Caprotti: ricordo di mister Esselunga, l’anticomunista che ha diseredato i figli


Bernando Caprotti

Bernando Caprotti

di Leo Ciomei

Ieri è’ morto Bernando Caprotti.  L’uomo dell’Esselunga, il “padrone” E mai come questa volta la parola padrone assume il suo vero significato.  Lui era veramente il padrone di tutti i supermercati con la Esse lunga, gestione e soprattutto immobili. Niente quotazione in borsa, nonostante la corte serrata fatta dai più importanti banchieri italiani e europei, niente soci più o meno famosi.  Voleva la possibilità di alzarsi la mattina e DECIDERE. Un vecchio padrone di altri tempi.

Uno dei primi Esselunga, Viale Zara a Milano

Uno dei primi Esselunga, Viale Zara a Milano

Ma non starò qui a fare la biografia (o l’agiografia) come potete leggere oggi su tutti i quotidiani e blog gastronomici (il copia-incolla regna sovrano in questi casi).

Il figlio Giuseppe

Il figlio Giuseppe

Scriverò solo qualche ricordo personale del rapporto che mi ha legato a Esselunga (non certo con il grande Capo ma, come dicevo sopra, tutto passava da lui), rapporto di lavoro indiretto, ça va sans dire.

Si parla di qualche anno fa ma la catena della GD era già molto diffusa nel nord e centro Italia.  Ai tempi mi occupavo, fra le altre cose, della logistica in un azienda fornitrice di Caprotti.  Oltre a loro avevamo come clienti primari anche altre catene come Coop, Superal/PAM, Di.tex.al/Bennet, Carrefour in Italia e Walmart, Obi, Marktkauf all’estero.

Questo per far capire che il mondo della GDO non ci era del tutto ignaro.  Nonostante questi grossi nomi il cliente numero uno era e rimaneva Esselunga.  Il rapporto con le direzioni di Milano e Firenze era consolidato. Un paio di volte al mese i direttori centrali venivano in azienda, controllavano il prodotto, stabilivano i prezzi e, davanti a caffè e pasticcini, si chiacchierava del mercato in generale.

Naturalmente i miei titolari, non essendo noi Barilla o Unilever, non avevano mai trattato direttamente col “vecchio” Caprotti (ma in quel periodo non era affatto vecchio) ma c’era sempre un timore reverenziale nel nominarlo.  Avevamo invece conosciuto il figlio Giuseppe, di poco più grande di me, che, se ricordo bene, da giovinetto, non aveva un ruolo ben definito in azienda.  Per noi era un figlio di papà con un pacco di miliardi in saccoccia: qualcosa già trapelava dei dissidi in famiglia ma mai avremmo immaginato quello che sarebbe arrivato dopo…

Una delle tante pubblicita' Esselunga

Una delle tante pubblicita’ Esselunga

Della qualità dei prodotti alimentari venduti in Esselunga non mi metto a disquisire (autorevoli personaggi già lo fanno) e nemmeno sul rapporto direzione/personale su cui molto è stato scritto e detto. Posso dire però senza tema di smentita che i pagamenti arrivavano puntuali senza sgarrare un giorno! Cosa che purtroppo non avveniva con le altre catene della GDO.
Aggiungo che già in quegli anni i frequenti viaggi negli States di Bernardone lasciavano presagire un accordo (o una vendita diretta) alla Walmart, la più grossa azienda di Grande Distribuzione mondiale.  Del resto voci mai confermate dicevano che piuttosto che mettere l’Esselunga nelle mani dei “comunisti delle Coop” l’avrebbe bruciata.

Il Caprotti è stato un grande imprenditore, anticipatore fin dal 1957 di tutte le tendenze che arriveranno dopo.   Probabilmente il suo piglio decisionista ha fatto sì che non venisse mai capito dai dipendenti e dai sindacati (sempre sfidati a testa alta, anche durante gli anni di piombo) e il fatto che non sia mai riuscito a scendere sotto la Toscana con i suoi supermercati (a parte Roma) dando la colpa sempre alle amministrazioni pubbliche ha creato il mito del Caprotti duro e puro che non si piega ai diktat sinistrorsi (ma pure a quelli della criminalità organizzata: guarda caso non ha mai aperto in zone calde come Campania e Sicilia).

In sintesi un grande personaggio che verrà ricordato anche se la sua “creatura” verrà inglobata in uno dei tanti Investment Funds impersonali che snatureranno il rapporto padrone/cliente da lui instaurato.  Non verrà certo ricordato invece come “padre dell’anno” viste tutte le diatribe di famiglia ma, si sa, difficilmente i grandi imprenditori riescono a mantenere ottimi rapporti a casa propria (vedi gli Agnelli o i Rockfeller).

Un commento

I commenti sono chiusi.