Il Borsino dei Pizzaioli, chi sale e chi scende
Torna il borsino del pizzaiolo. Chi si sta muovendo bene a livello mediatico? Su questo tema il 13 mattina alla Provincia di Napoli l’Associazione Pizzaioli Napoletani ha organizzato un workshop. Ecco alcune mie riflessioni.
La fila è sempre chilometrica a via Manzoni. Il primo esempio di pizzaiolo snobbato dalla critica radical chic del 2.0 perché resta pop, semplice e non se la mena. Lavora con il figlio e la famiglia, ha allargato il locale ed è uno dei riferimenti assoluti tra Posillipo e il Vomero.
Se ha un consulente è il più bravo di tutti a consigliarlo. Dosa le apparizioni, non va in overbooking di immagini e di post, non cerca di essere ovunque, non si lamenta quando non c’è, sempre disponibile se coinvolto. Un profilo che in una prospettiva non lontana ne può fare l’esponente più importante della pizza napoletana a Napoli e in Italia.
Già campione del mondo del Trofeo Caputo nel 2013, non esita a mettersi in discussione nel contest organizzato da www.mysocialrecipe.com insieme ad altri pizzaioli che non hanno bisogno di visibilità come Maria Cacialli, Gianfranco Iervolino, Vincenzo Esposito, Giuseppe Pignalosa, Pasqualino Rossi e partecipa vincendo. Esempio di umiltà e testa sulla spalle o, come si dice a Napoli, con la testa che non serve solo a spartere ‘e recchie.
Alessandro Condurro Da Michele
Dopo aver subito per anni l’offensiva mediatica su come si deve fare la pizza nonostante la sua famiglia la faccia da cinque generazioni, reagisce alla grande su facebook con una serie di post ironica e autoironica. Il video sul cornicione a canotto è da capolavoro, una lezione di tecnica di stesura del panetto che tutti dovrebbero mandare a memoria.
Insieme al fratello Salvatore è diventata la bandiera della pizza a Caserta senza perdere la sua anima pop. Non guarda a salotti gastrochic ma alla sua clientela fatta di famiglia e gente del popolo che affolla la sua pizzeria. Lui è pesante e tatuato. L’impasto è leggero come la piuma. Il gigante buono:-)
Uno dei tanti giovani scoperti da Tommaso Esposito. Mostra però anche lui di avere la testa sulle spalle, apre la sua pizzeria e si confronta con tutti senza cercare sconti inutili.
La pizza napoletana ha il suo nuovo profeta a New York: irresistibile, sempre pronto al sorriso e ad una parola positiva, insieme al socio Cozzolino domina la Grande Mela. E il Venerdì notte di ogni settimana non si può raccontare:-)
Reagisce alle critiche andando a verificare di persona, poi riposta il pezzo senza colpo ferire. Esempio di come si usa la tecnica dello judo a livello mediatico: fare propria la forza dell’avversario, in questo caso della critica.
Prende i tre spicchi ma per la pizza a fette. Un modo davvero strano di essere letto dalla Guida del Gambero Rosso. Per il bravo pizzaiolo napoletano momento di transizione delicato ma importante.
Sempre sulla cresta dell’onda dei social, ma sul piano mediatico non riesce a trasmettere bene quello che sta per fare. Troppa ansia di anticipare i fatti concreti che poi quando arrivano non sono più notizia.
Se io resto chi va? E se io vado chi resta? In questo bilico dantesco il pizzaiolo che prima di tutti ha puntato sulla qualità della pizza napoletana sdoganandola non riesce a trovare il giusto sbocco mediatico. La dimensione pop è alle spalle.
Non facciamo nomi, ma scendono come un aereo colpito dalla contraerea coloro i quali non accettano critiche, hanno atteggiamenti scostumati su Facebook, sono ossessionati da complotti e cupole inesistenti.
I nomi, davvero, non sono importanti tanto li abbiamo dimenticati.
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Pignataro ma a chi interessa la mediaticità dei pizzaioli?
A me basta che facciano una buona pizza, e se non sono mediatici (come ad esempio il migliore di tutti, che nell’elenco non c’è) tanto meglio.
Oggi non è possibile fare questo lavoro senza essere mediatici, ossia senza avere capacità di comunicare. Un pizzaiolo deve saper spiegare la propria pizza e deve stare attento a non essere inghiottito dai social. Certo, la sostanza è costituita dal saper fare una buona pizza, ma da solo non è più sufficiente.
Condivido la seconda parte del commento di Gennarone e aggiungo che gli ipermediatici(?) mi stanno sulle p….
Ma sulla mediaticità concordo con Luciano Pignataro e penso che la massa sia fortemente influenzata dalla comunicazione mediatica, specialmente con l’avvento del web 2.0.
Sulla comunicazione ci sono biblioteche di saggi e articoli ma concludo affermando che mai, come adesso, bisogna sviluppare delle buone capacità di comprensione ed interpretazione del flusso enorme e continuo d’informazioni in cui siamo immersi. E non farsi manipolare. I blog svolgono un ruolo non sempre limpido, non obbiettivo e fortemente sbilanciato dalla parte di chi deve vendere a noi clienti-consumatori qualcosa. Saper capire se una pizza è ottima è importante ma saper usare il pensiero critico è ancora più importante nella società della comunicazione (e della manipolazione mediatica).