Beviamoci Sud 2020: i migliori rossi della due-giorni romana
Beviamoci Sud è il primo festival dei grandi rossi del Sud Italia tenutosi a Roma gli scorsi 1 e 2 febbraio presso il Radisson Blu hotel. Nasce dalla collaborazione di Luciano Pignataro, Andrea Petrini e Marco Cum di Riserva Grande e si accoda al successo degli appuntamenti specificamente incentrati sull’Aglianico del 2018 e del 2019. Retorico sottolineare la valenza di un evento dalla portata comparativa di evidente valore sia per appassionati sia per esperti di settore e che per giunta si svolge nella capitale, raggiungibile piuttosto facilmente perfino dall’estero. Due giorni di seminari tematici mirati e per nulla scontati si sono affiancati ai più classici banchi d’assaggio con la possibilità di degustare oltre 300 vini provenienti dai territori più vocati di Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio.
Ecco alcuni dei miei migliori assaggi:
LAZIO
Ho l’occasione di soffermarmi su una denominazione meno nota: Atina, incentrata su vitigni internazionali che però – al solito – se ben ambientati e interpretati posso regalare soddisfazioni inaspettate. È il caso dell’azienda Antica Tenuta Palombo.
Atina Cabernet DOP 2017 – Antica Tenuta Palombo
Naso decisamente invitante con note croccanti di riber rosso, marasca matura, erbette e paprika. Ottimo l’equilibrio tra la dolcezza di frutto e tannino supportati da una vena rinfrescante e una persistenza importante, vino di carattere maturato in legno di II e III passaggio che quindi ha arricchito senza imprimersi sull’identità gusto-olfattiva. (In ogni caso ho trovato di classe anche la versione riserva maturata in barrique francesi nuove di maggiore impatto ma di evidente qualità).
CALABRIA
Un territorio dal fascino misterioso che con orgoglio si sta facendo apprezzare sotto le sue diverse forme: dal più noto Cirò della costa ionica al Magliocco delle Terre di Cosenza.
Cirò rosso classico superiore DOC 2016 – Cataldo Calabretta
Grazie anche all’affinamento in cemento (18 mesi) è un Cirò moderno che non si rassegna a duri eccessi tannici ma si ripropone scattante e sapido. Naso intrigante di caffè e frutti rossi. Palato decisamente equilibrato, di ottima scorrevolezza per la tipologia
Cirò rosso classico superiore riserva DOC 2015 – A’ Vita
Una versione di Cirò più avvolgente data anche la maturazione in legno: vino marino, quasi salmastro, profondo, con naso pungente che profuma di spezie orientali e sottobosco. Al palato è scorrevole e rotondo allo stesso tempo
“Rossoviola” Magliocco Calabria IGT 2014 – Cantine Viola
Azienda nota per la produzione di uno straordinario vino dolce italiano di nicchia, il Moscato di Saracena, che, tra gli altri, propone anche questo Magliocco maturato in botti nuove e usate: più denso e concentrato nei primi anni ma che dopo qualche anno di affinamento e – da non dimenticare – in un’annata decisamente fresca, offre un carattere più esile e approcciabile. Al naso è intenso e maturo, coerente al sorso e comunque austero ma di maggiore scorrevolezza rispetto ad assaggi precedenti
“Fervore” Magliocco Calabria IGP 2015 – Terre di Balbia
L’annata 2015 con un anno di affinamento in più sulle spalle (rispetto alla 2016 già presente in degustazione) offre un assaggio completo e composto con un susseguirsi di note balsamiche, amarena, china e violetta selvatica che si avvicendano ordinatamente. Morbido, di personalità.
Intrigante anche il Merlot della stessa azienda (Blandus) che nonostante sia prodotto su terre rosse in un territorio mediterraneo come quello Calabrese presenta un equilibrio inaspettato che fa leva su un tocco vegetale più tipico nei climi freddi; goloso ma mai ruffiano.
CAMPANIA
“Vigna Girapoggio” Paestum Aglianico IGP 2017 – Verrone
Paolo Verrone ha deciso quest’anno di provare a introdurre il legno per la versione “Vigna Girapoggio” Aglianico, solo 3 mesi e in botti di secondo passaggio.
Il risultato è notevole: senza snaturarsi il vino, rispetto alle annate precedenti lavorate esclusivamente in acciaio, è arioso e profondo, franco ed elegante sia al naso sia al palato con sentori di ciliegia, rosa e un tocco di terriccio; una struttura meno invadente del solito per essere un Aglianico
Colli di Salerno Aglianico IGP: Duemila12 – Mila Vuolo
Non è raro approcciare a mini verticali dell’Aglianico di Salerno città di Mila, espressione sincera delle singole annate affrontate. Mi colpisce la 2012 che riesce a coniugare l’irruenza a tratti rustica dell’Aglianico più verace a una maturità di frutto arricchita dai terziari di qualche anno sulle spalle. Suggerisce qualità di tannini e integrità.
“Stilla Maris” Aglianico Campania IGT 2012 – Tenuta Scuotto
Una linea produttiva pervasa dal dinamismo di Adolfo Scuotto (titolare) per un progetto dall’indole giovane ma radicato. Potrei citarli tutti ma Stilla Maris è il vino che ho degustato per la prima volta proprio a Roma (in occasione di Aglianico a Roma). Rosa, amarena, foglie di tabacco, paprika e sbuffi pungenti di pepe anticipano un sorso godurioso per struttura e trama setosa ma che non si lascia appesantire grazie al carattere sferzante che invita a bere ancora e ancora.
“Patrimo” Campania rosso IGT 2015 – Feudi di San Gregorio
“Lo strano caso del Merlot in Irpinia” è stato il titolo tanto esplicativo del seminario con verticale tenutosi domenica 2. Mi colpisce l’annata 2015 dal naso particolarmente fine che suggerisce note di frutta fresca, spezie rinfrescanti, violetta selvatica e sottobosco. Stiloso al sorso, scorrevole, di buona struttura ma grande bevibilità.
MOLISE
Una regione piccola che cresce silenziosamente alla ricerca di un’identità territoriale definita facendo leva proprio su un rosso: il Tintilia con numerosi ottimi esempi.
Tintilia del Molise DOC 2016 – Tenute Martarosa
In attesa della 2017 su cui ricadono importanti aspettative, ci godiamo la bevibilità di un rosso agile e fruttato, succoso ed equilibrato ma con una buona struttura che invita all’abbinamento col cibo; fini e definiti i profumi, di personalità la beva che resiste a lungo.
“Collequinto” Tintilia del Molise Rosato DOC 2018 – Claudio Cipressi
Nonostante le potenziali struttura e densità, la Tintilia si fa apprezzare molto anche nella versione in rosa con bouquet che invita al sorso offrendo note di frutti di bosco e acqua di rose con un palato sapido e delicato. Da non perdere anche le versioni in rosso e di età più avanzata dell’azienda seguita da Vincenzo Mercurio.
Un commento
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Sono un enologo di 86 anni. Per oltre 40 anni ho operato nel campo enologico industriale. Voglio criticare l’uso estensivo – che, nella nell’analisi degustativa dei vini è molto di moda tra i sommelier – è, per la mia esperineza, molto improprio, dei termini: sapore di ciliegia marasca, frutti di bosco, ecc, ecc. Percepire e distinguere in un vino, tre , quattro e più sentori così affini, mi risulta poco verosimile. Tali sensazioni possono essere rese scientificamente analizzabili solo attraverso l’impiego del gascromatografo che, come si sa, è in grado di rilevare e distinguere i componenti aromatici che danno vita alle sensazioni di gusto, ai profumi. Ogni persona ha olfatto e gusto propri per cui queste sensazioni non si possono massificare. Le “battute” alla sommelier sono quasi sempre dei personalismi espressi per impressionare il consumatore, il cliente, gli ascoltatori.