Barone Pazzo Salento Primitivo Igt 2011 | Voto 87/100
Azienda Agricola Vetrère
Uva: primitivo
Fascia di prezzo: dai 10 ai 15 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5 – Naso 26/30 – Palato 26/30 – Non omologazione 30/35
Il Primitivo ricorre sovente nelle mie degustazioni pugliesi, come ho sperimentato recentemente per l’ennesima volta assaggiando la bottiglia di Barone Pazzo Salento Primitivo Igp 2011 dell’Azienda Agricola Vetrère di Taranto.
Un’azienda che da sempre si occupa di produzione agricola e che è ubicata in una dei territori più vocati alla viticoltura, nel versante orientale tarantino. E’ gestita dalle sorelle Annamaria e Francesca Bruni, eredi di una lunga tradizione vitivinicola familiare, che col tempo hanno trasformato l’azienda in un centro agricolo attivo e moderno. Certamente sono aiutate in questo da un terroir ideale non solo per la produzione agricola, ma anche per quella di vini di eccellenza, le vigne sono posizionate intorno alla casa padronale e dove è stata restaurata l’antica cantina scavata nel tufo, rendendola al tempo stesso suggestiva e funzionale. Annamaria come enologa cura personalmente la produzione vinicola, articolata in dodici etichette.
Il Primitivo Barone Pazzo 2011, dopo la fermentazione in tini di acciaio, è stato affinato in barriques nuove di rovere francese per dodici mesi e poi è passato in bottiglia. La gradazione alcolica arriva a toccare i 14 gradi.
Dico subito che non si tratta di un vino molto carico, concentrato e potentemente alcolico come la tipologia farebbe supporre, anzi si dimostra suadente, morbido e piacevolmente accattivante. Nel bicchiere il cromatismo che s’intravede è già colorato di un vivace rosso rubino, con guizzi luminosi. All’approccio olfattivo emergono intensi e spiccati aromi fruttati del sottobosco, come il ribes, la mora ed il mirtillo, seguiti da nuances di marasca e di prugna, associati poi a speziate performances di chiodi di garofano e di noce moscata ed il tutto, infine, ingentilito, da dolci vezzi floreali di violetta. In bocca il sorso gioca su toni caldi e morbidi, ravvivati da un’elegante e misurata fruttuosità e poi mostra un tannino, già parzialmente arrotondato, una densa freschezza, un carattere appena esuberante, una ben definita pulizia palatale, piacevoli note tostate e balsamiche, un’equilibrata articolazione gustativa, una profonda trama vegetale mediterranea ed una carnosa sensualità. Il finale è godibilmente lungo ed edonistico. Ottimo vino senz’altro, da aspettare ancora per qualche anno, dal prezzo intrigante e da associare a paste al sugo, carni alla brace e formaggi stagionati a pasta dura. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Taranto – S.P. Monteiasi – Montemesola Km. 16 .Tel. 099 5661054 – Fax 099 5667980 [email protected] – www.vetrere.it Enologo: Annamaria Bruni. Ettari vitati di proprietà: 37. Bottiglie prodotte: 230.000.Vitigni: primitivo, negroamaro, malvasia nera, minutolo e chardonnay.
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Non avrei osato sperare tanto apprezzamento da un vino fatto andando controcorrente rispetto alle densità tanto di moda.
Continueremo così !
A noi questi vini ci piacciono proprio assaje
E naturalmente, concordo anch’io. Veramente una pregevole performance. Sig. ra Bruni vada avanti sempre così!