Bonavena, la nuova frontiera della birra campana che guarda lontano
di Alfonso Del Forno
Il mondo della birra artigianale è bello per la grande dinamicità che lo contraddistingue, con i suoi attori e le loro produzioni in continua evoluzione. Ci sono birrifici che inseguono gli stili classici e quelli che amano reinterpretarli in chiave moderna, battendo nuove strade e sperimentando con le materie prime. Se questo percorso viene intrapreso da uno dei pionieri della birra artigianale italiana, l’approccio è ancora più intrigante. Nello specifico faccio riferimento al primo birrificio nato in Campania: Saint John’s. Era il 1999 quando i fratelli Di Lunardo inaugurarono l’impianto di Faicchio, in provincia di Benevento. A venti anni di distanza, esplode il fenomeno Bonavena, lo spin-off dell’azienda beneventana, nato dall’incontro tra Mario Di Lunardo e Vincenzo Follino. Il primo, insieme al fratello Gianni, è stato il padre della birra artigianale in Campania. Vincenzo, che nella vita è un nutrizionista, appassionato homebrewer, presidente dell’associazione Southern Homebrewer, esperto di microbiologia e tecnologia birraria, ha preso in mano le redini del progetto Bonavena e ne segue tutta la parte produttiva. Il risultato di questo incontro è sotto gli occhi di tutti, con birre che sorprendono per la capacità di essere coraggiose e spregiudicate, così come il pugile a cui si ispirano.
Oscar Ringo Bonavena era un peso massimo che negli anni ’70 aveva sfidato Mohammed Alì con grande determinazione, restando sconfitto con onore dopo un estenuante incontro di boxe, combattuto fino alla fine con grande coraggio. Con lo stesso carattere di questo pugile, Bonavena si pone sul mercato con una serie di birre molto interessanti e spesso fuori dagli schemi. La So Clinch vede impiegati insieme un blend di Lactobacillus e malto di frumento affumicato, che incuriosiscono il bevitore per la bevuta allo stesso tempo semplice, dal punto di vista tattile, e complessa per quello gustativo. Gong è una robust porter realizzata con lieviti a bassa fermentazione, che esalta le tostature dei malti. First Blood è una rauch bock, birra a bassa fermentazione che gioca sull’equilibrio tra le note tostate e quelle affumicate. Ring è un’american ipa che al naso offre note fruttate molto intriganti, con un sorso bilanciato nella parte iniziale, per poi lasciare spazio a un amaro deciso. Match è una american pale ale realizzata con un doppio dry hopping per esaltare al massimo la componente aromatica dei luppoli. Hook è una india pale ale realizzata con il lievito Vermont.
Decisamente alcolica è la Belgian Sparring, belgian golden strong ale dalle note fruttate al naso e la decisa secchezza finale al sorso, che rende pericolosamente beverina la birra. Ko è la complessa double ipa che, dietro una buona secchezza, nasconde il grado alcolico al sorso. Per finire, troviamo la Smooth Jab, una freschissima grisette, che gioca tra le speziature e le note erbacee. Oltre alla qualità dei prodotti, mi piace la grafica con cui Bonavena si propone al pubblico, con chiari riferimenti, anche nella scelta dei nomi delle birre, al mondo del pugilato. Il progetto Bonavena ha meno di un anno di vita, ma le spalle larghe si fanno già sentire e sono certo che ci riserverà ancora altre sorprese in futuro. Cheers!