Baccano a Roma, ecco dove sta il girone dei golosi: a due passi da Fontana di Trevi
Brasserie e cocktail bar Baccano a Roma
Via delle Muratte, 23
Tel.06 6994 1166
Sempre aperto dalle 12 alle 24
La frase più stupida che potremmo scrivere è: adesso la famosa carbonara di Nabil Hadj Hassen dopo 17 anni passati da Roscioli la trovate qui. Ma concordiamo che è di per se una banalizzazione assoluta perché forse la carbonara è il piatto meno intensamente romano che si possa conoscere, deve la sua fortuna, un po’ come la genovese a Napoli, alla poderosa spinta dei blog, dei social e della rete in generale.
Il tema vero è che qui si viene per godere, togliersi ogni sfizio possibile e immaginabile, dalla degustazione di ostriche al caviale, dal foie gras spudorato alla griglia di carni e di pesce, dai tortellini ad alcune ricette stupendamente semplici e creative. Si gode perché è una sorta di brasserie francese sul modello a noi caro e intramontabile di Lipp a Parigi. Forse senza la storia e la grandeur manifestata dalle divise vintage dei camerieri, ma sicuramente ricco dell’immenso patrimonio gastronomico italiano qui celebrato al meglio.
Un format che funziona da circa dieci anni a due passi dalla Fontana di Trevi, ossia nel pieno della banalizzazione gastronomica turistica possibile, tra orde di turisti nordici sbracciati anche d’inverno e profumi di shampo al lampone nelle stradine. Appare improvviso questo faro di civiltà, non economico ma neanche caro, catalogata tra i primi cento bar del mondo dove vi potete scatenare alla grande.
Un bonus è costituito dal personale: motivato, professionale, gentile, con il sorriso pronto anche quando il locale gira a mille fra interno ed esterno, capaci di personalizzare il servizio come piace a noi latini quando ci sediamo a tavola con poche ma semplici battute di mestiere: “ottima scelta di vino” non me lo sentivo dire da una vita e per quanto possa essere una frase da routinier, funziona.
La cantina è immensa, gestita alla grande da Daniele Vespa che l’ha riempita di classici ma anche di tante curiosità: puoi bere le etichette come un magnate russo ma anche scoprire i diversi terroir dello Champagne spendendo molto di meno.
Dalla amatriciana alla parmigiana, dallo jamon iberico alla mortadella di Bologna, e poi i formaggi, la selezione delle paste a seconda dei formati, pane di Roscioli e paste fresche fatte in proprio. E’ il classico posto che dieci visite non bastano per conoscerlo fino in fondo: non mancano infatti piatti frutto di contaminazione culturale, come lo spaghetto ai gamberi con i cubetti di mortadella arrostita, chiaro riferimento all’ossessione spagnola per il grasso di maiale anche nei piatti di mare. Insomma: una cucina solida che parla alla gola e alla pancia. Imperdibile anche la cotoletta alla milanese con tanto di osso che non ha nulla da invidiare alla famosa Recchia di elefante dei Cerea.
Grande format, non c’è che dire, vivamente consigliato anche per la cucina al tavolo che fa sempre la sua porca figura (in questo caso il tiramisu)
Noi ci siamo attestati sui 200 euro in due, champagnino da meunier acido e sgrassante compreso.