Antonio Goeldlin story: così il figlio di un operaio è diventato il grande sarto della gastronomia
di Laura Guerra
«Ritira il premio e la giacca…..» Ancora risuonano gli annunci di Federico Quaranta alla proclamazione di 50 Top Pizza Italia nel Teatro Argentina di Roma. Quella giacca, bianca con le bande rossa e grigia, tagliata su misura su ogni pizzaiolo certifica a sè stessi e al mondo che ce l’hai fatta. Dimostra che il tuo mestiere non è più un ripiego, una scelta di necessità ma un lavoro artigiano che ti richiede molto e ti dà tanto. E la giacca è diventata, grazie al lavoro di scouting, valorizzazione e promozione del network 50 Top Pizza, il riconoscimento ad un lavoro che porta uno spicchio di felicità in tavola. Prima la divisa erano la t shirt e il grembiule bianchi.
«La indossano con orgoglio – spiega Antonio Goeldlin, fondatore dell’omonima sartoria di abiti da lavoro – ed è per loro, uno stimolo a fare sempre meglio. Certo è un simbolo, un desiderio che si realizza, ma noi non ci fermiamo all’aspetto estetico. È una seconda pelle, che accompagna il lavoro per molte ore in ambienti caldi, per garantire comfort le progettiamo comode, fresche, realizzate in tessuti naturali ricavati dalla fibre del latte, delle bucce di arancia, delle reti da pesca abbandonate, recuperate in mare».
Una filiera completamente italiana, accurata nell’attenzione alla sostenibilità ambientale, scelta che tiene l’azienda all’avanguardia rispetto al tema e all’impegno della salvaguardia del territorio. Un’ opzione green che si sposa con un principio base semplice: vestire il lavoro con eleganza. Un pensiero, non uno slogan di marketing, che ha solide radici nella tradizione dell’alta sartoria napoletana.
Materiali selezionati di prima qualità – tessuti, fibbie, bottoni, componenti delle scarpe da lavoro – progettazione e disegno, modello studiato e attuato al computer, taglio delle stoffe, assemblaggio e cucitura sartoriale con passaggi fatti amano, applicazione delle rifiniture con l’apporto dei grafici che si occupano dei ricami e di tutti i dettagli; ultima fase il lavaggio ad alte temperature e con candeggina per testare il rischio scoloritura quando abbiamo bande colorate.
Una filiera che prevede un team di professionisti altamente specializzati: progettisti, disegnatori, stilisti, tagliatori, sarti, grafici, ricamatori, confezionatori nel reparto creativo. Poi ci sono i settori commerciale e logistica che seguono ordini e commesse; parco clienti e fornitori; consegne e soddisfazione di chef, pizzaioli, pasticceri.
I nomi più importanti della gastronomia italiana vestono Goeldlin, marchio nato nel 1989 dall’intraprendenza del giovane Antonio che a 19 anni mise le basi per la sua avventura imprenditoriale partendo da una piccola bottega artigianale dopo alcuni anni auto- apprendistato.
Aveva 15 anni, frequentava l’istituto odontotecnico e ci voleva la divisa da laboratorio che costava 40.000 lire, una spesa, per la famiglia portata avanti dal padre operaio all’Alfasud di Pomigliano d’Arco. Si industriò per cercare un rivenditore all’ingrosso, lo trovò al Ponte di Tappia, zona ancora oggi vocata alla confezione di abiti da lavoro. Fecero un patto: se gli facilitava la fornitura con la classe e magari l’istituto, il suo camice era in omaggio. Antonio non se lo fece ripetere due volte e organizzò un piccolo business. Nei finesettimana faceva il cameriere, mise da parte un po’ di soldi per anticipare l’acquisto di uno stock a 10.000 lire l’uno che rivendeva a 20.000, metà del prezzo di negozio. Un affare per i suoi compagni e per lui.
Poi fece il giro delle scuole di Napoli e provincia che prevedevano lezioni in divisa. Replicò lo stesso meccanismo, cameriere per avere soldi liquidi, pagamento in contanti della merce e consegna aula per aula a prezzi concorrenziali rispetto al mercato.
Dopo quattro anni, aprì un laboratorio artigianale con qualche collaboratore ben formato che lo segui nella sua intuizione. L’Italia è il paese dell’alta moda e Napoli la capitale della sartoria. Perché non trasformare le divise da lavoro in capi comodi, esclusivi, ben fatti? Un’idea semplice in fondo, almeno fino a quando non c’è qualcuno che le mette gambe, cuore, testa e braccia.
Passando dal taglio tipo sacco a quello sartoriale, slim e fatto su misura, pensato per esaltare i punti di forza e nascondere i difetti di pasticcieri, chef, cuochi, camerieri, maitres, pizzaioli.
“La partenership con di 50 Top sia Pizza che Italy – conclude il patron – ha creato questo passaggio di valore. Un indumento è diventato un capo da desiderare e quando lo indossi ti dà un posto nel mondo».