Bollicine siciliane: Costanza Spumante Extra Dry Lanzara | Voto 81/100
CASA VINICOLA LANZARA
Uve: grecanico
Prezzo al pubblico: 7 euro, in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista: 5/5 Naso: 24/30 Palato: 24/30 Non Omologazione: 28/35
Giunto a Menfi, ridente Città del Vino della provincia di Agrigento, al confine con la provincia di Trapani (dista infatti solo 18 Km da Castelvetrano, dove vivo ed opero), imbocco la SP 41 in direzione Sambuca di Sicilia. Già dopo qualche kilometro, alcuni cartelli mi ricordano che sto già percorrendo la “Strada del vino Terre Sicane”, uno dei più suggestivi viatici enografici della nostra Trinacria. Dopo circa 10 km mi immetto sulla SS 624, meglio nota come la “Palermo-Sciacca” o la “Fondovalle” e proseguo in direzione Sciacca. Al Km 74 trovo l’indicazione “Agriturismo” e svolto a destra. Mi trovo a percorrere una tortuosa e impegnativa strada interpoderale che, inizialmente in salita, mi offre, scendendo, un panorama mozzafiato fatto di mare e paesaggio agreste al tempo stesso. Le verdi distese di “sciare” si alternano ad ulivi e vigneti, questi ormai vestiti degli abiti autunnali, dai seducenti e caldi colori.
Dopo pochi minuti, mi appare innanzi un magnifico ed imponente baglio seicentesco ed il cartello: Lanzara Azienda Vitivinicola. Tenuta Baglio S. Vincenzo. Sull’enorme portone in legno massiccio che costituisce l’ingresso un avviso indica che l’azienda è chiusa al pubblico e riaprirà dopo il 01 aprile 2011. Intorno a me un paesaggio a dir poco fiabesco. La Tenuta Baglio S. Vincenzo si affaccia su un enorme e suggestivo vallone (riportato sulle carte come Vallone S. Vincenzo), dominato dai resti di una fortezza militare ancora intatta, edificata sulla roccia e risalente alla prima guerra mondiale. Siamo in un territorio ricco di fascino, storia e cultura, con reminescenze e testimonianze storiche davvero notevoli e significative (spesso inosservate ed ignorate dagli stessi abitanti del comprensorio).
Penso alla vicina Sambuca di Sicilia (l’antica Zabut, dal nome dell’emiro arabo fondatore), distante pochi km e viva testimonianza architettonica dell’influenza araba in Sicilia iniziata nella prima metà del IX secolo. A S. Margherita Belice, anch’essa poco distante, fondata dal barone Corbera, antenato dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa e sede del bellissimo Palazzo Filangeri di Cutò, oggi magnifica espressione del Parco Letterario del Gattopardo e del Museo del Gattopardo, dedicato all’illustre scrittore siciliano. Ed a Montevago, sede del rinomatissimo ed attrezzato centro termale. Siamo in piena Valle del Belice, nota nel mondo soprattutto per il devastante terremoto che la colpì pesantemente nel gennaio del 1968 e di cui, ancor oggi è possibile vedere alcune importanti, reali testimonianze. Tutto il territorio tende a valorizzare le rinomate produzioni locali quali la vastedda del Belice (formaggio a pasta filata dalla caratteristica forma e prodotto dal latte crudo della pecora Belicina), l’olio extra vergine da olive della varietà Nocellara del Belice, il ficodindia.
Decido quindi di mandare un rapido SMS all’amico Alessandro Giarraputo, dinamico ed evoluto enologo nonché direttore tecnico dell’azienda vitivinicola. Dopo qualche minuto mi apre il portone ed ho il piacere di salutarlo per seguirlo nella visita aziendale. Varcando il portone si viene subito colpiti dalla suggestiva corte interna del baglio, con le facciate magistralmente restaurate ed il lussureggiante verde prato calpestabile. Tutto è rimasto come all’epoca. Ancora oggi, questa tipica costruzione rurale (il termine “baglio” deriva forse dall’arabo “bahah” che significa cortile), conserva tutti i caratteri di “casa padronale”. Il fermento della campagna vendemmiale è ormai alle spalle, ed in cantina adesso regna un religioso silenzio, rispettoso del “frutto della terra” che riposa nelle vasche in attesa delle operazioni consuete gestite dalla tecnica enologica. L’amico Alessandro mi spiega che in questo periodo il suo lavoro consiste soprattutto nel degustare, vasca per vasca, botte per botte, tutti i vini ottenuti e che riposano nei vasi vinari, allo scopo di controllarne, organoletticamente, lo stato evolutivo.
Nella suggestiva cantina sotterranea, interamente scavata nella viva roccia tufacea, Alessandro mi mostra un angolo, ancora più profondo, caratterizzato dalla presenza di stalattiti, luogo che per l’azienda ha un ulteriore e particolare significato, considerando che vi è stata girata una scena della serie TV “Il segreto dell’acqua”, dove l’attore pugliese Riccardo Scamarcio interpreta, quale protagonista, un agente della Direzione Investigativa Antimafia che, trasferito da Roma a Palermo, scoprirà di essere figlio di un boss mafioso della zona. Nell’azienda dove lavora, l’amico enologo produce una notevole serie di superbi vini, dai bianchi freschi e complessi ai rossi corposi e strutturati, tutti eccellenti e di grande identità territoriale.
Ma il fiore all’occhiello dell’azienda sono sicuramente le bollicine, che costituiscono da sole oltre il 60% dell’intera produzione aziendale. Perfino i miei stessi conterranei spesso ignorano che la loro isola sia un’eccellente produttrice di bollicine di qualità, spesso innovative e sorprendenti. Il Costanza, spumante Extra Dry, ne è un valido e rappresentativo esempio. L’amico Alessandro stappa con decisione una bottiglia e colma due piccole flute. E’ decisamente una bollicina singolare, unica nel suo genere. Parliamo, in questo caso, di un grecanico in purezza spumantizzato con il metodo Charmat breve, davvero degno di nota. Il grecanico, un vitigno autoctono, da sempre in uvaggio con altre uve bianche, negli ultimi anni è stata riscoperto come un ottimo solista, con grande attitudine alla spumantizzazione.
Si presenta con un cristallino, se non brillante, colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. L’osservazione del suo perlage ti lascia perplesso. Sembra di osservare le bollicine di un buon metodo classico. Minute, numerose, persistenti. Il naso è abbastanza intenso e complesso, con lievi note floreali e (soprattutto) di frutta bianca fresca (mela verde, pesca bianca, fico d’india) su uno sfondo vegetale che sa di balsamico, aromatico (salvia, timo) e minerale. La bocca è fresca ed elegante, con una giusta sapidità ed un finale lievemente morbido che, su una sottile nota di mandorla caratterizza in modo particolare questa bollicina, rendendola alquanto versatile sul delicato fronte degli abbinamenti. Senz’altro ottima come aperitivo, si può accostare, non senza una certa audacia, a dolci freschi non strutturati.
La mia visita volge ormai al termine. Dal punto di vista climatico non è decisamente una giornata delle migliori. Il cielo è grigio. C’è freddo. Ed umidità. Ma i colori dell’inverno, che ritrovo nei verdi pascoli e negli spogli vigneti, pieni di fascino e suggestione, mi distraggono dallo “spleen” della rigida, inclemente stagione. Dopo un abbraccio al mio amico Alessandro, monto in macchina e metto in moto, e lascio quelle terre già con un senso di nostalgia, non senza rivolgere un sentito ringraziamento a San Vincenzo, da sempre (soprattutto per i cugini d’oltralpe), il santo patrono dei vignaioli…
Questa scheda è di Carmelo Corona
CASA VINICOLA LANZARA s.r.l. – Contrada S. Vincenzo, Menfi (AG). Tel. 0925 75018 – Fax 0925 570423 – [email protected] – www.lanzarawines.it – Enologo: Alessandro Giarraputo – Estensione tenuta: 50 ettari, di proprietà – Estensione vigneti: 41 ettari – Terreno: medio impasto, tendenzialmente calcareo – Vitigni: nero d’Avola, syrah, merlot, cabernet sauvignon, grecanico, grillo, catarratto, chardonnay – Età media dei vigneti: 20 anni Primo millesimo imbottigliato: 2003 – Numero bottiglie prodotte: 180.000.
27 Commenti
I commenti sono chiusi.
Un’ottima scheda per un ottimo prodotto. Complimenti al recensore!
Grazie, Vincenzo, per il tuo immancabile, affettuoso contributo!
Ciao Fantastico
..un commento molto chiaro redatto da un Sommelier che, come pochi, riesce a rendere semplice ogni traduzione olfattica del vino a tutti coloro i quali intendono sporgersi dal balcone enologo..la sua plurima esperienza nel settore gli permette di spaziare tra la gente ammaliandola con i suoi gentil modi..coinvolgendo coloro i quali non riescono ad avvertire tutte le essenze..come fà gran parte della gente..che prende in mano un calice e lo sorseggia senza dare importanza a tutto ciò che emana lo spirito del Dio Bacco…da parer mio..posso solo dire che la mia fortuna è stata quella di poter essere affiancato dallo stesso Corona..seppur per un breve periodo..riuscendomi a trasmettere quei meccanismi che si celano dietro, che sia un decanter, una bottiglia, o un comune bicchiere…
Un caloroso complimento dal tuo caro amico nonchè compagno di viaggio Grappolo!!!
Troppo evidente che è su commissione!!!
Melassa inutile e anche controproducente….
Se ti riferisci al commento di Alessandro Danimarca (quindi sei in errore se pensi che l’ultimo commento sia dell’enologo Giarraputo), posso concordare sulla “melassa” ma conoscendo bene lui e la sua grande stima nei miei confronti (e posso dire “grande”, visto che lo conosco da anni ed abbiamo anche lavorato insieme), ti posso assicurare che quanto ha scritto nel suo commento (seppur in modo un po “tortuoso” e magari troppo “mieloso”) lo ha scritto perchè ci crede e non perchè qualcuno glielo abbia commissionato… Quanto sopra, giusto per la cronaca, poi ciascuno è libero di usare la propria intelligenza come crede…
un ringraziamento all’amico poeta-sommelier carmelo corona che ci ha presentato questo invitante vino e ci ha condotti in giro per le nostre splendide terre!!!
Grazie, Piero! Troppo buono!!
Cammelo scantare me facisti, ma nun avivi i capelli?
No beddra!!! Tutti persi li ho, 20 anni fa! Ma pikkì, così brutto paro?
…pe’nniente, l’anni passano supra di nui….
Mi sarebbe piaciuto esserti vicino per potere vedere queste terre magnifiche che danno te tu egregiamente hai descritto. Ho viaggiato insime a te con il tuo racconto. Sicuramente avrò occasione di assaggiare questo prodotto delle nostre terre che tu hai descritto, come al solito, in un modo professionale, dandomi la sensazione di sentire tutti i profumi che esso contiene.
Bravo Carmelo.
Grazie, Leo! Stai tranquillo! La prossima visita che organizzo mi accompagni. Promesso!!
Un piacere leggere la tua armonica descrizione. Ho avuto la fortuna di visitare la Sicilia in occasione della mia prima mostra fotografica, e riesco a rivivere alcuni di quei magici luoghi, come fosse adesso. Bellissimo articolo e sopratutto la scheda, il monitor sembrava diventar liquido. Sono sorpreso delle bollicine siciliane, prendo nota.
Complimenti Carmelo
Grazie, Gianni! Il tuo commento è, come sempre, particolarmente gradito!
Una curiosità: ma Corona esce e va in giro così, normalmente e disinvoltamente, in divisa di rappresentanza Ais? Eccesso di zelo o non esistono più i sommelier di una volta? ;-)))
Credo sia iscritto all’Ais, ergo può indossare la divisa quando vuole…
@ Carmelo : bravo, come al solito. Non sapevo che in Sicilia ci fosse anche una tradizione di bollicine…bellissimo il baglio!!!
Avrei qualche dubbio, Lello: intendo sull’indossare a piacimento la divisa di rappresentanza. Comunque è lo stesso, non mi interessa: millanta potrebbero esser i motivi per cui Corona era vestito in quel modo. La mia era una battuta, se vogliamo anche pro domo sua. Ma ultimo, proprio ultimo, però, è poter fare quel che ci pare in divisa Ais, senza consenso della propria delegazione. O no?
Ah, su una cosa son d’accordo: quel baglio è proprio bello.
Certo non partecipare ai festini a Palazzo Grazioli, ma se andiamo ad ascoltare di vino o a parlare di vino (non a nome della delegazione, naturalmente, se non si è autorizzati), non vedo perchè no. Altrimenti, perchè dovremmo essere associati, se non si può “esibire” tale status?
Infatti, indossavo la divisa AIS perchè ero c/o quella cantina, prima che da wine writer, nelle vesti sommelier e responsabile acquisti del wine bar-.enoteca per cui lavoro. Ero dunque, nel pieno esercizio delle mie funzioni di sommelier professionista, e come tale, credo, legittimato ad indossare l’uniforme AIS. Sono sempre più convinto che essere un membro AIS costituisca una vera e propria missione, che ha come precipuo fine la divulgazione del vino, e non posso negare, che il fascino della divisa aiuta in questa missione. Ti caratterizza. Evidenzia e mette a fuoco il’importante ruolo della prestigiosa associazione nel mondo del vino.Ecco perchè, tutte le volte che mi muovo per qualunque attività che ha a che fare con il vino (acquisti, corsi, convegni, ecc) io la indosso sempre.
Grazie, Lello, grazie! Un abbraccio!
Estiquattsi. Parole impegnative, non c’è che dire (seppure s’oda un certo sbatter di tacchi e un leggero scintillar di sciabole). E’ comunque un sincero sentire, che tuttavia non mi trova d’accordo, e magari sbaglio. Penso che il singolo sommelier debba partecipare alle iniziative e adeguarsi agli interessi dell’Associazione, rappresentandola con le diverse divise, secondo le necessità e le occasioni. Non vale il contrario, cioè che debba esser l’Associazione ad adattarsi e avvalorare progetti, attività e interessi del singolo sommelier, che nella professione quotidiana non associativa rappresenta il suo datore di lavoro, la sua azienda o se stesso, mai l’Ais. E’ un parere, beninteso, tra l’altro espresso da uno che appena sente un minimo di costrizione scappa, ma che per lo stesso motivo, non gradisce la sovraesposizione.
Un altro modo di vedere la cosa?
complimenti carmelo per la chiarezza nella descrizione dei paesaggi, grazie per la citazione nella nota, perchè io ero uno degli “ignoranti” che non sapeva che in sicilia si producevano bollicine. per il resto non aggiungo altro perchè lavorando per me ogni mia parola sarebbe di parte, posso dire pubblicamente che sono sempre più convinto di avere avuto una bella intuizione e di avere fatto un affare chiedendoti di lavorare nel mio locale.
Complimenti per la scheda, e noi ti seguiamo…e beviamo!!!
Buon giorno , solo oggi posso apprezzare , il fascino che le terre Sicane emettono , credevo di essere solo io! Ma il Corona con una chiarezza e una dialettica semplice ha spiegato bene . Volevo rassicurare che non ci e stato nessun accordo l’incontro e stato fortuito , e un amante del Buon vino e delle novità inoltre e molto preparato e professionale. Carissimo collega amante del vino ricordati importante che ne parlano . Buon fine settimana.
Carmelo, usi le parole come le note di uno spartito pieno di sublime armonia. Non vedo l’ora di provare lo spumante Lanzara da Te egregiamente descritto. Posso dirti che sono orgoglioso di avere contribuito, anche se in minima parte, alla tua formazione. il prof. di musica