Apertura al delivery? Discussione inutile, perchè se in pochi mesi tutto non torna come prima, in pochi mesi tutto fallisce. Perciò: liberi tutti subito!
di Marco Contursi
La tanto attesa delivery in Campania (è sostantivo femminile, quindi “LA” delivery e non “IL” delivery) finalmente è stata autorizzata in Campania, e subito sono iniziate le inevitabili polemiche sulle restrizioni e obblighi connessi (orari, disinfezione, protezioni ecc..).
Chiacchiere inutili: la delivery, comunque venga fatta, non serve a nulla. Altre soluzioni non servono a nulla.
Questioni di lana caprina dunque, non ha nessun senso discutere sulle modalità della delivery, la verità è una sola e diciamola subito:
SE NON TORNA TUTTO QUASI COME PRIMA, IN POCHI MESI TUTTO FALLISCE.
Dovete ficcarvelo in testa.
Spero che il carattere cubitale, vi ha fatto stampare questa cosa in mente. Non esistono soluzioni alternative che tengano: o tutto torna uguale o il settore food fallisce miseramente, trainandosi dietro tutto il resto.
Delivery, aperture contingentate, riconversione delle attività, concessioni centellinate…..tutte cazzate inutili. Così in 6-12 mesi si fallisce. Punto.
Ma, direte voi, per far tornare tutto uguale dobbiamo aspettare il vaccino.
NO NO NO NO NO. Dobbiamo fare la vita di prima, con minime precauzioni che servono a ridurre di un po’ la possibilità di nuovi contagi, che se pure avvengono, poco male. Non è il caso di farne un dramma.
Si guarisce nella gran parte dei casi. Questa è una evidenza scientifica, di Covid 19 si guarisce, con percentuali vicine al 99% se preso in tempo.
Basterebbe solo organizzare il servizio sanitario per una presa in carico immediata dei pazienti ai primi sintomi, curandoli a casa con la terapia giusta che prevede eparina-clorochina-azitromicina come ha spiegato il Professor Francesco Le Foche, aggiungendo che “I primi 7 giorni di malattia sono fondamentali. Se facessimo tamponi rapidi a chi ha pochi sintomi e iniziassimo subito a curarli, molti pazienti non avrebbero bisogno dell’ospedale” . Aggiungendo inoltre che prevede un autospegnimento del virus, anche dovuto all’alzarsi delle temperature.
Ora, a prescindere da questo ultimo passaggio sugli effetti del caldo, che però anche io condivido, il dato scientifico è che se preso in tempo questo da questo virus guarisce la quasi totalità dei malati.
DA CORONAVIRUS SI GUARISCE. C-A-P-I-T-O??????
Non è l’Ebola, non è la pesta bubbonica. I tanti morti ci sono stati a causa di una sfortunata coesistenza di cause: virus nuovo-ambiente favorevole al virus-tanti malati contemporaneamente- cura efficace non conosciuta all’inizio-mancanza di reagenti per tamponi-sanità fortemente penalizzata dai tagli.
Ora che si è capita la cura efficace, e la sanità si è organizzata creando nuovi posti letto e strutture adeguate, non ha senso avere così paura di un virus che ricordo ancora se ce ne fosse bisogno, non è letale come altri se curato per tempo.
Repetita Iuvant: SE PRESO IN TEMPO, SI GUARISCE DAL COVID19.
Ritorniamo a noi: la consegna a domicilio può salvare i locali?
NO NO NO NO.
Questo a prescindere dalle limitazioni messe da De Luca.
Si fallisce con tutta la consegna a domicilio, perché la consegna a domicilio funziona solo se:
- Sei una pizzeria e con pochissimi dipendenti, sennò le spese sono troppe.
- Sei una pizzeria e non un ristorante, perché pochissimi ordinerebbero una pasta e vongole a casa, perché alcuni piatti necessitano di un impiattamento particolare, perché alcune pietanze non possono essere trasportate.
- Se hai il locale in una metropoli e non in un piccolo centro, perché se abiti in una città di poche migliaia di abitanti, quante consegne potrai mai fare?
- Perché fare consegne comporta altri costi, che si aggiungono a quelli che hai per cose che non puoi sfruttare. Pensiamo a un ristorante che ha 200 posti a sedere e paga tasse su questa metratura, pur non potendo sfruttare i posti.
Quindi se hai una piccola pizzeria, magari di solo asporto, dove lavora padre, madre e due figli, con la sola delivery può farcela come ha sempre fatto, sempre che la conversione alle consegne, di locali che prima non le facevano, non ti rubi una parte dei clienti, e quindi dovendosi dividere la clientela tra più locali, alla fine, non resti un pugno di mosche a tutti.
Tutti gli altri, e cioè, ristoranti gourmet, pizzerie e ristoranti in città medio-piccole, ristoranti in zone squisitamente turistiche ecc.. non hanno nessun beneficio da qualsivoglia soluzione che non sia fare tornare tutto come prima di Natale, quando cioè le persone uscivano serene.
Non serve il delivery, non serve aprire riducendo i coperti, non serve cambiare la propria offerta, non serve inventarsi soluzioni miracolose. Non serve nulla, si rimanda solo di qualche mese, l’inevitabile fallimento.
Ma mi spiegate che se ne fa delle consegne un locale sulla marina di Positano? O sull’ Aremogna a Roccaraso? O a Valle dell’Angelo? Ma se già la ristorazione era in difficoltà, come può sperare di salvarsi con limitazioni e altri problemi che prima non aveva?
Altre soluzioni, e cioè uso di protezioni sia individuali sia ambientali nei locali, ingressi contingentati e cose simili, servono solo per illudere i titolari che possono farcela ad andare avanti ma fra qualche mese tutto crolla. Perché le tasse sono sempre uguali, perché gli incassi scenderanno e di moltissimo, perché i soldi persi da marzo fino a luglio non torneranno più e su questi incassi gran parte dei locali ci contava per vivere: matrimoni, comunioni, cresime, feste di laurea, un indotto di centinaia di milioni di euro che per questo 2020 è andato in fumo, quando semmai molti locali avevano già fatto spese in vista di questi eventi, tipo abbellimento dei locali, posa in opera di nuove strutture (piscina, gazebo ecc..), forniture di bevande.
E si badi che grazie al food vivono centinaia di altre figure connesse: fornitori, fiorai, camerieri, lavanderie, produttori di cibo e bevande, produttori di piatti, bicchieri,ecc, pubblicitari, fotografi, organizzatori di eventi, tour operator, titolari noleggi auto e chissà quanti altri.
Qui va tutto a puttane, lo capite????????????
RIPETO: O FACCIAMO TORNARE TUTTO COME PRIMA, CON INOLTRE AIUTI STATALI, REALI, PER I MANCATI GUADAGNI DI QUESTI MESI O TUTTO FALLISCE.
TERTIUM NON DATUR.
Questa tesi vale in tutti i settori come ha spiegato il direttore del Museo Egizio di Torino che ha detto:” Il museo è a rischio fallimento, aprire con ingressi contingentati e altre limitazioni non lo salverà, perché se non facciamo almeno 1500 paganti al giorno, noi falliamo”.
Ora, preferiamo rischiare qualche contagiato ancora dal coronavirus, che curato a casa guarisce nella quasi totalità dei casi o per non avere questi contagiati di far fallire tutta l’economia e contare fra qualche mese migliaia di suicidi per disperazione? Oltre che migliaia di morti per patologie non diagnosticate come malattie del cuore e tumori, visto che gli ambulatori ospedalieri sono chiusi per paura di nuovi contagi.
Lo sapete che sono triplicati i morti da infarto in questo mese perché le persone pure se hanno dolore al petto, non vanno in ospedale per paura di contrarre il coronavirus, autocondannandosi a morte?????
LO VOLETE CAPIRE CHE E’ PIU PROBABILE MORIRE DI TUMORE, INFARTO O DI DISPERAZIONE CHE DI CORONAVIRUS, CHE SE PRESO IN TEMPO CON LA CURA GIUSTA HA UN INDICE DI LETALITA’ ASSAI BASSO??????????
Non so più come dirlo, ma soffro a vedere che tante persone, politici compresi, si preoccupano del virus oggi, senza vedere le conseguenze molto più letali di queste misure contro di esso, fra 6-12 mesi. Cose che io dicevo dall’inizio della pandemia (fare cure domiciliari, non chiudere ambulatori creando ospedali covid free) oggi lo chiedono pure le associazioni di medici, ma la politica ancora fa proclami apocalittici sul virus e dibatte su barriere di plexigas e altre indiozie.
Ci state condannando a morte. Ma non sarà il virus ad ucciderci ma una politica fifona e non lungimirante.
MEGLIO AVERE MILLE CONTAGIATI ANCORA, CON 30 MORTI PER CORONAVIRUS, CHE DIECIMILA MORTI PER ALTRE CAUSE FRA POCHI MESI.
OLTRE CHE UNA INTERA NAZIONE IN GINOCCHIO.
6 Commenti
I commenti sono chiusi.
Nessuna terapia è stata,ad oggi,validata.e nessuna organizzazione della medicina c’è stata in tutto il territorio nazionale.quando succederà questo allora si potrà fare una vita simil pre covid
https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/04/23/news/coronavirus_l_idrossiclorochina_non_funziona_aumentano_i_rischi_cardiaci-254794509/?rss&ref=twhr
Buongiorno, il delivery non è soluzione definitiva ma è l’unica praticabile in attesa che la situazione si normalizzi, nel Lazio lo vedo funzionare bene, non ho dati per fare analisi approfondite, ma quando ordino mi consegnano dopo 7/10 giorni….quindi secondo me vale la pena di investire in comunicazione sul delivery per cercare di rendersi appetibili…poi in futuro vedremo
Serve rivedere il business model con consulenza professionale. Non si può comandare la direzione del vento, bisogna orientare ad esso le vele.
Questo articolo è una ventata d’aria fresca!!!,
Finalmente qualcuno che scrive a chiare lettere che in giro non c’è la peste bubbonica e che l’unica soluzione ad una crisi altrimenti irreversibile del settore della ristorazione è l’immediato ritorno alla condizione pre-pandemia.
L’indice di mortalità del virus è bassissimo ed ormai in molte città i reparti Covid-19 sono praticamente deserti, pertanto bisognerebbe anche dare un taglio a questa narrativa da trincea che sta terrorizzando tutti.
Augurandomi un presto ritorno alla PIENA E TOTALE NORMALITÀ, ringrazio di vero cuore Marco Contursi per questo articolo.
Scusate signor Contursi, ma 30 morti su mille persone significa una mortalità del 3%. A Napoli in una sera d’estate escono magari 100 mila persone, sono 3000 morti. Voi uscireste a mangiare la pizza sapendo che fuori c’è un terrorista che tutte le sere ammazza 3000 persone? Quindi il governo può pure riaprire tutto, ma poi la gente rimane a casa. Io ho grande amore per la categoria e per i lavoratori, ma per il prossimo anno bisogna inventarsi altre formule. Poi quando arriva il vaccino torniamo tutti a fare la vita che amiamo.