Angela Hartnett e il food horror: penne con tonno, pomodorini e parmigiano. Cosa combina l’allieva prediletta di Gordon Ramsey?


Penne con tonno e pomodorini ciliegia. Fonte: www.guardian.co.uk


di Virginia Di Falco

Da non credere. Angela Hartnett, chef inglese, 44 anni, prima stella Michelin catturata nel 2004, allieva prediletta del grande Gordon Ramsey, che nella rubrica Food del Guardian, uscita ieri, 24 luglio, si cimenta nella ricetta “Penne con tonno e pomodorini”.

E che – come se non bastasse l’horror del titolo, consiglia poi di servire il piatto con una bella grattugiata di parmigiano!!!!

 Ma come si può? Come?

Più che convinta dell’operazione, «piacerà tanto ai bambini prepararla» ne svela poi anche le meravigliose caratteristiche di poliedricità: «se lo preferite, si può sostituire il tonno con il pollo» (!!!)

Un curriculum pazzesco, dagli studi di storia a Cambridge alle prime esperienze in un ristorante delle Barbados, fino all’inarrestabile ascesa, a Londra, al fianco di Gordon Ramsey, per il quale ha seguito direttamente diverse esperienze anche fuori dal Regno Unito. Sous chef al Petrus di Marcus Wareing (il socio prima inseparabile poi nemico giurato di Ramsey) ha aperto nel quartiere di Mayfair il suo esclusivo ristorante di cucina italiana, Murano, nell’agosto del 2008. Basta fare un giro veloce tra le pagine dell’elegantissimo sito web per vedere di cosa stiamo parlando.

Ma allora? Come è possibile imbastire una ricetta – ancorchè per un quotidiano nazionale ad ampia diffusione, dunque con esigenze di immediatezza e semplicità – mettendo insieme tonno, penne e parmigiano? Un piatto che anche solo dal punto di vista estetico si presenta slavato, slegato, ospedalesco.  Impossibile non restare colpiti.

E lo sconcerto è duplice. Per la sua qualificatissima esperienza internazionale da chef stellata che riversa abilmente anche nelle sue apparizioni televisive, a cominciare da Hell’s Kitchen  ma anche (soprattutto?) per le vantate origini italiane:  la famiglia della madre è infatti di Bardi, in provincia di Parma, dove lei trascorre ogni anno le sue vacanze. Facendo proprio dell’italianità  il principale messaggio veicolato attraverso la sua famosa scuola di cucina.

Venti anni fa, in una vacanza in Trentino, persi la parola per un quarto d’ora dopo aver visto una anziana coppia di veneti distribuire meticolosamente alcune cucchiaiate di parmigiano su un piatto di spaghetti al tonno. Solo una (deprecabile) dose di spocchia verso le guance rubiconde dei due montanari mi fece superare l’imbarazzo del momento.

Angela Hartnett

Ma questa di Angela no. Questa di Angela Hartnett non riesco proprio a digerirla.

E Gordon l’avrebbe fatta passa re Masterchef?

16 Commenti

  1. Ma perchè i piatti che sforna nelle sue trasmissioni Gordon Ramsey meritano discorso diverso?

  2. Non facciamo come molti italiani superficiali. Angela è una che sa cucinare e conosce a fondo la cultura gastronomica italiana. Certamente alcuni piatti del suo repertorio possono far discutere i puristi della tradizione (e io mi ritengo uno di loro). Come in questo caso. Ma ci sono cose “peggiori” fatte dai cuochi italiani in Italia che molti critici italiani non solo hanno avvallato, ma hanno incoraggiato. Per quieto vivere non faccio nomi. Non so quante volte devo spiegare ai miei amici stranieri che vengono a mangiare in Italia che le cosidette sperimentazioni (come pure le estreme commercializzazioni) non sono il mainstream della cucina italiana, ma oggi non so più nemmeno io se questo è vero. Angela, come molti cuochi della sua generazione, non italiani ma chef di Ristoranti italiani, usa in genere prodotti italiani di qualità. Il che all’estero non è poco. Dovremmo essere ben più disposti verso di loro. Il mio amico Stefano Milioni – un promotore della cucina italiana negli Usa quando non era di moda fare il promotore – mi dice sempre che dovremmo essere profondamente grati a questi cuochi, anche se sgarrano qualche piatto. Sono missionari dei “sapori veri” italiani. A volte più talebani dei nostri antichi emigranti. Infine prima di parlare di horror bisognerebbe provare il piatto.

    1. Il tuo punto di vista è interessante e lo rispetto dall’alto della tua esperienza.
      Ad eccetto della forzatura finale: un piatto così all’ultima delle mense aziendali non lo presenterebbero, e tu che sei napoletano doc non puoi far finta di non accorgertene.

      1. Non ho difeso questo piatto. Magari lo mangio e mi piace pure.Ma il mio punto non era il piatto, caro Luciano. Certamente non è tradizione napoletana. Ma agli occhi di uno straniero secondo te appare più italiano questo piatto o il Bollito non Bollito di Bottura? senza entrare nel merito gastronomico, ovviamente. Beh, come tu sai sul terreno della cucina italiana all’estero il dibattito può durare una vita. Io solo invito a non sparare sui cuochi di cucina italiana all’estero che sono “leali” in qualche maniera alla Cucina italiana. Fino a qualche mese fa Angela aveva il menu correttamente organizzato per regioni…in certe parti del mondo i cuochi di ristoranti italiani non sanno nemmeno cosa sono le regioni italiane.

  3. A parte l’assoluta banalità del piatto, che riuscirebbe bene anche a chi non sa mettere neanche l’acqua sul fuoco per lessare la pasta, mi chiedo come si possa abbinare formaggio e pesce. A volte, il tentativo di essere innovativi ed originali produce solo l’effetto della più totale inadeguatezza.

    1. ehm… io non so come dirlo.. pero’ a volte metto il parmigiano sugli spaghetti con le vongole (in bianco).. e mo’ uccidetemi pure :o) .. ed ho pure provato dei filetti di spigola fritti con su una salsa al gorgonzola… e devo dire che non li ho buttati via. Ed in Provenza ho mangiato la bouillabaisse.. che e’ servita con accompagnamento di crostini e formaggio….

  4. beh ma la risposta sta nell’articolo. La signora è originaria di quella parte d’italia dove, al tempo dei suoi antenati, la pasta era considerato un cibo esotico ed evidentemente lei quella tradizione si porta dietro. Io che ho sposato una varesotta inorridii la prima volta che vidi mia suocera preparare gli spaghetti, non potevo crederci li aveva spezzati in due e infilati in un pentolino con pochissima acqua, per poi cuocerli a fuoco lento. A ME, che ero abituato alla cultura di mia madre che per cucinare due spaghetti(si fa per dire), usava una pentola da 10 lt. e che se l’acqua rallentava il bollore, ci metteva il coperchio. Il resto della storia te lo evito.

  5. Secondo me la “notizia” sta proprio nel fatto che non parliamo di una chef qualsiasi o di una qualsiasi anglosassone con origini italiane. Questa è una Signora Cheffa, bravissima e colta, con un’esperienza a dir poco invidiabile. Credo sia chiaro nelle informazioni che ho raccolto, letto e sintetizzato.
    La ricetta lascia perplessi (per usare un eufemismo: francamente l’horror di Pignataro mi sta benissimo) per la superficialità di un piatto sbagliato.
    Infine, qualcuno su FB diceva che si tratta di una ricetta per far divertire i bambini: beh, peggio mi sento! Ce ne saranno cose altre da comunicare ai più piccoli in cucina!

  6. Per dirla tutta la bravura in cucina si vede dalla capacità di cucinare le cose semplici con maestria. E in questo Angela ha davvero toppato! Ma le origini italiane sono troppo remote per stuzzicarle la simpatia per la pasta… Che tristezza quel piatto!
    Virginia non te la prendere, vedi il lato positivo: a ‘sto punto fossi in te direi a Gordon Ramsay che con te il Verre di Dubai avrebbe avuto un futuro migliore…e se vuole è ancora in tempo per avere la tua consulenza per il Petrus!

  7. il parmigiano sul tonno………non si può guardare, figuriamoci a mangiarlo. La Signora “Cheffa” Angela Hartnett ha voluto davvero stravolgere la tradizione e i sapori della cucina italiana. Grande Virginia, a proporci come sempre locali e piatti da provare, e da……………passare oltre.

  8. molti di questi Chef super mega stellati pensano per il solo fatto che usano la “pasta” nella loro cucina, di saper cucinare italiano…immagino che tutti voi abbiate visto Ramsey in azione…nella sua cucina c’è una estremizzazione nell’uso delle spezie e di qualsiasi altra cosa tale che immagino che i sapori siano talmente nascosti e celati da non poterli distinguere.
    A mio modesto avviso puoi anche usare materie prime d’eccellenza ma se poi le ammazzi con quelle salse tanto vale usare prodotti surgelati…la cucina italiana è basata sulla semplicità anche lo stesso Ragout se vogliamo è un piatto dalla lunga preparazione e cottura ma più che un po’ di pepe non si usa…francamente non spenderei mai neanche 10€ per andare a cena in uno di questi ristoranti blasonati e guidati da uno di questi “super chef” stranieri…

  9. Ragazzi questi fanno come gli pare a casa loro.Per loro ristorazione e pizzeria sono innanzitutto business,moneta e poi viene la storia.
    Concordo con voi,con la scuola,tradizione ecc.
    Ma loro (all’estero) sono piu’ liberi mentalmente nel provare tutti gli abbinamenti possibili,con ingredienti spezie ed odori per noi impensabili.
    Quindi la mia visione e’ molto vicina a quella del sig. F.Scarpato,possiamo criticare o meno,ma non dobbiamo ne essere spocchiosi ne’ dimenticare che “essi” non sono italiani,e quindi faranno un po come cacchio gli pare.

  10. Ho passato qualche giorno a Cannes,ci mancavo da qualche anno,ed ho notato che il numero di ristoranti e pizzerie italiani è aumentato in maniera esponenziale, ma anche i ristoranti tipicamente francesi propongono comunque piatti di pasta,i più conosciuti e facili da replicare tipo Bolognese ed arrabbiata e cosi’ via.A questo punto una riflessione và fatta,dal momento che soprattutto quelli veramente italiani ogni sera avevano il pieno con file di persone in attesa,ciò vuol dire che la cucina italiana è in grande spolvero e cha attira terribilmente,tanto è vero che i francesi sempre pronto a fiutare le mode ora propongono anchenei loro menu.I prezzi ovviamente vanno rapportati a quelli francesi ,dunque ho visto anche che un piatto di spaghetti ai frutti di mare veniva proposto a 28 euro,ma in genere un piatto di pasta o la pizza più semlice si parte dai 1o euro a salire,sulla qualità non mi pronuncio ma ad occhio le cotture delle paste mi sembravano inadeguate e per qunto riguarda le pizze in Italia c’è di poggio.Concordo pienamente con chi ritiene che si tratta di pure operazioni commerciali,dove i discorsi sulla purezza della italica cucina,sulle tradizioni e sui prodotti,lasciano il tempoche trovano.

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