Bonavita Terre Siciliane Rosato 2021. Il secondo posto di 50 Top Rosè conferma la perfomance della prima edizione
di Giovanna Pizzi
È la storia di una passione quasi inconsapevole quella del secondo posto nella guida 50 Top Rosè che premia i rosati migliori d’Italia.
È la storia di un piccolo vigneto, di un territorio aspro, semi abbandonato ma dal potenziale smisurato, di una viticoltura eroica, con meccanizzazione ridotta al minimo, tra colline scoscese e terrazzamenti, di un fazzoletto di terra siciliana, Faro Superiore in provincia di Messina, località che in realtà mi è vicina più della città calabrese più vicina alla mia e che per questo sento affine.
Da queste colline si vede lo Stretto di Messina. Faro Superiore si trova sulla punta a nord-est della Sicilia, ad un’altitudine che consente di ammirare il paesaggio marino circostante.
Qui Carmelo Scarfone, prima di Giovanni, impiantò una vigna nei terreni della moglie Emanuela. E c’ha riversato tanta passione che è diventata quella del figlio che forte degli studi in agraria a Bologna è tornato “al paesello” per dare autorità al vino “fatto casa” del padre (che oltretutto è pure calabrese) e per farlo ha coinvolto e si è lasciato aiutare anche dalla compagna Sanny Occhino con la quale gestisce la cantina.
L’azienda agricola Bonavita nasce nel 2004, proprio al rientro di Giovanni, perché prima di allora Carmelo non aveva avuto mai azienda agricola né venduto vino.
Le parole di Giovanni sono piene di gratitudine e di soddisfazione: “Siamo molto felici di questo successo del nostro rosato in 50 Top Rosè. Soprattutto perché abbiamo sempre creduto in questa tipologia di vino. Il rosato è un vino tipico del meridione d’Italia, dalla Puglia alla Sicilia fino all’Abruzzo ed alla Calabria. Siamo contenti che in questi ultimi vent’anni ci sia stato un progressivo maggiore interesse per questi vini che stanno vivendo una nuova primavera.
Il nostro è un rosato abbastanza tipico.
È un vino che fa una lunga macerazione a contatto con le bucce, ci permane per una notte o anche 16/18 ore.
Proprio per questo è un rosato dal colore intenso, carico, sempre brillante. Può essere bevuto quasi come un rosso leggermemte fresco.”
Per completezza di informazione è un blend di nerello mascarese, nerello cappuccio e nocera: le tre uve tipiche del territorio di Faro. Fermenta in acciaio e successivamente affina in acciao e cemento.
Il suolo, affacciato sul Mar Tirreno verso nord, è bianco, argilloso e calcareo, con strati di sabbie arenarie e marne più grigie, terreno che permette buona ritenzione idrica, quindi buona resistenza delle piante alla siccità estiva.
Le uve sono allevate con agricoltura naturale, basse dosi solo di rame e zolfo e sovesci annuali di leguminose.
Un vino “integrale”. Che è biologico non è inserito nemmeno in etichetta, non serve.
È il cosiddetto “rosso del contadino” che riprende la tipologia produttiva del contadino di questa zona dove tipicamente non esisteva uva a bacca bianca e fare rosato riporta ad passato un remoto quando si faceva il cosiddetto “pista e mutta”: vino scarico di colore prodotto da uve raccolte a mano e poi pigiate con i piedi nei palmenti di pietra. Procedimento col quale acquisiva un po’ di colore tanto da sembrare un rosso leggero.
La prima annata in commercio è stata la 2009, per il rosso invece, l’altro vino dell’azienda, è stata la 2006.
Quella di Bonavita è una piccola realtà da (attualmente) 15 mila bottiglie per 3 ettari vitati e altri 7 tra bosco e uliveto. E quello di Capo Faro un territorio molto particolare, con una storia agricola importante che però tra la fine dell’800 e fino alla seconda guerra mondiale ha assistito ad un progressivo abbandono del territorio e soprattutto dell’agricoltura. Messina vive molto di terziario ed ha subito una grandissima speculazione edilizia che ha contributo all’abbandono dei terreni- la considerazione di Giovanni- siamo abbastanza soli, sia dal punto di vista culturale sia come agricoltori che hanno deciso di dedicarsi a questo settore in città.
Per questo fare vino per noi è quasi una missione. È prima la nostra passione e poi il nostro lavoro. Io e Sanny ci dedichiamo a 360 gradi. Siamo immersi in questo progetto che non è solo aziendale e familiare ma è anche la voglia di contribuire a far crescere la sensibilità per l’intero territorio che è stato abbandonato negli ultimi decenni. Questo il nostro impegno che ha pure una valenza sociale e racchiude una grande speranza.”
www.bonavitafaro.com
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