbitanti. Bene invece se ci si butta sui rossi e i bianchi, con una migliore varietà di scelta sia di gusto che di tasca.
Consigliato per chi ama l’atmosfera parigina classica, senza vino fra gli 80 e i 100 euro.