Birra. KBS: una calda meraviglia da meditazione
di Andrea Docimo
A prescindere da stile, nazione di appartenenza e proprietà organolettiche, le birre possono essere distinte in tre categorie: quelle che devono essere adoperate unicamente per accompagnare pietanze (solitamente di bassa qualità); le eclettiche, da bere “assolute” o su qualcosa di buona fattura (livello medio-alto); le birre da meditazione, ovvero quelle che, nonostante si prestino ad abbinamenti di pregio, sovente richiedono (per apprezzarne appieno il bouquet di sentori e sapori) di essere sorseggiate rigorosamente da sole, con calma e giusta propensione d’animo.
Soffermiamoci su quest’ultima macrocategoria, chiudiamo gli occhi e spaziamo con la fantasia: una bella poltrona comoda con braccioli, un salotto arredato con gusto, una ben fornita libreria con volumi di pregio, un cubano in equilibrio precario sull’orlo di una ceneriera in alabastro e la fiamma sfrigolante di un bel camino. E’ il locus perfetto per la degustazione di una birra da meditazione di grande caratura, come quella che ci accingiamo a raccontare.
La KBS (Kentucky Breakfast Stout) è una carezzevole Imperial Stout del birrificio americano Founders, che sembra aver scoperto la formula segreta di una birra quasi perfetta, che risulta peraltro difficilissima da reperire in Italia a causa della già elevatissima richiesta del mercato americano.
Prodotta con caffè e cioccolato, come riporta tra l’altro l’etichetta, fa successivamente passaggio in botti di Bourbon per un anno, dove acquista la complessità aromatica che si paleserà con grande veemenza nel corso della bevuta.
La presentazione è di quelle importanti ed i convenevoli non sono assolutamente scontati: il corpo è del colore della pece, impenetrabile alla luce; la schiuma è cappuccino, sottile, a maglie strette e mediamente persistente (basta far roteare un po’ il calice e si ottiene irrimediabilmente mezzo centimetro di cappello).
Al naso è un riuscitissimo bilancio di cioccolato, uvetta, frutta sotto spirito, Bourbon, frutti rossi, caffè, e vaniglia.
Ogni aroma è perfettamente discernibile e non prevale sugli altri, con i quali è, anzi, ben armonizzato. Al palato la sinfonia continua: Bourbon che si staglia (finalmente) imponente, quindi chicco di caffè tostato, cioccolato che avvolge, e meravigliosa vaniglia a completare il quadro.
Il sorso è lungo, lussurioso, e l’elevato tenore alcolico si percepisce senza risultare predominante.
Insomma, una birra “calda”, perfetta per stemperare le fredde serate autunnali od invernali, da degustare in quel bel salotto di cui si parlava prima, abbinata magari ad un fondente di qualità.
Il costo, sui 10 euro, non è proprio di quelli esigui, è vero, ma è parzialmente giustificato dalla sorta di embargo messo in atto dai produttori americani, che di fatto rendono quasi irreperibili le loro creazioni migliori nel vecchio continente.
A valle della bevuta, considerazioni finali: sebbene occorra prendere questo prodotto per quello che è, ovvero una grande birra come ce ne sono tante (rifuggendo dunque il beer-geekism esasperato), se ne si ha l’opportunità, credo valga la pena di spendere qualcosina in più per assicurarsi questa piccola rarità. Non ne resterete delusi.