BEVIAMOCISUD: la spettacolare degustazione dei grandi rossi del Sud
di Antonio Di Spirito
Nel primo weekend di febbraio gli eno-appassionati di Roma hanno vissuto due giornate esaltanti con un evento diventato, ormai, irrinunciabile: BEVIAMOCISUD.
L’anno scorso era “Aglianico a Roma”, quest’anno Luciano Pignataro con il suo WineBlog, Percorsi di Vino di Andrea Petrini e l’Agenzia Riserva Grande di Marco Cum, hanno voluto estendere la proposta, inserendo nella selezione tutti i vini rossi del centro e del sud Italia.
Abbiamo avuto, così, la possibilità di assaggiare tante eccellenze vinicole per lo più sconosciute ai tanti appassionati, perché poco conosciute, perché difficili da intercettare se non si va all’origine. Non erano presenti solo vini poco conosciuti, ma erano rappresentate anche denominazioni con le quali si ha poca dimestichezza: Cesanese di Affile DOC, Atina Cabernet DOC, Matera DOC.
All’interno della manifestazione, Luciano Pignataro ha tenuto quattro seminari tematici per focalizzare alcune Denominazioni del Centrosud o porre la giusta attenzione su alcuni vini cult, quali i vini di Gianfraco Fino, prodotto da piante molto vecchie ad alberello, ed una verticale di “Patrimo”, il merlot in purezza di Feudi Sangregorio, prodotto da viti di oltre 70 anni.
Ho seguito in particolare il seminario dedicato a “I Grandi Rossi del Sud Italia”, guidato abilmente e da par suo, da Luciano Pignataro; lui che segue questi vini da quasi quaranta anni, ed alcuni sin dalla loro nascita, ha voluto accompagnarci in un viaggio virtuale attraverso il sud dell’Italia e proporci questi vini.
Cantine Viola – Rossoviola 2014
Magliocco in purezza coltivato in regime biologico a Saracena in contrada Rinni a circa 500 m.s.l.m., con importanti escursioni termiche. Le uve vengono sottoposte ad una macerazione preventiva a freddo di tre giorni; quindi fermentazione in acciaio e macerazione con le bucce per almeno 8 giorni. Si passa poi all’elevazione in barriques di Allier per 9 mesi, ed all’affinamento in bottiglia per almeno 6 mesi prima della commercializzazione.
Ci sono vini un po’ riottosi ed introversi, che stentano a farsi conoscere; siamo proprio in quel caso; poi, d’incanto, si apre e si manifesta tutto con frutta croccante ed una decisa nota affumicata e balsamica; al palato, dopo un effetto intenso e veloce di un tannino vellutato, si provano sensazioni di frutta fresca, agrumi maturi e sapidità; il legno è molto ben calibrato ed amalgamato in un sorso morbido, lungo e scorrevole.
Librandi – Magno Megonio 2016
Sicuramente una delle realtà più grandi della Calabria, che opera sia nel mondo vitivinicolo che in quello oleario. Nella tenuta di Rocca di Neto, ad una altitudine inferiore ai 150 m.s.l.m., si produce, tra altri vitigni ed olivo, il magliocco dolce; uva che, quando coltivata su terreni argillosi e calcarei, riesce a conferire personalità e struttura ai vini. Vinificato in acciaio con una macerazione di 15 giorni, si eleva per 12 mesi in barriques di Allier e poi affina in bottiglia per 6 mesi prima della commercializzazione. Frutta matura ed erbe aromatiche attirano alla beva; la prima sensazione al sorso è la frutta croccante e succosa; i tannini sono avvolgenti ed eleganti; sapidità ed una leggera nota amaricante, insieme ad un piacevole ritorno dell’acidità, rendono lunghissimo il sorso.
Severino Garofano – Le Braci 2013
Azienda a conduzione familiare; nel 95 c’è un salto in avanti di Stefano Garofano, figlio di Severino, e la sorella: decidono di raccogliere la pluridecennale esperienza da consulente del loro padre e, nonostante le sue resistenze, iniziano a produrre vini a Copertino. Il nome dell’azienda, però, possono utilizzarlo solo da qualche anno dopo; quando, cioè, Severino va in pensione. Questo vino viene prodotto solo nelle annate migliori; le uve sono state lasciate sulla pianta oltre la maturazione (fino all’avvizzimento degli acini) per ricercare una maggiore complessità. Dodici giorni di macerazione, un anno di barrique e, poi, vasca di cemento. Lungo è anche l’affinamento in bottiglia: va in commercio dopo sei anni dalla vendemmia.
Una leggera nota ematica accompagna, solo inizialmente, intense note di frutta rossa, origano e refoli di macchia mediterranea; l’ingresso in bocca è immediatamente rotondo ed armonico; il tannino è molto intenso, ma rinvengono succosità, sapidità ed acidità a compensare; ha una nota un po’ dolce che va a compensare la tipica nota amaricante; il sorso è strutturato, ha una trama fitta, ma è scorrevole ed equilibrato.
Montevetrano – Montevetrano 2017
Questo è un vino nato per una scommessa tra amici. A metà degli anni ’80 Silvia Imparato, fotografa professionista, e Riccardo Cotarella vollero provare a produrre un grande vino nel sud dell’Italia di taglio bordolese ma che, comunque, mostrasse i segni della propria origine. Nacque così Montevetrano, un blend di cabernet sauvignon, merlot e aglianico, prodotto in circa 30.000 bottiglie l’anno, a pochi chilometri da Salerno e a ridosso dei colli Picentini. Nel 1993 un alto punteggio di Parker lo ha consacrato come vino cult e tuttora è un’icona della viticoltura campana.
Di colore rubino cupo, almeno quanto il suo portamento austero al naso; concede giusto pochi profumi di frutta rossa e nera ed erbe aromatiche; al palato porta inizialmente un tannino ancora non domo, ma la parte succosa, sapida e la notevole acidità rende molto scorrevole il sorso; la componete di legno, dovuta al lungo affinamento in barriques, è stata già ampiamente assorbita e non condiziona il sapore. In chiusura, seppur abbastanza asciutto, rimane fresco, speziato e piacevolmente amaricante. Elegante.
Di Majo Norante – Don Luigi Riserva 2015
Siamo in Molise, a Nord del Gargano, in contrada Ramitello, in agro di Campomarino, non lontano dal mare Adriatico, dove il terreno è in parte sciolto e in parte sabbioso; una terra in cui la viticoltura fu portata dai Romani. Di Majo Norante produce i vini esclusivamente dagli 85 ettari dell’antico feudo dei Marchesi Norante di Santa Cristina. Biologico da lungo tempo, il vigneto dal quale viene prodotta il Don Luigi Riserva, vino che Alessio, l’attuale titolare, ha dedicato al padre, è posto ad una altitudine di poco superiore ai 120 metri e gode delle brezze marine. I vitigni utilizzati sono montepulciano ed un saldo del 5% di aglianico; Vendemmia tardiva per aspettare la completa maturazione dei vinaccioli ed evitare la nota “amarotica-verdognola” del tannino del montepulciano; e, proprio per evitare qualsiasi rischio, i vinaccioli vengono separati dalle bucce durante la fermentazione. Diciotto mesi in barriques senza tostatura, assemblaggio e passaggio in acciaio e, poi, sei mesi di affinamento in bottiglia. Frutta rossa matura, marasca, erbe aromatiche, sottobosco, tabacco e note balsamiche al naso. Il sorso è fruttato, corposo, fresco e succoso; i tannini sono risolti e vellutati, la struttura è potente, ma freschezza, sapidità e speziatura gli conferiscono un grande equilibrio.
Tenuta Scuotto – Taurasi 2013
Tenuta Scuotto insiste sul territorio di Lapio, uno dei due comuni Irpini a fregiarsi di una doppia DOCG: Fiano ed Aglianico. Le uve per questo Taurasi sono coltivate nel comune di Paternopoli, a pochi chilometri dalla tenuta, a 500 metri di altitudine, dove gode di importanti escursioni termiche, e vengono raccolte nei primi giorni di novembre; dopo la fermentazione alcolica, le bucce restano in macerazione per circa 18 giorni; dopo la separazione dalle bucce ed un “riposo di circa trenta giorni, il mosto va ad affinarsi in barriques per circa 14 mesi, dove svolge la fermentazione malolattica. Dopo l’imbottigliamento, il vino staziona ancora quattro anni in cantina per un affinamento ideale.
Il colore è rubino intenso ed abbastanza scuro; al naso offre tanta frutta rossa, agrumi e carrube; al palato i tannini sono levigati ed imponenti; il sorso è succoso, minerale, fresco, sapido, agile; il legno è perfettamente integrato. Elegante.
Cantine del Notaio – Il Sigillo 2013
Centotrentatre mila anni fa il vulcano Vulture ebbe una eruzione di tipo esplosiva con diffusione di gran quantità di silice e le ceneri si compattano formando strati di tufo, che ritroviamo sotto uno strato superficiale di terra; le radici delle viti, insomma, “allattano nel tufo”. Gerardo Giuratrabocchetti, patron di Cantine del Notaio, nonché agronomo e ricercatore, ha differenziato la dislocazione dei vigneti, oltre che per tipologia del terreno, ma anche pensando a condizioni climatiche differenti, in modo da assicurarsi comunque un raccolto, nonostante in qualche zona il clima potesse essere estremamente avverso. Ha, inoltre, dimostrato sperimentalmente che, giocando sul periodo di raccolta, riesce ad ottenere vini diversi: una versione spumante, vini giovani e fruttati, intensi e di medio corpo, fino a vini corposi e strutturati. La visita alle cantine di affinamento, scavate a mano nel tufo qualche secolo fa, sono uno vero spettacolo: da sola vale il viaggio!
Il Sigillo è una sorta di Amarone del Vulture prodotto con aglianico, seguendo uno stile in essere nel passato in quella zona; le uve sono raccolte a fine novembre-inizi di dicembre in surmaturazione o appassimento e fatte macerare per circa 30 giorni; due anni di affinamento in tonneaux di rovere francese e due anni di bottiglia costituiscono il percorso minimo prima di entrare in commercio.
Il colore è rubino granato, scuro e luminoso; profuma di frutta rossa e nera con note di agrumate, cenere ed erbe aromatiche; il tannino è poderoso, ma gentile, in via di risoluzione; il sorso è fruttato e scorrevole, sapido, speziato e lungo.